giovedì 26 dicembre 2013

L’invasione con altri mezzi

E’ una guerra strana quella che stiamo combattendo. Non si combatte con i fucili, si combatte nelle sale parto degli ospedali. E’ un nuovo tipo di invasione.
Se venissero armati ai nostri confini, tutti si renderebbero conto che siamo in presenza di un’invasione. Anche i figli della Boldrini si armerebbero per andare a difendere le frontiere di casa – forse -, ma invece arrivano su barconi. E non hanno fucili, hanno donne incinte. Le nuove armi d’invasione di massa.
E questo, rende una reazione da parte di chi non ha le capacità intellettive di percepire la realtà dietro l’apparenza, molto più difficile. Ma è molto più dannoso un barcone carico di donne incinte, di centinaia di guerriglieri armati.
Perché poi crescono, come disse Sharon dei Palestinesi. Crescono e diventano come i fratelli ceceni di Boston. Diventano come gli spacciatori che pullulano in tutte le città occidentali. Crescono, e diventano i padroni di casa nostra.
Genocidio non è solo mettere i membri di un popolo in un campo di concentramento per eliminarli, genocidio è anche annientare l’esistenza di un popolo tramite assimilazione, afflusso di milioni di stranieri e politiche contro la natalità. Questa politica genocida è applicata nelle nazioni occidentali. La nostra, è una classe politica genocida, e lo è non perché composta da geni del male, ma perché composta da poveri dementi privi di scrupoli.
Una società sana e non preda di isterismo da accoglienza e desiderio di auto-annientamento reagirebbe. Respingerebbe questi invasori che utilizzano il pietismo dei deboli per penetrare dove non sono desiderati. Invece le nostre sono società malate, assuefatte all’ideologia perversa del “siamo tutti uguali”, e all’indifferenza rispetto a ciò che non accade dentro le nostre piccole quattro mura.
Ecco, l’indifferenza. L’invasione procede non, per quei quattro coglioni che la invocano e spalleggiano. L’invasione avanza perché milioni di italiani, perché la stragrande maggioranza tace. Procede per la mancata reazione violenta del popolo davanti all’abuso di potere di istituzioni ormai vendute al globalismo delle banche e della religione multietnica (che poi sono la stessa cosa). E quando parlo di “reazione violenta”, è ovvio che non parlo di un uomo che va a sparare ad altri uomini: scelta folle, disperata, sbagliata e controproducente. Parlo di un popolo che si organizza, che scende in piazza, che prende in mano il proprio destino e spazza via una classe politica corrotta e anti-italiana. Ma esiste ancora un “popolo”?  Fonte articolo     http://identità.com         

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