Nel PD le figure più attive sul fronte dell’immigrazione sono Cecile Kyenge e Khalid Chaouki: ovvero una clandestina e un estremista islamico. Della prima, congolese, ormai si conoscono vita morte e miracoli. Si sa per esempio che la stessa arrivò in Italia in maniera irregolare e rimase come clandestina fino a che non fu aiutata a regolarizzarsi da alcune organizzazioni religiose. Lo ha ammesso lei stessa durante la trasmissione “In mezz’ora” aggiungendo che però lei non sapeva di essere irregolare. Sarà, ma se non lo sapeva come mai si attivò per regolarizzarsi?
Figura molto meno conosciuta è invece Khalid Chaouki. Marocchino, trent’anni, eletto deputato alle ultime elezioni politiche, è comparso in varie trasmissioni televisive per perorare la causa dello ius soli. Nel suo passato però non c’è solo il PD. Fu infatti responsabile fino al 2011 dei Giovani Musulmani italiani, la sezione giovanile dell’Unione Comunità Islamiche d’Italia (UCOII). L’UCOII ha da sempre tenuto un comportamento ambiguo nei confronti dello stato: da una parte mostrava un atteggiamento aperto al dialogo, dall’altra alcune sue azioni lasciavano molto perplessi sulla sua volontà di integrazione, come ad esempio il rifiuto a firmare la Carta d’intenti dell’Islam italiano con la motivazione che nella Carta si faceva riferimento “all’uguaglianza fra uomo e donna”. Da quanto si evince da una interrogazione parlamentare l’UCOII è stata spesso accusata di contiguità ideologica con l’organizzazione dei Fratelli musulmani, una organizzazione islamica estremista che predica uno stato governato dalla legge islamica. Il loro motto, tanto per gradire, è: “Allah è il nostro obiettivo. Il Profeta è il nostro capo. Il Corano è la nostra legge. La jihad è la nostra via. Morire nella via di Allah è la nostra suprema speranza”.
La deputata PDL Souad Sbai aveva in passato criticato aspramente Chaouki, accusandolo appunto di essere un estremista: “sul caso di Khalid Chaouki consiglio ai dirigenti del Pd di non cadere nella trappola dei fratelli musulmani che, praticando la Taqiya (in arabo ‘dissimulazione’), affermano di non far parte di questo movimento pur condividendone i fini e le idee… pericoli dell’estremismo islamico… I rappresentanti delle comunità religiose e non solo musulmana – conclude – conoscono bene questi estremisti dal comportamento ambiguo e ne hanno già preso le distanze”. La Sbai aveva pronunciato quelle parole in riferimento alla candidatura per le comunali di Roma del 2008 di Chaouki nella lista sostenuta dal PD. Chaouki non l’aveva presa bene e aveva denunciato per diffamazione la Sbai, che però pochi giorni fa è stata assolta con formula piena.
La candidatura di Chaouki aveva scatenato proteste a dicembre del 2012 all’interno del PD stesso, con tanto di tessere strappate dai militanti. Si chiedevano rappresentanti più moderati, e si accusava Chaouki di non aver “rinnegato certe sue discutibili appartenenze”. Insomma, Chaouki non gode di unanime consenso nemmeno nella sua stessa parte politica.
Se questi sono i rappresentanti del PD sul tema dell’immigrazione, dovremo attenderci sorprese non certo positive dalle prossime azioni del governo.
Figura molto meno conosciuta è invece Khalid Chaouki. Marocchino, trent’anni, eletto deputato alle ultime elezioni politiche, è comparso in varie trasmissioni televisive per perorare la causa dello ius soli. Nel suo passato però non c’è solo il PD. Fu infatti responsabile fino al 2011 dei Giovani Musulmani italiani, la sezione giovanile dell’Unione Comunità Islamiche d’Italia (UCOII). L’UCOII ha da sempre tenuto un comportamento ambiguo nei confronti dello stato: da una parte mostrava un atteggiamento aperto al dialogo, dall’altra alcune sue azioni lasciavano molto perplessi sulla sua volontà di integrazione, come ad esempio il rifiuto a firmare la Carta d’intenti dell’Islam italiano con la motivazione che nella Carta si faceva riferimento “all’uguaglianza fra uomo e donna”. Da quanto si evince da una interrogazione parlamentare l’UCOII è stata spesso accusata di contiguità ideologica con l’organizzazione dei Fratelli musulmani, una organizzazione islamica estremista che predica uno stato governato dalla legge islamica. Il loro motto, tanto per gradire, è: “Allah è il nostro obiettivo. Il Profeta è il nostro capo. Il Corano è la nostra legge. La jihad è la nostra via. Morire nella via di Allah è la nostra suprema speranza”.
La deputata PDL Souad Sbai aveva in passato criticato aspramente Chaouki, accusandolo appunto di essere un estremista: “sul caso di Khalid Chaouki consiglio ai dirigenti del Pd di non cadere nella trappola dei fratelli musulmani che, praticando la Taqiya (in arabo ‘dissimulazione’), affermano di non far parte di questo movimento pur condividendone i fini e le idee… pericoli dell’estremismo islamico… I rappresentanti delle comunità religiose e non solo musulmana – conclude – conoscono bene questi estremisti dal comportamento ambiguo e ne hanno già preso le distanze”. La Sbai aveva pronunciato quelle parole in riferimento alla candidatura per le comunali di Roma del 2008 di Chaouki nella lista sostenuta dal PD. Chaouki non l’aveva presa bene e aveva denunciato per diffamazione la Sbai, che però pochi giorni fa è stata assolta con formula piena.
La candidatura di Chaouki aveva scatenato proteste a dicembre del 2012 all’interno del PD stesso, con tanto di tessere strappate dai militanti. Si chiedevano rappresentanti più moderati, e si accusava Chaouki di non aver “rinnegato certe sue discutibili appartenenze”. Insomma, Chaouki non gode di unanime consenso nemmeno nella sua stessa parte politica.
Se questi sono i rappresentanti del PD sul tema dell’immigrazione, dovremo attenderci sorprese non certo positive dalle prossime azioni del governo.
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