sabato 21 dicembre 2013

Bombacci e Mussolini, quando gli estremi si toccano/2

Un comunista e un fascista, nati dalla stessa radice socialista, con la stessa vocazione: le battaglie per i lavoratori

Il rapporto di affetto umano che lega i due personaggi è lo specchio del parallelismo ideale che li unisce

Nicola Bombacci segue Mussolini nella Repubblica Sociale: lo fa senza accettare alcun incarico, lo fa senza accettare nessuno stipendio. Insegue il suo sogno, quello di creare un Partito dei Lavoratori. Mette tutto se stesso in quest'opera, girando nelle fabbriche, a tu per tu con i lavoratori. La sua vocazione socialista è eccezionale: si tratta di una delle molte caratteristiche che Bombacci ha in comune con Mussolini. I due sono nati nello stesso territorio, nel forlivese, entrambi da famiglie molto modeste. Tutti e due hanno frequentato l'istituto magistrale e vissuto le stesse battaglie, quelle per i lavoratori. Entrambi delusi dal socialismo, non certo come idea ma sicuramente come conformazione di struttura partitica, Bombacci fonda il Partito Comunista Italiano, Mussolini il Partito Nazionale Fascista. Quando gli estremi si toccano. I due sono, comunque, molto amici, legatissimi, al punto che quando il quartogenito di Nicolino, Wladimiro (così chiamato in onore di Lenin) ha urgente bisogno di cure, Mussolini interviene economicamente a sostenere la povera famiglia di Bombacci. Solo grazie all'intervento del Duce, infatti, il piccolo Wladimiro può essere non solo ricoverato nella clinica ortopedica Rizzoli di Bologna, ma anche mandato sulle Dolomiti per beneficiare del clima, del quale ha estremo bisogno perché estremamente deperito.
Un rapporto umano di incredibile affetto lega per tutta la vita i due personaggi che sembrano tanto distanti l'uno dall'altro. La storia di Bombacci - dice Beppe Niccolai - "ricorda quella di Filippo Corridoni, il rivoluzionario sindacalista morto a trent'anni alla trincea delle Frasche. Anche a lui, che passa gran parte della sua vita nelle carceri per la «redenzione del lavoro», quando è per l'intervento, gli gridano «traditore»; come faranno con Bombacci; ebbene in quella invettiva c'è odio e amore insieme... Perché dietro i comportamenti di Bombacci e Corridoni, dietro la loro scelta che li porterà alla morte, tutto può esserci, anche la passione sbagliata, mai però calcolo, opportunismo, doppio gioco". E, quando parla di "simpatia umana" - lo abbiamo visto nella prima puntata di questo piccolo speciale dedicato a Nicola Bombacci - intende dire "sapersi rappresentare concretamente dentro di sé, il dolore dell'altro, vicino o lontano, qualunque credo professi, qualunque ingiustizia patisca". Ma Niccolai, parlando di questo personaggio per il quale non basterebbero le pagine dell'intero quotidiano per rendere neppure la minima parte della sua essenza, dice altro. Un passaggio, attualissimo, fa riflettere e merita di essere qui riprodotto: "Si vive il tempo delle demonizzazioni. Si criminalizza la storia per farne strumento di lotta politica. È toccato a Mussolini, è toccato a Bombacci. Tocca ora a Togliatti. La demonizzazione investe perfino la Chiesa di Cristo. Chi è nel giusto? Comunque questo: gli uomini di allora possono essere stati scossi, nel tentativo del riscatto umano definitivo, da passioni, sogni disperati, ma hanno scritto -perdenti o vincenti che siano risultati- storia, sanguinosa quanto volete carica di dolore, ma storia che ha tentato di cambiare il mondo, e con quella storia gli uomini di oggi devono, volenti o no, fare i conti. Non saranno, certo, ricordati per il fascino della tangente. La tangente, per i politici di oggi è l'occasione più gratificante di una grigia vita politica. Non si riesce a costruire storia. La tangente, il furto, è il surrogato di una Storia che non si riesce più a scrivere ... Per capire Bombacci e i suoi tempi, è necessario partire da questi tempi, quanto essi siano lontani da quelli. Siamo su un altro pianeta. Le mollezze del consumismo del darvinismo tipo "Dallas", "Dinasty" che spesso ci portano nel benessere, (non nella felicità, che è un'altra cosa!), alla noia e i nostri figli alla droga, rendono difficile capire quegli uomini che vissero il secolo del ferro e del fuoco, ma la loro vita non fu certo squallida. Siamo qui a parlarne.

 
 

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