Il Forteto era e in parte è ancora, una “comune”- in realtà una sorta di lager – finanziata dalla Regione Toscana – dal ’97 al 2010 con oltre 1,2 milioni – dove si sperimentava omosessualità, pedofilia, zoofilia e tutto quello che poteva essere negazione dell’ordine naturale delle cose. Tutto in nome di un’anarchia morale, oggi esaltata dal pensiero libertino tanto caro ad una certa area politica e culturale che vede la famiglia come gabbia, i legami come un freno alla libertà individuale e quindi, lavora per lo scardinamento di valori che ritiene sorpassati, fondendo una sorta di cristianesimo comunitarista con l’ideologia da comune parigina.
Tutto questo è accaduto alle porte di Firenze negli ultimi trent’anni, coperto da quel sistema di potere per il quale non esistevano delinquenti, ma solo amici o nemici politici. E se eri un “amico politico”, allora, automaticamente, non potevi essere delinquente. E venivi finanziato, protetto e incensato.
E’ a causa di questa perversione ideologica che decine di ragazzi sono stati plagiati e ridotti a marionette di una setta “progressista”.
Tutto poteva essere bloccato sul nascere quando solo un anno dopo la fondazione della “comune”, un magistrato ne arrestò il fondatore, Roberto Fiesoli, per violenza sessuale. Non servì a nulla, il sistema di potere si mise in azione e questi venne scarcerato il 1° giugno 1979. Il giorno stesso della scarcerazione, il Tribunale dei Minori gli affidò – a lui accusato di stupro – un bambino con la sindrome di Down. Presidente del Tribunale dei Minori era Giampaolo Meucci, consulente del venerato sindaco di Firenze Giorgio La Pira e grande ammiratore della Cina maoista.
Fiesoli e Goffredi sarebbero poi stati condannati definitivamente nel 1985, per diversi capi d’imputazione fra cui corruzione di minorenne e sottrazione consensuale di minore, questo «dopo aver scardinato, ricorrendo a forme di convincimento ossessive, aggressive e umilianti, ogni preesistente valore e le figure parentali, in modo da renderli del tutto dipendenti da loro, costretti ad accettare e a praticare il regime di vita da loro imposto e caratterizzato da promiscuità assoluta tra persone della stesso sesso, pratica dell’omosessualità, messa a disposizione della cooperativa di ogni risorsa». Ma incredibilmente, anche dopo la condanna, in quella fattoria finirono 58 minori. Perché Meucci ritenne che l’arresto e la condanna fossero in realtà una macchinazione architettata dai “fascisti”, e dunque continuò a considerare il Forteto una comunità «accogliente e idonea». Dichiara oggi l’ex funzionario Asl Marino Marunti: «Ci fu una presa di posizione di una certa parte culturale di Firenze che cominciò a dire: sì, la sentenza c’è stata, però è stato un errore perché ci sono state malelingue…». Malelinque fasciste of course.
CHI E’ IL FONDATORE DEL FORTETO? – Il suo nome è Rodolfo Fiesoli, 72 anni. Nuovamente arrestato il 20 dicembre del 2011 – si, era tornato libero – per presunti atti di pedofilia e zoofilia commessi all’interno della cooperativa agricola che ha legami con la Coop Toscana, fondata nel 1977 da lui e da Luigi Goffredi con una trentina di giovani frequentatori di una parrocchia pratese.
E alla comunità in cui il Profeta – così si fa chiamare Fiesoli – rappresentava il capo indiscusso, venivano anche affidati bambini e ragazzi, di quelli con un passato di disagio familiare e magari abusati sessualmente – formalmente, però, per aggirare la legislazione italiana, i magistrati ideologicamente schierati intestavano gli affidi a persone che nel Forteto vivevano, non alla struttura, incuranti e complici di quello che avveniva nella comune-lager che sarebbe stata l’orgoglio del marchese De Sade.
E secondo la commissione d’inchiesta che se ne occupa, il programma della comune finanziata dalla Regione Toscana era caratterizzato – fino al Dicembre 2011 – da «pratiche abusanti, l’abuso risulta essere la prassi», con «uomini e donne che vivono divisi: dormono, mangiano, lavorano separati anche se sposati» e «i rapporti eterosessuali chiaramente osteggiati» e «l’omosessualità non solo permessa ma incentivata, percorso obbligato verso quella che Fiesoli definiva “liberazione dalla materialità”». Sembra il programma del Pd.
L’obiettivo principale della setta finanziata dalla regione pare fosse “la distruzione della normalità”, e l’approdo ad una società distopica della confuzione sessuale. Basta leggere le testimonianze che raccontano gli abusi di Fiesoli sui ragazzini anche disabili e i rapporti sessuali imposti fra madri affidatarie e ragazzine a loro affidate e poi le stesse femmine adolescenti obbligate ad avere fra loro rapporti omosessuali, e affiancarle a un altro libro sul Forteto uscito sempre per il Mulino.
C’è anche la negazione dei rapporti di sangue, a favore di non-legami artificiosi – una sorte di Ius Soli familiare – con la vicenda della madre che allontana il figlio naturale nato quando lei era già in comunità, dal vero padre e il riconoscimento della paternità da parte del figlio di Fiesoli («Ho regalato mio figlio a una persona che non era suo padre»),
Racconti agghiaccianti – E ora ci sono le testimonianze a raccontare un «contesto scandito da lavoro, scuola, abusi, paura. Giorno dopo giorno i ragazzi vengono plagiati», con tanto di “confessioni” pubbliche di pensieri ritenuti sconvenienti, oltretutto rieducati a disprezzare i genitori biologici – e quelli affidatari in realtà lo erano solo formalmente. Il tutto all’interno di un ambiente in cui «qualunque comportamento, qualunque gesto, tutto viene ricondotto al sesso, alle fantasie sessuali», con i «minori che spesso divenivano o continuavano a essere prede». E ciò «col consenso non solo collettivo, ma anche dei genitori affidatari». Di più: si racconta di «abusi sessuali sui ragazzi da parte dei genitori affidatari, siano essi uomini o donne, e di un atteggiamento compiacente nei confronti delle “strane” attenzioni del Fiesoli su ragazzi». Ed erano proprio i genitori affidatari a introdurre gli adolescenti nella stanza del Profeta, e se preso dall’imbarazzo il ragazzino veniva rimproverato, «…ma lasciati andare! Rodolfo fa così con tutti, è normale, ti leva questa materialità!».
Anche dopo la condanna del 1985: è del 1999 il primo libro sul Forteto edito dalle prestigiose edizioni del Mulino, “Universo simbolico, ethos, areté e regole di relazione nel mondo del Forteto». E la rivista letteraria “Testimonianza” a pubblicare nel 2001 l’articolo “Le libere donne del Forteto”. E nel 2003 il secondo libro del Mulino, “La strada stretta. Storia del Forteto”.
MA CHI ERANO I PROTETTORI? Nel febbraio 2010 il gruppo Pd al Senato presentava il libro dello stesso Fiesoli, «Una scuola per l’integrazione». E viste le attuali idee bersaniane dell’ora di omosessualità a scuola, non è da escludere che sia proprio il Fiesoli l’ideologo morale di questa iniziativa e il prossimo ministro dell’istruzione dopo averlo “amnistiato”. E chi organizzò quell’evento? La senatrice Vittoria Franco, quella tanto preoccupata per il “non fenomeno” del “femminicidio”.
E – parole della commissione d’inchiesta – dal Forteto sono passati Piero Fassino, Susanna Camusso, Rosi Bindi, Livia Turco, Antonio Di Pietro (che andò a parlare di pedofilia), Tina Anselmi, e poi giudici minorili, avvocati, medici. E la Carovana della Pace guidata da Alex Zanotelli – l’amico degli immigrati – che andò in visita nella struttura definendola il luogo dove «più famiglie alla luce del Vangelo vivono controcorrente». Si, forse il Vangelo secondo Zanotelli.
Ora la Regione Toscana si costituirà parte civile nel processo contro il “mostro democratico”, ma è tardi, dovevano pensarci trent’anni fa. O almeno, un paio d’anni fa.
E il presidente di Legacoop Toscana, a cui il Forteto è associata, si preoccupa dei suoi affari e del suo business, puntualizzando che «è giusto fare luce sui reati, ma bisogna difendere l’azienda agricola».
Naturalmente tutti gli amici del Fiesoli e della sua setta vorrebbero che questa storia fosse dimenticata, faremo in modo che se ne parli.
Il Forteto è solo in nuce quello molti vorrebbero divenisse un “esperimento globale”: omosessualità come norma. E la normalità degradata a ribellione.
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