domenica 22 dicembre 2013

Forconi e insorgenti.



Leggiamo e pubblichiamo da Ordine futuro.
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Il grido degli insorgenti italiani di due secoli or sono era “Viva Maria!”. Se gli insorgenti di oggi capissero l’importanza di unire alle sacrosanti ragioni di difesa dei valori economici anche quelle di difesa dei valori spirituali, politici e morali del nostro popolo e della nostra tradizione, allora sì che i “forconi” diventerebbero “insorgenti”, e una nuova insorgenza divamperebbe irresistibilmente.

di Massimo Viglione
Va da sé che chi scrive e milioni di persone con lui hanno simpatia per i forconi, o, per meglio dire, con quegli italiani che stanno rinunciando al calore familiare, al lavoro, al riposo e si sottopongono al freddo gelido, alla fatica, ai turni, alla scomodità, per ribadire il diritto di ogni uomo a non essere derubato da uno Stato usuraio e a sua volta esautorato da potenze straniere e servo di potentati finanziari nemici.
“Forconi” è solo un termine di comodo: in piazza non ci sono i contadini con i forconi, ci sono gli italiani: contadini, impiegati, imprenditori, e tante altre categorie vessate non da una crisi economica – come molti, anche nel centro-destra, vogliono far credere con intenti riduttivi e di comodo – ma da un sistema ormai ultradecennale di distruzione del lavoro autonomo e di quel minimo di benessere cui aveva un tempo diritto la classe media italiana, statale o non che fosse (ritengo che oggi la usuale e marxistica divisione tra statali e imprenditori non abbia più molto senso reale, visto che stiamo andando in miseria tutti insieme appassionatamente).
Italiani che stavolta però danno fastidio ai potenti e alla sinistra, per una serie di ragioni essenziali automaticamente collegate e consequenziali: 1) perché non sono gli usuali esponenti del popolo bue aizzato e pagato dai sindacati per andare a marciare sovente contro i propri stessi interessi; 2) perché non sono i “soliti autorizzati” a fare scempio delle nostre piazze (black block, centri sociali, ecc.) mascherati da comunisti al soldo di capitalisti e finanzieri; 3) perché, si tratta invece di gente che fino a qualche tempo fa era del tutto restia a scendere in piazza e per di più per giorni e giorni al gelo, con intenzioni dure e pronta a non cedere; si tratta insomma di quella “maggioranza silenziosa” che ha sempre tollerato tutto e ha accettato supina normalmente sia ogni follia politica e morale venisse propinata nel corso dei decenni dai governi che si sono succeduti, sia il continuo latrocinio delle proprie finanze e risorse. Tutto questo inizia appunto a spaventare potenti e sinistrorsi servi dei potenti, perché non si era mai visto prima e non si  sa dove potrebbe portare; 4) perché, al contrario delle sciocchezze imbarazzate di Letta, Alfano, Renzi e soci, è evidente a tutti che gli spregiativamente denominati “forconi” forconi non sono affatto, ma sono il ceto medio che non ne può più; sono appunto, al contrario di quanto detto da Letta, proprio gli italiani, quelli veri, e quasi tutti gli altri, pur non andando in piazza, sono con loro nel cuore e nella mente; 5) e, di conseguenza, sono proprio coloro che dovrebbero votare Letta, Alfano, Renzi e soci; 6) infine, la ragione più sovversiva e profondamente e amaramente vera in assoluto: è il fatto che tutti costoro sanno benissimo che questi italiani… hanno ragione!
È una brutta situazione per i potenti, di ieri e di oggi. È una brutta situazione per il signor Presidente della Repubblica, che vuole ancora propinarci la fedeltà alla Germania e a Bruxelles; è una brutta situazione per molti esponenti del centro-destra, scavalcati da coloro che dovrebbero rappresentare e dai quali invece sono giustamente disprezzati; è una brutta situazione per tutta la sinistra, che non capisce più che cosa deve fare, e infatti non ne parla proprio; è brutta per i sindacati, che sembrano spariti dalla circolazione; è brutta infine per la Finanza, che infatti, come scritto oggi (15.12.2013, N.d.R.) sulla “Voce di Sauron” (Corriere della Sera, Repubblica, ecc.), sta già armando gli orchi (black block e soci) per compiere violenze e assalti in caso di “marcia su Roma” degli italiani (e questa volta, nemmeno possono seriamente accusarli di essere fascisti… devastante situazione per i potenti).
In tutto quello che sta accadendo, la mia deformazione professionale di storico, e di studioso più che ventennale del popolo italiano e delle insorgenze controrivoluzionarie, mi spinge ad alcune considerazioni che esprimo ora velocemente in poche righe.
Ancora oggi pochi conoscono quanto avvenne in Italia tra il 1796 e il 1799 (e poi a singhiozzo fino al 1814), durante cioè gli anni del dominio giacobino e napoleonico. Centinaia di migliaia di italiani (non black block, partigiani e sindacalisti, ma borghesi, contadini, nobili e pure ecclesiastici d’altri tempi) insorsero in armi contro l’imposizione violenta della Rivoluzione Francese nelle nostre terre, tanto contro il laicismo anticristiano e repubblicano, tanto contro i furti, il fiscalismo opprimente e le violenze dei rivoluzionari, e degli italiani ancor prima che dei francesi stessi.
Gli italiani asservitisi all’invasore erano di fatto quattro gatti, ma quattro gatti potenti, in quanto usufruivano delle armi nemiche e dei soldi rubati al popolo; gli italiani oppressi nel proprio sentimento religioso, nella propria identità e nelle proprie tasche erano milioni, e una consistente parte di costoro… prese i forconi, le pale, qualche fucile arrugginito, armi improvvisate e per anni in ogni angolo d’Italia diede l’assalto agli oppressori, agli sfruttatori e ai ladri, mascherati da rivoluzionari che avevano sempre in bocca la liberté, l’égalité e la fraternité ma che di fatto erano i peggiori banditi che gli italiani avessero mai visto.
Pochi potenti opprimevano e derubavano decine di milioni di italiani. Pochissimi italiani professionisti della Rivoluzione erano dalla loro parte e li appoggiavano violentemente. Milioni di italiani presero le armi per difendere il loro mondo e le loro finanze aggredite.
Qualcuno trova per caso in tutto questo qualche somiglianza con il presente?
Certo, oggi i forconi non prendono le armi: e non devono farlo: visto come è cambiato il mondo, sarebbe non solo una disfatta totale, ma farebbe il gioco dei potenti e degli sfruttatori. Ma, al di là delle armi, il meccanismo appare inequivocabilmente identico. Infatti, chi oggi – nascosto – opprime non solo economicamente ma anche spiritualmente, politicamente e moralmente il popolo italiano (e non comprendere che in gioco non v’è solo l’aspetto economico ma anche quello morale nel senso più vasto del concetto e quello politico è un limite di questa rivolta popolare e pacifica) è il perfetto erede dei potenti – nascosti – dei tempi della Rivoluzione Francese e di Napoleone, mentre chi è oppresso e inizia a ribellarsi è il diretto discendente – di sangue e di “situazione” – degli insorgenti italiani di due secoli or sono.
Dubito che siano molti i “forconi” di oggi che conoscono la storia delle insorgenze italiane, e questo anzitutto perché i vincitori che scrivono i libri storia e controllano tutti i media hanno da due secoli cancellato il ricordo di questa meravigliosa guerra di libertà condotta dal popolo italiano; ma, di contro, non certo i black block , ma chi li muove e li paga conosce bene quella storia, perché conosce i meccanismi delle rivoluzioni e controrivoluzioni di popolo, li studia da sempre, li promuove o li azzera a seconda dei propri interessi. Per questo è preoccupato. Per questo minimizza e critica. Per questo li chiama “forconi” e non “italiani”!
Per questo sta già scatenando i giovani sanculotti odierni e i matusalemme della resistenza (ANPI e derivati). Perché ha paura. Ha paura del ceto medio, ovvero, degli italiani, di quelli veri, di noi tutti, che non siamo al soldo della CGIL o dei potentati della finanza ma viviamo del nostro lavoro quotidiano.
Hanno paura di una nuova insorgenza, ed è per questo che chi – dalle nostre parti – ne critica l’operato, ne ridicolizza l’idea, è ancora una volta al servizio degli affamatori, affamatori non solo di soldi, ma anche di giustizia e di verità.
Il grido degli insorgenti italiani di due secoli or sono era “Viva Maria!”. Se gli insorgenti di oggi capissero l’importanza di unire alle sacrosanti ragioni di difesa dei valori economici anche quelle di difesa dei valori spirituali, politici e morali del nostro popolo e della nostra tradizione, allora sì che i “forconi” diventerebbero “insorgenti”, e una nuova insorgenza divamperebbe irresistibilmente.
Una insorgenza degli ITALIANI!
E, allora, le cose inizierebbero a cambiare. E in meglio.
fonte: Il Giudizio Cattolico

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