Se ne dicono tante sul conto di Benito Mussolini, e spesso a sproposito. Per me è stato sul serio il più grande statista che l'Italia abbia mai avuto. Non ho paura di dirlo, né mi rimangerò queste parole, come qualcuno ha già fatto in passato. Lo ritengo l'unica vera guida, politica e spirituale, degna di essere nominata negli ultimi due secoli di storia italiana. E chi altri potrebbe esserlo? Chi altri ha fatto ciò che ha fatto lui, nel bene e nel male? Forse è per questo che in tanti ne parlano male e ne hanno paura ancora oggi. Perché Mussolini è stato un grande, il più grande di tutti, ed i grandi fanno sempre paura, specie ai deboli di spirito.
Primo tra tutti per spessore umano; una personalità di quelle magnetiche, in grado di affascinare tutti i grandi della terra, persino i suoi oppositori e nemici giurati: da Churchill a Stalin, da Roosvelt a De Gaulle, tutti hanno speso parole d'elogio su di lui.
Primo tra tutti per capacità politica. Nessun altro avrebbe mai potuto fare ciò che ha fatto lui in quel periodo, ossia prendere in mano le sorti di un Paese deluso da una guerra più persa che vinta, dilaniato da tensioni sociali, affamato dalla crisi economica, svuotato dal tracollo dei valori. Sotto la sua guida, nello spazio di pochissimi anni, quel Paese è diventato una terra baciata da Dio, ricompattata nello spirito e nel corpo sociale, proiettata verso il futuro a suon di avveneristiche riforme e di battaglie del popolo e per il popolo. Con lui, addirittura, l'Italia ha goduto di un prestigio senza pari all'estero, riuscendo a divenire parte attiva di alcune delle più importanti decisioni internazionali del periodo. "Il Duce ha salvato la pace": ecco cosa scrivevano i giornali dell'epoca.
Primo tra tutti anche nell'eloquio impareggiabile. Non l'ho davvero mai visto parlare con un foglietto o con un appunto in mano; eppure aveva un pubblico di migliaia di persone, che si riversavano nelle piazze proprio come un fiume in piena scende verso valle dopo le abbondanti piogge primaverili, con lo stesso impeto e lo stesso entusiasmo. E forse questa era la sua più grande dote: saper parlare direttamente al cuore degli italiani; di tutti gli italiani. In loro ha saputo riaccendere sogni e speranze; ad ognuno di loro ha suggerito l'aspettativa e, al tempo stesso, la certezza di un domani migliore.
Primo tra tutti, infine, per la capacità di immaginare proprio un domani migliore, fatto di pace e giustizia sociale, senza più tensioni, senza più povertà, senza più lotte di classe o scontri tra fratelli. Nessuno come lui è stato così sognatore e, al contempo, così lucidamente folle da immaginare un futuro del genere.
Pertanto oggi, nell'anniversario della sua morte, il mio pensiero va a "quell'uomo che più di chiunque altro ha amato la sua Patria; a quell'uomo che, sebbene avesse ricoperto l'Italia di quel prestigio tipico dell'età romana, fu barbaramente e vigliaccamente ucciso, e poi esposto alla bestialità di una folla eccitata dalla crudeltà della guerra; a quell'uomo che ridonò all'Italia onore e gloria e che si impegnò perché l'Italia crescesse su solide basi, quali Dio, Patria e Famiglia". Per tutto questo la storia gli "darà ragione", come proprio lui soleva ripetere. Io ne sono più che convinto.
Grazie Duce! Riposa in pace e veglia su questo martoriato Paese, soprattutto ora che il cielo è buio e la strada sembra smarrita.
A noi!
Roberto Marzola.
Primo tra tutti per spessore umano; una personalità di quelle magnetiche, in grado di affascinare tutti i grandi della terra, persino i suoi oppositori e nemici giurati: da Churchill a Stalin, da Roosvelt a De Gaulle, tutti hanno speso parole d'elogio su di lui.
Primo tra tutti per capacità politica. Nessun altro avrebbe mai potuto fare ciò che ha fatto lui in quel periodo, ossia prendere in mano le sorti di un Paese deluso da una guerra più persa che vinta, dilaniato da tensioni sociali, affamato dalla crisi economica, svuotato dal tracollo dei valori. Sotto la sua guida, nello spazio di pochissimi anni, quel Paese è diventato una terra baciata da Dio, ricompattata nello spirito e nel corpo sociale, proiettata verso il futuro a suon di avveneristiche riforme e di battaglie del popolo e per il popolo. Con lui, addirittura, l'Italia ha goduto di un prestigio senza pari all'estero, riuscendo a divenire parte attiva di alcune delle più importanti decisioni internazionali del periodo. "Il Duce ha salvato la pace": ecco cosa scrivevano i giornali dell'epoca.
Primo tra tutti anche nell'eloquio impareggiabile. Non l'ho davvero mai visto parlare con un foglietto o con un appunto in mano; eppure aveva un pubblico di migliaia di persone, che si riversavano nelle piazze proprio come un fiume in piena scende verso valle dopo le abbondanti piogge primaverili, con lo stesso impeto e lo stesso entusiasmo. E forse questa era la sua più grande dote: saper parlare direttamente al cuore degli italiani; di tutti gli italiani. In loro ha saputo riaccendere sogni e speranze; ad ognuno di loro ha suggerito l'aspettativa e, al tempo stesso, la certezza di un domani migliore.
Primo tra tutti, infine, per la capacità di immaginare proprio un domani migliore, fatto di pace e giustizia sociale, senza più tensioni, senza più povertà, senza più lotte di classe o scontri tra fratelli. Nessuno come lui è stato così sognatore e, al contempo, così lucidamente folle da immaginare un futuro del genere.
Pertanto oggi, nell'anniversario della sua morte, il mio pensiero va a "quell'uomo che più di chiunque altro ha amato la sua Patria; a quell'uomo che, sebbene avesse ricoperto l'Italia di quel prestigio tipico dell'età romana, fu barbaramente e vigliaccamente ucciso, e poi esposto alla bestialità di una folla eccitata dalla crudeltà della guerra; a quell'uomo che ridonò all'Italia onore e gloria e che si impegnò perché l'Italia crescesse su solide basi, quali Dio, Patria e Famiglia". Per tutto questo la storia gli "darà ragione", come proprio lui soleva ripetere. Io ne sono più che convinto.
Grazie Duce! Riposa in pace e veglia su questo martoriato Paese, soprattutto ora che il cielo è buio e la strada sembra smarrita.
A noi!
Roberto Marzola.
UN SALUTO A TUTTI I CAMERATI
RispondiEliminaCi vorrebbe ora un ITALIANO vero onorato e orgoglioso di esserlo.... Come lui.... Invece di tutti i pagliacci che ci governano o ke credon di farlo.....delinquenti, estorsori, e affamatori del popolo italiano, esseri se così vogliamo qualificarli.... Che non hanno amor di patria e ci hanno svenduti come sottoprodotto... Alle banche e allo straniero.... Italia E"..!!!.. E"..!!!.. Sempre sarà impero romano noi siamo storia e" sopratutto CIVILTÀ..!!!.. niente è nessuno potrà mai contrario Dimostrar..... Forza e" Onore.
Eliminaviva stalin
RispondiElimina