lunedì 3 giugno 2013

VIA ALMIRANTE E ANTIFASCISMO: DILAGA L'IDIOZIA.

"Antifascismo" recita l'immagine; e mettono la svastica...
Ho scritto più volta dell'idiozia dell'antifascismo e dei suoi ottusi militanti, incapaci di fare un ragionamento con un minimo di buon senso, schiavi dei loro pregiudizi e dei loro preconcetti.
Mi tocca, mio malgrado, riprendere la penna, (o la tastiera), per ritornare su questo argomento, dato che si moltiplicano gli episodi targati proprio dall'antifascismo. Dopo i tentativi di abbattere le sculture raffiguranti Mussolini, le aggressioni a Casa Pound Italia, il veto posto alle manifestazioni per onorare la memoria dei caduti della strage di Acca Larentia, ora è la volta di Giorgio Almirante. Non si placa la polemica sorta a seguito del proposito del sindaco di Roma, Gianni Alemanno, di intitolare una via della Capitale all'ex leader del Movimento Sociale Italiano. Non ci sta, praticamente, tutta la sinistra italiana la quale, già nel 2008, lesse addirittura i passi a difesa della razza scritti dallo stesso Almirante nel 1938, (poi ritrattati una decina d'anni dopo). Non ci sta nemmeno la comunità ebraica, che fa addirittura appello al Presidente della Repubblica perché intervenga personalmente nella questione. Non ci sta, infine, l'Anpi che, dal canto suo, definisce "raccapricciante" la proposta.
Un detto popolare recita: "i coglioni vanno sempre in coppia"; allora bisogna dire che in questo caso vanno in triade. Ma che razza di argomentazioni sono mai queste? Come si può rifiutare di intitolare una via a Giorgio Almirante che, nel bene e nel male, resta uno dei più autorevoli esponenti della politica italiana del dopoguerra, l'oratore per eccellenza, il simbolo delle speranze di rinascita di una buona parte di italiani? In fin dei conti, Almirante e lo stesso Movimento Sociale Italiano scelsero la via parlamentare, dimostrando di rispettare l'architettura costituzionale e l'ordinamento che gli italiani, (o certi italiani...), avevano scelto di darsi. Ed è in parlamento che Almirante combatteva le sue battaglie, condannando fermamente lo scontro politico al di fuori delle sue aule. Si incontrava persino di notte con Berlinguer per cercare di porre fine alla guerra civile durante gli anni di piombo, per tentare, cioè, di pacificare il clima rovente dei primi decenni del secondo dopoguerra. E questi signori lo vogliono cancellare dalla memoria degli italiani per delle pubblicazioni risalenti al 1938?
Se così è, faccio presente che lo stesso Giorgio Bocca si comportò similmente, eppure la sua morte è stata ampiamente celebrata, anche ben oltre i limiti e il valore dell'uomo e del giornalista. A breve, magari, gli intitoleranno una strada, una via o una piazza. Aggiungo che in Italia si possono censire decine di vie dedicate a Palmiro Togliatti, uno che si vergognava di essere italiano, uno che ha firmato la condanna a morte di migliaia di suoi connazionali, pur di non contravvenire i voleri della Grande Madre sovietica. Vie e piazze che, nel corso degli anni, sono state dedicate a Giacomo Matteotti, strozzino e rivoluzionario violento, e a Sandro Pertini, adulatore di Tito, responsabile della morte di Luisa Ferida e del suo bambino, pontificatore del terrorista Toffanin. A Bologna, addirittura, ci sono viale Lenin e via Stalingrado, che non hanno bisogno di alcun commento. Aggiungo, infine, che abbiamo un Presidente della Repubblica che, come più volte ricordato, si scagliò contro gli insorti in Ungheria, oppressi dall'invasione comunista, con frasi quanto mai oltraggiose, (gli insorti erano "teppisti", "spregevoli provocatori"; "L'intervento sovietico ha non solo contribuito a impedire che l'Ungheria cadesse nel caos e nella controrivoluzione, ma alla pace nel mondo") .
Eppure, questi signori non si indignano per tutto questo. Nessuno dice una parola. Nemmeno uno dei loro potenti epiteti scuote l'aria. Come mai? E' il puzzo dell'ideologia comunista e post-comunista che, evidentemente, annulla la capacità di giudizio, inibisce l'obiettività e arresta la crescita politica,culturale e sociale di questo Paese. Allora, dato che le cose stanno così, direi che è ora di aumentare i nostri sforzi per dire a tutti gli italiani come sono andate realmente le cose nei decenni addietro. Chi se ne frega se diranno che siamo "revisionisti" e "mistificatori"; è la loro ultima arma per tenere in vita le frottole che hanno disseminato nel corso del tempo. Le stesse bugie che sono alla base del loro peso politico, della loro presunzione e della loro autorità culturale e morale. Se cedono le fondamenta ideologiche e mistificatrici, cadranno gli stessi turlupinatori seguaci dell'antifascismo. Spariscano loro dall'Italia, quindi, non via Almirante. Il tempo della resa dei conti è quasi arrivato. Finalmente!

Roberto Marzola.

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