"Non tutto ciò che raccontano a scuola corrisponde alla realtà. La Resistenza non è stata una culla di valori a cui ispirarsi, molto spesso s'è rivelata il male assoluto"
INTERVISTA ESCLUSIVA - A cura di Luna De Gattis
Che cos'era per voi la Resistenza? Cosa rappresentavano i Partigiani? Chi erano gli amici e chi i nemici?
"La Resistenza è sinonimo di codardia, diserzione, tradimento. Diciamoci la verità, chi diventava partigiano nel 99% dei casi lo faceva perchè non voleva arruolarsi. Nelle nostre zone sono diventati tutti Partigiani.. Peccato che pochi mesi prima erano tutti fanatici del Duce. I nemici erano gli americani, gli inglesi.. loro bombardavano le nostre città, il nostro esercito, le nostre case. Qualcuno ha lottato per difendere i propri ideali fino alla fine. Altri hanno preferito rinnegarli sperando di salvare la pelle. In effetti così è stato"
Inizia così questa nostra chiacchierata/intervista che siamo certi susciterà molte polemiche. "La Zanzara del Web" da voce ad un'anziana signora Cuneese, che oggi vive con i figli nei pressi della cittadina di Boves. Per tutti è nonna Maria. Ha la venerabile età di 85 anni. Nasce nel Marzo del 1928. Tre anni dopo la salita al potere di Sua Eccellenza Benito Mussolini in qualità di Duce dell'Italia. Alla sua famiglia delle vicissitudini della politica interessa poco. I genitori sono contadini, lei è l'ultima di tre sorelle, l'unica cosa che interessa al Padre e alla Madre è dare da mangiare alla propria prole. Vivono nel piccolo comune di Boves, dove mandano avanti con fatica quella che oggi si definirebbe un'Azienda Agricola.
"Avevamo cinque vacche, all'ora era una cosa molto importante, direi vitale. Vendevamo il Latte e con i soldi il babbo ci comprava farina e ogni tanto qualche vestito. C'era molta povertà, ma lo stato ci dava sempre una mano. Chi lavorava onestamente era tutelato..."
Già, perchè in quel ventennio che in troppi identificano come una sanguinaria dittatura razzista e discriminante, i cittadini italiani per bene, quelli onesti, i lavoratori e le famiglie erano nel limite del possibile tutelati e difesi.
"Ci davano il pane. Non avevamo soldi. Ma lo stato non ci avrebbe mai fatto morire di fame come stanno facendo oggi..."
Non le manda a dire Nonna Maria, nonostante l'età, ci appare ancora come una donna combattiva e piena di cose da dire. Allora le facciamo questa domanda:
Prima della guerra, eravate fascisti?
"Prima della guerra lo erano tutti. Chi aveva ambizioni di potere, entrava nel partito e tentava una carriera come si fa pure oggi, con la differenza che andava avanti solo chi davvero meritava. Gli altri pensavano alla loro famiglia, come i miei genitori. Ma tutti eravamo felici di quel governo, perchè sapevamo che era dalla nostra parte. Lo sentivamo amico... a differenza di quello di adesso... E dirò che anche quelli che poi hanno tradito, la pensavano così..."
Come immaginavamo, si scopre che per molti la "Resistenza" è stata una ghiotta occasione, non per portare la libertà, ma per raggiungere un potere personale...
"I primi Partigiani, furono proprio quelli che in passato avevano tentato la carriera nel partito. Non ci erano riusciti perchè non ne erano stati capaci. Hanno accumulato un'enorme rancore, che poi è scoppiato nell'odio della Resistenza..."
C'è una certa rabbia nei suoi occhi mentre ci racconta queste cose, ma si vede che le vuole dire, per tanti anni non ha potuto raccontare questa verità, oggi, dopo 70 anni, un'occasione diversa proviamo a dargliela noi...
"Quando è scoppiata la guerra, noi non siamo stati coinvolti. Mio padre era troppo vecchio per combattere, mia madre non era in salute. Io avevo 15 anni, ero una bambina ma già lavoravo e mi davo da fare, così come le mie sorelle. La più grande Giovanna, parte come ausiliaria. Voleva dare una mano. Del resto suo marito si era arruolato, erano sposati da poco, non avevano avuto figli, lei non voleva tradire i propri ideali."
Ma poi sono arrivati i Tedeschi, i Nazi-Fascisti che hanno portato morte e terrore nelle vostre vallate...
"Questa è bella... (sorride)... Fascisti? Tedeschi? Loro non sono arrivati, loro c'erano. Erano i nostri alleati, i nostri amici, i nostri fratelli... Eravamo Noi... Quello che tutti chiamano Fascismo, era ciò che oggi è la Repubblica, il nostro Stato, la nostra difesa, la nostra comunità, la nostra appartenenza. Gli stessi tedeschi erano nostri amici. Noi avevamo questa piccola attività agricola. Le truppe Nazi-Fasciste passavano, ma non ci hanno mai fatto del male. Chiedevano se avevamo qualcosa per dissetare i soldati, qualcosa da mangiare. Chiedevano un'aiuto. Gli davamo ciò che potevamo, loro erano gentili, ringraziavano e ci davano pure una ricompensa in base a ciò che avevano... Non erano loro quelli che ci facevano paura, anche perchè erano solo di passaggio, il vero pericolo per noi era un'altro.."
Nonna Maria qui si rattrista, si incupisce. I suoi occhi esprimono tutto il dolore che da anni si porta dentro, quel male assoluto che da quel 1943 è dentro di lei...
Nonna Maria qui si rattrista, si incupisce. I suoi occhi esprimono tutto il dolore che da anni si porta dentro, quel male assoluto che da quel 1943 è dentro di lei...
"Il problema grosso era quando venivano a "trovarci" i Partigiani. Li conoscevamo tutti, erano ragazzi con cui eravamo cresciuti. Persone con le quali fino a pochi mesi prima si andava in piazza a sentire un discorso di Mussolini sventolando il tricolore. Giovincelli senza Patria. Quando scendevano viaggiavano sempre in gruppo, come i lupi, armati fino ai denti, bussavano alla nostra porta. Con toni sprezzanti pretendevano cibo e quant'altro potessimo dare loro. Non accettavano il No come risposta, non si fermavano neppure di fronte ad una donna malata e alle sue giovani figlie. Se non li aiutavi eri considerato un nemico, un fascista. Su di te cadeva la loro lama delle morte. La tua vita era finita..."
Capiamo che deve essere capitato qualcosa, ci rendiamo conto che in quei suoi racconti non tutto è venuto alla luce. Ci deve essere stato un fatto in particolare che l'ha segnata. Ci gira un po' attorno, ma poi si lascia andare e si confida...
"La guerra ormai era finita. Mussolini era nelle loro mani, forse era già morto. I Tedeschi si ritiravano. Insomma nulla che potesse far presagire ciò che sarebbe ancora accaduto. Molti dei Resistenti, erano assetati di sangue. Rancorosi e pieni di rabbia si accanivano sulle truppe solitarie che lasciavano l'Italia cercando ripetutamente il morto. Anche questa è la guerra, purtroppo. Un giorno... dopo i fatti del 19 Settembre e dei primi giorni del 1944, quando ormai dei Tedeschi non vi è più traccia, qualcuno bussa alla nostra porta. Davanti a noi si presentano cinque ragazzacci. Cinque uomini con il fazzoletto rosso al collo. Vogliono parlare con mio Padre. Egli è vecchio e malato, quasi senza forze. Ricordo che la mamma condusse me e mia sorella di 18 anni nella stalla. Passano dei lunghi ed interminabili momenti di paura. D'un tratto si apre la porta. Un paio di quei ragazzi entrano. Guardano beffardi mia madre, mia sorella e me.. In un piemontese stretto, tipico di queste vallate, ci chiedono spiegazioni. Perchè la nostra cascina era stata risparmiata dalla rappresaglia tedesca, perchè noi eravamo vivi... Pensano che siamo spie, traditori, Fascisti..."
Infatti, molte altre testimonianze risalenti a quei giorni amari per la nostra Nazione, raccontano proprio di questa caccia alle streghe. I Resistenti, divenuti vincitori, sfogano il loro odio sui cittadini normali. Ogni occasione è buona per emettere sentenze o false accuse. Anche un vecchio diverbio tra adolescenti potrebbe costare caro...
"Mia sorella, riconosce uno dei due.. In passato avevano avuto modo di parlarsi. Lui era interessato a lei, ma la cosa non era corrisposta. Il tutto era finito li, non per quel ragazzo dagli occhi da diavolo. Antonia capisce che potrebbe mettersi male, rischiamo di venire uccisi, derubati, la nostra casetta potrebbe essere bruciata. Si avvicina al ragazzo. Gli sussurra qualcosa nell'orecchio... Lui ride... parlotta con il compagno. Chiamano gli altri. Non capisco le loro parole, ma so bene a quale accordo sono arrivati..."
La sorella di 18 anni di Maria, andrà con i cinque partigiani. Abuseranno di lei. Per anni verrà etichettata come la Puttana Fascista, quella che stava con i tedeschi. La Famiglia di Maria, vive mesi ed anni di discriminazioni, di diffidenza e di odio. La sorella più grande, non tornerà mai dalla guerra. Di lei si sono perse le tracce. Il Padre e la Madre moriranno prima del 1950, quando anche la sorella decide di lasciare definitivamente il paese d'origini. Maria si sposerà con un ragazzo di Cuneo, andranno a vivere insieme a Caraglio. Lentamente riuscirà a rifarsi una vita. Nascono due meravigliosi bambini: Marco e Matteo. Crescono, si sposano e oggi, uno di loro vive in quella Boves che tanto male ha fatto alla sua Famiglia. Anche Maria è tornata a Boves, ma non prova rancore...
"Io amo la mia città. Qui ho le mie radici. Gli errori commessi da pochi criminali non possono intaccare il ricordo di una vita felice, non possono delegittimare una comunità intera. Quei giorni bui restano sempre nel mio cuore e nella mia mente, non posso dimenticare. Anche quando vedo tutte le bugie di questo mondo, quando leggo una storia che non è corrispondente alla realtà, dentro di me conosco la Verità, ho la coscienza pulita Io... Gli altri saranno giudicati dalla Giustizia Divina, al quale nessuno potrà sottrarsi..."
Fonte articolo http://lazanzaradelweb.blogspot.it
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