sabato 21 dicembre 2013

Via Rasella e la solita storia. Sbianchettata

Da Rifondazione polemizzano sull'ultimo libro di Pierangelo Maurizio. Ma ancora una volta sbagliano strada

 “Ciò che è incredibile è la protervia e l’arroganza con cui si vuole continuare a nascondere la verità intorno alla tragedia di Via Rasella e della conseguente rappresaglia nazista delle Fosse Ardeatine”. E’ quanto dichiara Francesco Storace in merito alle polemiche nate intorno alla nuova edizione del libro di Pierangelo Maurizio  “Via Rasella, 70 anni di menzogne”, su quei fatti accaduti a Roma nel marzo del’44 e in risposta alle affermazioni fatte da Giovanni Barbera, esponente di Rifondazione comunista romana nel disperato tentativo di continuare ad alimentare una vulgata che fa ormai acqua da tutte le parti. “Ha ragione Barbera quando afferma che Bandiera Rossa era composta anche – anche - da ‘comunisti’, proletari veri, lavoratori, operai, artigiani romani, ma non aderenti al Partito comunista italiano. Anzi, l’Unità clandestina, poco prima dell’attentato di Via Rasella, li bollò come strumenti di Goebbels, arnesi delle ‘provocazioni nazifasciste’. Ma il nucleo fondatore di Bandiera Rosa era composto in buona parte da ufficiali dei granatieri che oggi definiremo ‘democratici’, e di altre personalità di vari orientamenti. Come il capitano Aladino Govoni, figlio del poeta Corrado, trucidato alle Ardeatine e come il giornalista Ezio Malatesta. Può sembrare strano che debba essere un esponente della destra a dover assumersi il compito di ricordare Bandiera Rossa e chi ha sacrificato la propria vita. Ma tant’è, questo è l’effetto della ‘sbianchettamento’ scientifico della Storia che prima il Pci e poi una sinistra conformista hanno fatto sistematicamente e continuano a fare nel nostro Paese”.
Quanto alle “rivelazioni” che già anni fa avevano dato vita all’opera “di sciacallaggio della Resistenza” come viene liquidata dall’esponente rifondarolo, “spieghi Barbera – continua Storace – perché, come documenta Pierangelo Maurizio nel libro, è stata cancellata la memoria di Antonio Chiaretti, capogruppo della “banda Teti” operante all’interno di Bandiera Rossa, che nell’attentato di Via Rasella attuato dai partigiani del Pci, morì dilaniato dalla bomba dei Gap. Addirittura si cercò, ad un certo punto, di ‘infilarlo’ tra le vittime dei tedeschi alle Ardeatine. Quel giorno, il 23 marzo ’44, il giorno dell’attentato, come documenta il libro, a Via Rasella erano presenti esponenti di altre formazioni, del Partito socialista ad esempio, presumibilmente attirati in una trappola. Spieghi questo Barbera. E si documenti, prima di parlare con i soliti slogan. Spieghi soprattutto il fatto più abnorme tenuto nascosto per tutti questi anni, nella più bieca tradizione stalinista. Nella rappresaglia delle Fosse Aredatine, provocata dall’attentato ordinato dal Pci, tra le vittime il gruppo di Bandiera Rossa risulta il più numeroso dopo quello degli ebrei. Grazie a Via Rasella  furono annientati, oltre a Bandiera Rossa, i gruppi dirigenti del Fronte militare clandestino del colonnello Montezemolo e del Partito d’azione, ovvero delle tre formazioni anti-comuniste o antagoniste del Pci. Una verità nascosta in modo questo sì incredibile, così come  si è voluto nascondere il sacrificio dei militari trucidati alle Ardeatine. Perché il nome di una figura eroica come Montezemolo fosse ricordato in una commemorazione pubblica – lo afferma nel libro la figlia Adriana – si è dovuto attendere il 1994, mezzo secolo. E’  con questo che dobbiamo fare i conti dopo tanti anni di mistificazioni. Barbera si misuri con questi fatti e se non ha il coraggio che ha recentemente dimostrato un personaggio dello spettacolo come Pippo Baudo, forse è meglio che lasci ad altri questo compito. Non è cosa per lui”.     

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