Questa storia in Italia va avanti da 50 anni e non cambia mai. Sotto un fazzoletto rosso si puoi fare qualunque cosa e la stampa sta sempre dalla parte tua. Se tiri molotov è per “giusta rabbia” e se la polizia ti carica è “brutale”. Se la protesta non ha il timbro di legittimità con la stella rossa è “pilotata”, “equivoca”, “immotivata”. Un lavoratore non può essere semplicemente disperato se non ha la tessera della Cgil. Un giovanotto borghesuccio con la maglietta del Che è sempre un idealista in buona fede che combatte contro le ingiustizie del mondo. Un padre di famiglia che combatte contro le ingiustizie che subiscono lui e la sua famiglia è, nella migliore delle ipotesi, un “vandeano”. E se non è da solo è perché dietro c’è la Mafia. Se su mille che protestano a sinistra cento hanno i caschi e i bastoni sono violenti infiltrati che non si sa da dove vengano e da chi sono sobillati. Se su mille che fanno i blocchi per il lavoro ce n’è uno che da studente militava a destra è la prova certa che dietro c’è una organizzazione internazionale neo-fascista, la strategia della tensione, i golpe e le stragi. E a distanza di trent’anni c’è l’immancabile giornalista cospirazionista cresciuto a trame nere che ti rimette in mezzo addirittura Stefano delle Chiaie… Non si sa come, non si sa perché, ma sicuramente a tirare le fila c’è sempre lui… Quanto a lungo dovremo sopportare questo giornalismo da pagliacci che ha infestato la nostra pubblica informazione, generato odio e depistato da mezzo secolo ogni indagine? (E già, perché anche i giudici e gli “analisti” della sicurezza si documento su questi resoconti dementi…).
Pericolo trame nere.
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