Il sindaco Frassinetti: “Era ora che Predappio dimostrasse il coraggio di aprirsi alla storia italiana, parlando di Mussolini senza paura”
Una mostra con oltre duecento opere, di cui moltissime inedite, racconta il giovane Mussolini, le sue passioni, il legame con la sua terra e con la famiglia, le battaglie socialiste e l’ascesa. Si tratta di fotografie, lettere, cartoline, volantini, pubblicazioni, articoli di giornale, opuscoli, oggetti, immagini. “Il giovane Mussolini, 1883-1914. La Romagna, la formazione, l’ascesa politica”: questo il titolo dell’esposizione, aperta domenica scorsa nella casa natale di Benito a Predappio. Sarà visitabile fino a maggio 2014 e si prevede un afflusso non indifferente di appassionati di storia e non solo, attratti dalla possibilità di conoscere il lato meno noto eppure non meno affascinante del personaggio più discusso della storia italiana. “Con questa mostra – ha detto Giancarlo Mazzucca, direttore de Il Giorno di Milano all’inaugurazione – si apre una strada nuova per l’approfondimento della storia italiana del Novecento. E si apre anche una nuova era per Predappio, dove finalmente si parla a viso aperto di Mussolini”. Parole, quelle del direttore della nota testata, che fanno riflettere: la città natale di Benito Mussolini è luogo simbolo, da sempre, frequentatissima dai numerosi visitatori, che non è mai, almeno fino ad oggi, riuscita ad elaborare la vicenda che l’ha vista inconsapevole protagonista per decenni: il fatto di aver dato i natali al Duce d’Italia. Del resto, la notorietà della graziosa cittadina in provincia di Forlì la si deve proprio a Benito Mussolini.
All’inaugurazione hanno presenziato Giorgio Frassinetti, sindaco di Predappio, Roberto Balzani, sindaco di Forlì e ordinario di storia contemporanea all’università di Bologna, Maurizio Ridolfi, presidente del Comitato scientifico e ordinario di storia contemporanea dell’università della Tuscia. Il sindaco di Predappio ha precisato: “questa mostra non tratta il periodo fascista di Mussolini, né racconta la sua figura di Duce. Vuole essere invece un’importante analisi storica sui suoi anni giovanili e sulla sua formazione socialista, un’occasione per studiare e capire le radici di una vita che ha segnato l’Italia del Novecento”. Ha poi aggiunto: “era ora che Predappio dimostrasse il coraggio di aprirsi alla storia italiana, parlando di Mussolini senza paura”. In effetti, dopo quasi settant’anni dalla fine del Fascismo, “era ora” davvero. Anche perché – e probabilmente lo hanno finalmente capito un po’ tutti – privare la nazione di un pezzo così importante della propria storia, come si è tentato di fare dal 1945 in poi, è non solo sbagliato ma controproducente. Continuare nel tentativo di cancellare tutto per lasciare spazio (e ampie pagine sui libri di scuola) solo alle leggi razziali non fa che alimentare la curiosità di chi vuole sapere altro e la voglia di chi vuole dire altro. Che Mussolini, cioè, non riduce la sua esistenza e il suo lavoro per l’Italia a quel settembre del 1938. Benvenuta, dunque, a questa esposizione che vuole raccontare “altro”, e che lo fa senza fronzoli, basando l’interesse solo su documenti, relativamente ai quali lo storico Balzani ha detto che “la mostra dovrebbe fare il giro d’Italia, per il ritmo narrativo e la quantità di documenti, che gettano una luce nuova sulla formazione di Benito”. Di certo l’iniziativa è interessante e merita una certa attenzione, perché rivela particolari non conosciuti di un personaggio che, una volta diventato Il Duce, è stato analizzato in ogni aspetto, da quello pubblico a quello privato, trattato da ogni angolazione, alla ricerca spesso spasmodica finanche dei particolari attinenti alla sfera più intima. È del Mussolini giovane, invece, che si sa ben poco, e questa mostra è sicuramente un mezzo per capirne in maniera più approfondita la poliedrica personalità. È infatti solo attraverso la comprensione della giovinezza di Benito che si possono comprendere ed analizzare con lucidità (e, si spera, una volta tanto con obbiettività) le dinamiche della sua ascesa al potere e dell’immenso – e mai eguagliato – consenso che fu capace di attrarre su di sé. Le sue capacità oratorie, la sua determinazione, la sua frenetica vivacità, le sue alte qualità di giornalista, le sue fervide passioni vengono alla luce attraverso una quantità eccezionale di opere inedite, provenienti da collezioni private ed archivi di Stato, finora tenute chiuse in un cassetto e finalmente alla portata di tutti, grazie alle quali si può tentare di avventurarsi in un percorso storico e sociale che spieghi anche per quali motivazioni sociali si giunse, nell’ottobre del 1922, alla presa del potere da parte delle camicie nere. Comprensione che è impossibile se non si parte dal contesto in cui quei fatti avvennero, se non si capisce chi fu Benito Mussolini negli anni della sua formazione: gli anni della gioventù, i più formativi, appunto, nella vita di un essere umano. La mostra non vuole essere né celebrativa né denigratoria, ed è forse il primo tentativo in questo senso nella storia d’Italia dal dopoguerra ad oggi. Uno strumento finalmente solo “storico” per ragionare su un personaggio, e di conseguenza su un’epoca, che per i contemporanei è difficilmente comprensibile se non ci si cala dentro fino in fondo. Molti, dicevamo, gli oggetti in mostra. Un dipinto ad olio, dipinto dall’amico Pietro Angelini nel 1910, mostra un giovane Benito tratto in arresto dai Carabinieri a Predappio dopo un comizio ritenuto sovversivo.
Poi, interessantissima, la lettera autografa del 2 aprile 1905 in cui Mussolini confida ad Alfedo Polledro i tumulti del suo animo dopo la morte dell’amata madre, pensieri privati che raccontano il dolore per la grave perdita ma anche elucubrazioni sul socialismo, di cui il sito web dedicato all’evento propone un estratto: « [...] Mi trovo in un periodo di inquietudini morali e materiali ed ho bisogno di raccoglimento e di silenzio. Ma non per questo lascio senza risposta la tua lettera. Ti dirò francamente il mio pensiero, con la franchezza libera di chi è passato attraverso un duro castigamento intellettuale lasciando per via la più grande parte della tradizionale ideologia socialista, compresa la fede beata nei risultati di quelli che tu chiami trastulli parlamentari. Aderisco pienamente al tuo ordine di idee […] Del resto, credi pure che, se decisivi sommovimenti di popolo avverranno il mio fucile non saprà mai tradire la causa della Rivoluzione […]».
E ancora in esposizione si può visionare la foto originale della scolaresca di Forlimpopoli datata 1897, che ritrae il quattordicenne Benito al Valfredo Carducci. Dello stesso periodo sono esposti anche alcuni temi di pedagogia redatti dal futuro maestro oltre che la sua pagella. In mostra anche il primo opuscolo dal titolo “L’uomo e la divinità” pubblicato a Losanna nel 1904, fervente di acceso anticlericalismo, due cartoline raffiguranti i primi due numeri de L’Avanti e de Il Popolo d’Italia, rispettivamente datate 1912 e 1914, il calendario socialista del 1910, che è uno dei pezzi più pregiati dell’originale esposizione: fu stampato a Trento a cura del futuro Duce. E poi la locandina elettorale del 1913 con la sua candidatura al collegio di Forlì, recante lo slogan: “chi vota per me vota per le idee che io difendo, vota per a lotta di classe e per il passaggio dei mezzi di produzione e di scambio alla collettività produttrice, vota in una parola per il socialismo”. Esposta anche una foto del Congresso socialista di Ancona del 1914 in cui Benito è fotografato tra i relatori. La mostra sarà visitabile fino al 31 maggio 2014 e già è in cantiere una seconda esposizione, di prosieguo, dedicata al Mussolini interventista durante la Prima Guerra Mondiale: un altro pezzo di storia tutta da raccontare e da capire.
Di Emma Moriconi.
Fonte art.
http://www.ilgiornaleditalia.org
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