Mi rivolgo alla categoria, non certo oggi maggioritaria ma ancora esistente, degli italiani seri, ossia di quelli che son riusciti, dopo sessant’anni di diluviale scemenza obbligatoria, a non farsi castrare per usi zootecnici dalle sirene a tassametro del Sistema. Includo in essi sia coloro che hanno scelto una qualsiasi forma attiva di lotta, sia coloro che, pur non avendo il coraggio e la fiducia necessari per valicare emarginazioni e delusioni, non hanno mai, nel loro intimo, abbandonato il rifiuto ed il disprezzo per i cascami del tradimento e della sconfitta istallatisi sulle dorate poltrone della c.d. democrazia. La crisi profonda e irreversibile che percuote la Terra sta mostrando, senza possibilità di dubbi, che i nodi di un potere basato esclusivamente sulla capacità di ingannare, non possono mancare di venire al pettine, e quindi sarebbe imperdonabile ingenuità illudersi di superarla servendosi dei mezzi che lo stesso potere pone a disposizione del cittadino, studiati al solo scopo di perpetuare all’infinito il potere stesso. Una siffatta convinzione giustifica appieno la posizione detta “astensionistica”, riguardo alle elezioni democratiche, oltre a quell’altra, non meno fondata, che, come dice il popolo, “chi va con lo zoppo impara a zoppicare”. Ebbene, dopo sessant’anni di coerenza “in partibus infidelium”, di cui mi si da universalmente atto, penso di essere autorizzato a pretendere, ora che l’eta’ di 91 anni mi vieta ogni personale ambizione, di essere comunque ispirato solo, a torto o a ragione, da quel che ritengo interesse dell’Italia. Ascoltatemi quindi, anche riguardo all’atteggiamento da tenere nelle prossime elezioni, senza l’aprioristico sospetto che io “demorda”, non si sa perchè. Dobbiamo aver presente che non esiste un solo astensionismo, ne esistono due, che ben poco si assomigliano: quello dei “nostri”, con precise motivazioni ideali e politiche, e quello, ormai maggioritario, che esprime soltanto disinteresse, sconforto, rinunzia e rassegnazione, quando non pura pigrizia. Il secondo è un male, non un bene, e infatti non dà ai manovratori il minimo fastidio. Ora che siamo giunti al crack dell’intero dominio dei banksters, che chiaramente non possiede in sè alcun rimedio per uscirne, solo la rivolta dei popoli, mistificati e oppressi, può operare il miracolo della rifondazione di una civiltà a misura d’uomo. Lontano dall’”Occidente” civilizzato, esistono già personaggi e regimi che operano e si coalizzano per respingere i tracotanti diktat del mostro in agonia, ma le vecchie nazioni europee, tra cui la nostra, si dimostrano le più gravemente infette e, pur investite in pieno dalla crisi, non mostrano segni di reazioni positive. Ciò deriva dalla stolta e ipocrita “pregiudiziale antifascista”, resa giuridicamente e culturalmente obbligatoria, come requisito di accesso a qualsiasi forma di potere e di privilegio. Le persone e i gruppi, a cui questo discorso è rivolto, devono quindi cominciare da principio nell’opera immensa di risvegliare nella popolazione il perduto senso civico, e far leva per la bisogna sull’astensionismo numero due sarebbe folle. Come, allora ? In ogni modo possibile. Qualcuno, chi scrive compreso, si posto allora il problema se uno di quei modi non potrebbe essere, alla prima occasione elettorale, presentare liste con indubbia qualificazione anti-sistema e spietata denunzia della intera classe dirigente politico-finanziaria, nemica della nazione, nell’intento di determinre nei più “svegli” almeno il primo passo dal mugugno alla presa di posizione a matita copiativa. Non v’è dubbio che, per potersi presentare con un simile programma, dopo un campionario interminabile di inganni e di tradimenti, occorra avere precedenti di assoluta limpidità, che non lascino adito a sospetti, e nello stesso tempo possedere un minimo di effettiva consistenza e capacità operativa.. Debbo quindi scendere allo specifico. Il sodalizio che si accinge a compiere l’esperimento è Forza Nuova, sotto la guida di Roberto Fiore. Debbo dire che, passando al setaccio i 15 anni dalla sua fondazione, pur essendo stato talvolta di opinione diversa su un qualche punto, non ho mai incontrato da parte loro ( a introdurmici fu Daniele Dottori, di Cave),nulla di diverso dal massimo rispetto, dalla massima apertura mentale e dall’assoluta purezza di intenti. Anche in qualche precedente incursione elettorale, per cui era opportuno cercare alleanze e collegamenti, mai Forza Nuova si è discostata di una sola linea dalla propria natura e dai propri contenuti, nè ha accettato alcuna condizione limitativa della fedeltà ad essi. Quanto alla persona del suo Segretario Fiore, non difetta certo nè di determinazione nè di coraggio. Prima di FN, egli aveva diretto infatti altro movimento dello stesso fronte (Terza Posizione), che, perseguito e condannato dalla solita magistratura “democratica”, nientemeno che per fascismo, e costretto a rifugiarsi per lunghi anni in Inghilterra, non cessava un’ora di combattere la stessa guerra e, appena resogli possibile il rientro in patria, scendeva subito in campo con Forza Nuova. Altro merito che gli si deve riconoscere è di sapersi scegliere collaboratori di tutto rispetto, come quelli attuali, a cui si debbono i continui progressi numerici, qualitativi e territoriali che il Movimento ha potuto conseguire in questi anni. I requisiti cui sopra accennavo, ci sono quindi tutti. A nessun forzanovista (nè a me) frulla per il capo di risolvere il problema vincendo le elezioni ! Ma gli esiti positivi di una buona affermazione ( nel momento in cui tutti concorrenti possono contare solo sulle loro “clientele”) non possono sfuggire a nessuno. Diffusione di un clima di maggior fiducia tra gli uomini di buona volontà; rottura della congiura del silenzio che è l’arma più insidiosa della stampa “embedded”, abitudine alla collaborazione tra sigle diverse, che, dai “ludi cartacei” prossimi dovrebbe estendersi a ben altre tenzoni ed altre sinergie; collaudo dei meccanismi umani con cui tutti noi ci stamo preparando ad affrontare la sovrumana impresa che il destino, a noi, e solo a noi, riserba. E’ un modesto collaudo, d’accordo. Ma potrebbe servire per cominciare, e chi non comincia non finisce. Tutto dipende, però dalla condizione indispensabile che anche i camerati di orientamento astensionista (come me, ad esempio) comprendano che mai come in questo momento sia doveroso fare un’eccezione, e si affianchino toto corde agli attivisti e ai pubblicisti di Forza Nuova. Non farlo per sentirsi “puri” sarebbe segno solo di ottusità. Ascoltate, col rispetto dovuto, l’accorato appello di un vecchio guerriero, se qualcosa di utile è riuscito a insegnarvi. Ecco: al massimo posso concedere questo: se qualcuno è proprio invincibilmente allergico a fare il galoppino elettorale, fosse pure per Muti o Pavolini redivivi, taccia! Ma si astenga in modo assoluto dal remare contro. A mio parere, principi o non principi, sarebbe tradimento.
Rutilio Sermonti.
Fonte art.
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