Ho già trattato l’argomento legato agli ultimi giorni di Benito Mussolini o, almeno, ho cercato di farlo, riportando gli sviluppi dei recenti studi condotti da un esperto, di indubbio pregio ed autorità, quale il francese P. Milza. Checché se ne dica, la storia di quei giorni è tutta da scrivere e la verità è ben lungi dall’essere raggiunta; un traguardo forse impossibile per l’Italia, affetta dal morbo alimentato dal falso mito della resistenza.
Tuttavia, non è mia intenzione dire altro sui cd. “Fatti di Dongo”; far chiarezza su di essi è compito arduo, che compete a veri e propri storici, (privi di paraocchi ideologici ovviamente), piuttosto che a semplici amanti della storia come il sottoscritto. Il mio intento è un altro: offrire una semplice visione d’insieme per cercare di stimolare una riflessione, di qualsiasi tipo essa sia, sui giorni che seguirono al 25 aprile. Quei giorni, tanto per intenderci, sui quali si vuole poggiare l’odierna repubblica, in particolare su “Piazzale Loreto”.
29 aprile 1945: catturato mentre si dirigeva in Valtellina, luogo del cd. “Ridotto alpino repubblicano”, (ove i fascisti della Repubblica Sociale Italiana, coi tedeschi ormai in fuga, si preparavano a compiere un’ultima, disperata resistenza, anelanti di ricevere almeno una morte onorevole,.ALTRO CHE “FUGA IN SVIZZERA”, come la storiografia moderna vorrebbe far credere!), Benito Mussolini viene ucciso da un gruppo di partigiani. Conoscerà la morte di lì a poche ore, insieme alla sua compagna Claretta Petacci, la quale chiese di vivere gli ultimi giorni assieme al suo uomo, o almeno così si dice. Prima di loro, trovarono la morte i collaboratori più stretti del Duce, giustiziati subito dopo la cattura. Più che uomini d’armi, come sarebbe stato lecito aspettarsi, erano presenti,perlopiù, gli ormai ex ministri della Repubblica di Salò: Liverani,Romano, Zerbino, Gatti ma, soprattutto, Mezzasoma, proprio colui che disse: “sono un ministro di Mussolini; voglio morire con Mussolini”.
Con quale autorità i partigiani italiani, privi di qualunque potere di fronte ai comandi inglesi o americani, abbiano assassinato Mussolini, la sua compagna ed i suoi uomini, senza neanche lo straccio di un processo,pur sommario, non è dato sapere. Di certo c’è solo che il colonnello Valerio, colui che si è fregiato negli anni di aver ucciso con le sue mani il Duce, ha cambiato versione almeno quattro volte. Altrettanto certe restano le parole dello stesso Mussolini, il quale nel suo testamento, redatto poco prima di essere catturato dai partigiani, scrisse: “Non ho nessuna illusione sul mio destino. Non mi processeranno, perché sanno che da accusato diverrei pubblico accusatore. Probabilmente mi uccideranno e poi diranno che mi sono suicidato, vinto dai rimorsi. Chi teme la morte non è mai vissuto, ed io sono vissuto anche troppo. La vita non è che un tratto di congiunzione tra due eternità: il passato ed il futuro. Finché la mia stella brillò, io bastavo per tutti; ora che si spegne, tutti non basterebbero per me. Io andrò dove il destino mi vorrà, perché ho fatto quello che il destino mi dettò”. A voi, sparuti lettori, il compito di stabilire chi riuscì a predire, anche con una certa precisione, il proprio imminente destino, e chi, invece, non riesce neanche a ricordare il proprio passato. E dire che la storiografia che va per la maggiore presta più cura a quest’ultimo che non al primo!
Ad ogni modo, Mussolini e le persone a lui vicine furono uccise e portate, tra mille traversie, a Milano, dove i loro corpi senza vita furono esposti, a testa in giù,al pubblico vilipendio. Diciotto salme, (che gettano più di un’ombra sulla pretestuosa “giustificazione”, se così si può definire, che ai fatti di Piazzale Loreto si dà solitamente, ossia quella dell’ “occhio per occhio, dente per dente”: 15 partigiani uccisi il 10 giugno ’44, sempre a Piazzale Loreto, 15 fascisti morti), cui si aggiunse quella di un ignaro Nicola Bombacci, un ex comunista, poi avvicinatosi al Fascismo, già in pieno rigor mortis, pendevano da un rifornimento di benzina. Scene terribili, di macabro orrore, ampiamente tollerate, se non addirittura fomentate, da chi poi si erigerà a paladino della libertà, dell’etica e della morale. Una rivolta che forse non fu neanche quel moto di popolo che vogliono farci credere, come scrive Silvio Bertoldi nel suo libro"Piazzale Loreto",( Rizzoli, pagine 276,2001, di cui mi sono già messo alla ricerca). Così si ebbero sputi contro i cadaveri,lancio di frutta e verdura, colpi di arma da fuoco e, pare, addirittura violenze sessuali ai danni del cadavere della Petacci, cui pose fine solo l’intercessione di membri della Chiesa, (don Pollarolo prima e, forse, il cardinale di Milano in persona).
Si dice che Winston Churchill, quando seppe dell’accaduto, esclamò: «Non credevo che gli italiani arrivassero a tanta ferocia.[…] La storia del resto la scrivono sempre i vincitori». Ferruccio Parri, presidente del consiglio del CLN, dal canto suo disse: «Piazzale Loreto fu un episodio di atroce macelleria messicana», per sottolinearne la crudeltà e lo scempio.
Solo verso l’una i corpi furono sottratti a quell’orgia inumana e feroce. La salma di Mussolini, trafugata da membri del Partito Democratico Fascista, fu restituita alla famiglia, ma solo grazie all’intercessione di De Gasperi e del Papa Pio XII.
Si dice che Winston Churchill, quando seppe dell’accaduto, esclamò: «Non credevo che gli italiani arrivassero a tanta ferocia.[…] La storia del resto la scrivono sempre i vincitori». Ferruccio Parri, presidente del consiglio del CLN, dal canto suo disse: «Piazzale Loreto fu un episodio di atroce macelleria messicana», per sottolinearne la crudeltà e lo scempio.
Solo verso l’una i corpi furono sottratti a quell’orgia inumana e feroce. La salma di Mussolini, trafugata da membri del Partito Democratico Fascista, fu restituita alla famiglia, ma solo grazie all’intercessione di De Gasperi e del Papa Pio XII.
Di quel giorno non ho voluto mettere né foto, né video. Lascio ad altri questo patetico e vigliacco modo di suscitare emozioni nei lettori, forse dovuto alla pochezza di idee.
Ciò che mi preme sottolineare è che qui si tratta di essere innanzitutto uomini, prima che fascisti, non fascisti, comunisti, non comunisti, guelfi o ghibellini. Episodi come questo dovrebbero far solo rabbrividire e imporre cautela e moderazione nei giudizi; invece, parte degli italiani continua imperterrita a magnificare la Resistenza, ben al di là dei propri meriti, giudicando come “normali” i fatti in oggetto. Francamente non mi risulta che in altre parti d’Europa sia avvenuto niente di neanche lontanamente paragonabile. Forse solo la ferocia con cui furono trattati i gerarchi nazisti “processati” a Norimberga è in qualche modo rapportabile. Certo è che non si videro esecuzioni di piazza con una regia tanto spietata quanto ostentata. A tal proposito, mi disgusta, in particolar modo, il fatto che ancora oggi c’è chi si ostina a parlare di “azioni non controllabili” da parte della Resistenza, (al che si potrebbe legittimamente chiedere: ma se non era affatto organizzata, nemmeno da poter controllare le sue forze, come avrebbe potuto contribuire in maniera fattiva alla “liberazione”?); chi si lancia in lunghe apologie e dice che, in fondo, a Piazzale Loreto non è successo poi niente di così macabro o rivoltante; chi,poi, inventa di sana pianta teorie “giustificazioniste” e retributive, in base alle quali Mussolini è stato semplicemente ripagato con la sua stessa moneta,( non voglio neanche sapere cosa abbia in testa certa gente!); chi, infine, arriva a riproporre un bis di Piazzale Loreto, stavolta per colpire un uomo ben più basso ma con più capelli di Mussolini, dall’accento milanese e non romagnolo e, forse, con lo stesso amore per le belle donne. Affermazioni fuori dalla storia e persino da ogni logica, che servono solo a chiudere i conti con la storia stessa, in maniera del tutto sbrigativa, a tutto giovamento di una sola parte del popolo italiano, non certo di tutto.
Lascio a Voi ogni altro commento e mi limito a dire che, se questi sono i “valori della Resistenza”, io inizio davvero ad aver voglia di cambiar Paese: magari vado davvero a vivere nello Swaziland!
A ripensarci bene, però, farei solo un gran favore ai soliti chiacchieroni antifascisti di tutta Italia, che non perdono mai occasione di riempire le piazze, la politica,i giornali, la tv e la rete con le loro bugie. Ecco,quindi, che mi vedo subito costretto a rimeditare il mio istintivo proposito di fuga, scegliendo di restare qui ad oppormi a questa gentaglia, perché finalmente l’Italia possa guardare al suo passato e, di conseguenza, al suo futuro, senza dubbi né paure.
Roberto Marzola.
P.S. Anche stavolta ho selezionato riferimenti storiografici che fossero accessibili a tutti, per dimostrare che la verità, o una buona parte di essa, è proprio dietro l’angolo. Basta cercarla!
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