martedì 4 marzo 2014

La rivoluzione impossibile

Il fascismo è stato rivoluzione. E’ nato dalla rivoluzione e si è radicato con la rivoluzione. Ma a differenza dell’immaginario collettivo, la rivoluzione fascista non è stata condotta con le armi, non ha avuto il suo martirologio costellato di migliaia di morti per la causa, non ha scatenato guerre civili e non ha ribaltato, armi alla mano, alcun governo. E’ stato un fenomeno spontaneo, voluto, sentito, che ha saputo fare ben più di quanto avrebbero fatto le canne dei fucili. Ha sconquassato l’intero assetto sociale della nazione italiana, l’ha rivoltata come gli arati fanno con la terra, ha destituito metodi e regole di conduzione statale per soppiantarli con una visione societaria completamente diversa, dove lo Stato era tutto e dove tutto era all’interno dello Stato. Fuori il nulla.
Sono passati molti anni da quel momento epocale e i libri di storia si sono riempiti di fatti, nomi, eventi e spesso, anche di leggende, falsità e menzogne Oggi viviamo in un mondo completamente diverso, dove pare che la rivoluzione fascista non sia mai avvenuta, anche se l’intero territorio italiano ne testimonia la passata presenza con le rimaste costruzioni di edifici, monumenti ed opere pubbliche compiute all’epoca. Persino alcune delle leggi attuali risalgono al periodo di quel capolavoro rivoluzionario che seppe compiere un vero miracolo: quello di instaurare una nuova classe dirigente con la forza, ma senza il tributo di sangue che ogni rivoluzione aveva sempre richiesto.Sono storie di altri tempi, talmente lontane che sembra quasi di parlare di fatti accaduti ai tempi degli antichi romani, benché non sia ancora passato neanche un secolo da quel momento epocale.Eppure, nonostante la lontananza storica, il corso del tempo che ci ha separato dal passato rivoluzionario fascista, ha visto altre forze politiche e singoli individui che hanno custodito, a modo loro, il seme di quella rivoluzione, in attesa che si manifestassero i tempi propizi perché potesse tornare a germogliare. Ma la custodia di quel seme è stata spesso maldestra, ha visto mani incapaci e superficiali gestirlo incautamente, altre che lo hanno svenduto ai contro rivoluzionari, cioè ai democratici, ai capitalisti, ai massoni, ai sionisti, ovvero a coloro che di quel seme ne avrebbero fatto cenere, consci del fatto che l’albero che ne sarebbe sorto avrebbe avuto radici talmente forti e profonde da non permettere loro alcuna azione che fosse priva di regole e che fosse protesa a proteggere l’interesse del singolo a scapito della collettività.

L’incapacità nel proteggere un seme così importante ha creato la situazione odierna in cui viviamo. Capitalismo selvaggio, padronanza assoluta delle banche e degli speculatori economici di casa e stranieri, svendita del beni dello stato, disinteresse dei politici di governo verso i problemi della nazione, continui prelievi economici dalle tasche delle famiglie italiane, servizi sociali sempre più decadenti, invasione incontrollata di extracomunitari provenienti da ogni angolo del mondo, criminalità dilagante, droga spacciata in ogni angolo di strada, disinteresse alla vita politica e sociale da parte della popolazione, mancanza di cultura, incompetenza, faciloneria, gestione maldestra della cosa pubblica, insomma una distruzione del tessuto sociale di proporzioni epocali, di cui nessuno ricorda simili precedenti.
Ad un tratto però, qualcuno si  è ricordato della rivoluzione di popolo, della possibilità di poter ottenere cambiamenti repentini con l’uso della forza li dove non  è possibile ottenerli in altro modo. Si è tornati a parlare di rivoluzione. E quelli che hanno ripreso il seme lasciato dal fascismo originale sono stati i fascisti delle nuove generazioni, cioè quelli che con il ventennio non hanno avuto mai nessun legame e che conoscono quel periodo storico solo per sentito dire, perché sono pochi coloro che si sono documentati seriamente per comprendere l’entità, le capacità ed anche la pericolosità di un azione di forza rivoluzionaria.
Ogni giorno i nuovi mezzi di comunicazione virtuale trasmettono un numero di messaggi sempre maggiori che incitano alla rivoluzione. Alcuni dei movimenti più conosciuti, ma che peccano di una scarsa penetrazione sociale, hanno volutamente alzato il tiro, per non parlare dei singoli individui che, da casa, incitano gli altri a fare i rivoluzionari al posto loro.
Lasciando da parte i poltronari e gli attendisti perpetui, i movimenti che si sono dati da fare in forma pratica con il compimento di diverse azioni sul territorio, (che  peròsono rimaste sempre poco conosciute e che non hanno mai sortito alcun cambiamento politico o sociale), sono passati ad esortare quotidianamente le persone a scendere nelle strade per esigere ciò che è nei diritti di un popolo. Editti, proclami, incitamenti, sono diventati la somministrazione rivoluzionaria giornaliera da inoculare nelle vene di un popolo che però rimane distratto come lo è stato nei decenni passati, che si cura di se stesso nell’ambito del raggio d’azione che comprende il proprio luogo di residenza e, al massimo, quello di lavoro. Le grida di allarme e di esortazione alla rivoluzione, sociale o armata che sia, sono rimaste nelle gole di chi ha cercato di farsi sentire, di chi ha sperato in una insurrezione popolare. Il fascismo attuale non poteva compiere niente di più sbagliato scegliendo il momento meno propizio e più pericoloso, con il rischio di dare a se stesso il definitivo colpo di grazia .
Dopo decenni di inettitudine, di lotte interne, di distruzione dei capisaldi dell’ideologia fascista, dopo la de-culturizzazione dell’ideale fascista che ha portato un numero elevato di  persone a militare in AN e nel PDL con la convinzione di potersi definire ancora “camerati”, dopo il rinnegamento degli ideali compiuto da molti altri, che da ferventi fascisti sono diventati abili traffichini ammanicati con i politici di zona con i quali hanno spartito torte milionarie tra appalti pubblici, piani regolatori e truffe alle casse dello stato, il fascismo del terzo millennio si è svegliato di colpo chiedendo a gran voce la rivoluzione contro le banche ed il potere economico e politico. Insomma, dopo aver svuotato le caserme, i pochi generali rimasti, e che peraltro peccano di incapacità storicamente documentata, si sono affacciati dalle finestre dei loro alloggi ed  hanno impartito l’ordine ad un cortile desolato di stare pronti per il sacrificio estremo in nome del popolo italiano. E qui viene da chiedersi se tale richiesta fa parte di una demenza ormai in stato avanzato e non più curabile, o se vi è sotto una strategia – probabilmente terminale – da parte delle forze verso le quali la rivoluzione dovrebbe scatenarsi.
I fascisti del terzo millennio stanno chiedendo qualcosa di impossibile da attuare. Non esistono mezzi, non esistono uomini ma, soprattutto, non esiste l’intenzione da parte di un’Italia in continuo stato di coma vegetativo di rischiare la propria pelle o la propria libertà per una rivoluzione impraticabile perché è priva di organizzazione, perché non ha capi seri, carismatici, validi. Basta pensare a cosa disse un pubblico ministero quando venne intervistato a proposito del massacro avvenuto in Olanda recentemente. Alla domanda di un giornalista circa un possibile ritorno al terrorismo nero, il Pm disse che si poteva stare tranquilli. A detta sua – e visto il ruolo del personaggio non si fa fatica a credergli – non esistono nel nostro ambiente persone in grado di mettere  in piedi alcuna cellula terroristica. Non esistono capi profondamente convinti fino al punto di far nascere neanche un accenno di scintilla rivoluzionaria. Non esistono organizzazioni in tal senso, né la possibilità che esse siano create. Una sentenza spietata e lapidaria sul nostro cosiddetto ambiente che ci relega nel campo della nullità, dove vanno tutti coloro che non fanno paura, che non esistono e che non hanno alcuna possibilità di far parte di un momento storico per il quale sono richieste benr altre basi.
Ma non c’era bisogno del Pm di turno per venire a conoscenza dell’incapacità esistente all’interno delle organizzazioni politiche fasciste o pseudo tali. Lo sanno anche le pietre che, ad oggi, non esiste un solo movimento che possa incutere alle forze economiche e politiche attuali, non il timore, ma il solo fastidio per la propria presenza.
Lo sanno anche quei generali che sono rimasti nelle loro caserme, con un passato storico che è meglio non ricordare e con una desolante assenza di militanti all’interno delle loro caserme politiche dove continuano a comandare con ostinazione, senza rendersi conto che ogni giorno che passa la loro solitudine diventa sempre più grande. Lo sappiamo noi, che dalle colonne del nostro giornale abbiamo spesso tastato il polso della gente per sentire la loro reazione, un loro sussulto di rabbia di fronte alle speculazioni infami, alla povertà dilagante, alle ingiustizie sociali. Ma non abbiamo avuto nessun riscontro. Quel polso non aveva alcun battito.
Lo sa persino lo scrivente che ha dovuto constatare di persona una verità dolorosa e amara, ovvero quella di scoprire il doppio gioco di un ex combattente della RSI, poi diventato senatore di uno stato fondato sulla corruzione e sulle tangenti, che aveva fondato un movimento dal nome fascistissimo non  per amor di fede, ma per meglio servire il nuovo padrone, dando ad esso i nominativi dei tesserati al fine di creare una vera e propria lista di proscrizione tutt’ora in mano ai servizi interni.
Lo sanno tutti che il nostro ambiente c’e’ ma è come se non esistesse, che non esiste nessuno pronto a sparare. E poi a chi? Con cosa?
Allora, ecco di nuovo la domanda di prima. Se la chiamata alla rivoluzione non è dettata dai generali di cui sopra e che sono ormai giunti alla fase terminale di deficienza allo stato puro, o da chi è nato politicamente ieri e che disconosce in toto i fatti, è possibile che vi sia una strategia da parte delle forze economiche e politiche imperanti di voler usare quell’humus rivoluzionario, che di fatto esiste, per far uscire allo scoperto quei pochissimi che potrebbero ancora credere in un simile evento per poi decapitarli sulla pubblica piazza, (ma andrebbe bene farlo anche nelle segrete dei loro caveau), al fine di terminare, una volta e per sempre, un possibile nemico che, benché piccolo ed insignificante oggi, potrebbe essere una spina nel fianco domani?
O, forse, esiste un’altra possibilità. E’ probabile che i generali deficienti credano davvero di poter fare la loro rivoluzione sociale o civile che sia. E in base alla loro metrica di valutazione stanno davvero progettando di compattare quelle poche forze libere rimaste per creare una sorta di avamposto, di milizia combattiva pronta a tutto pur di ribaltare le condizioni attuali e coloro che le impongono. Ma ciò di cui non si rendono conto questi generali con le loro caserme vuote e con le casse ancora più vuote, è che la loro rivoluzione, nel momento stesso in cui prenderà vita, rischierà di essere presa in mano dal nemico che con la forza economica ed il potere politico che attualmente possiede la porterà avanti da sola ribaltando di 180 gradi gli scopi e le mete, distruggendo così ogni iniziativa e possibilità di riscatto futuro.
Ogni rivoluzione deve avere alla base gli uomini e dei mezzi. L’ambiente fascista non dispone nè dell’uno, né dell’altro. Non vi sono neanche improbabili potenze straniere a cui potrebbe interessare un cambio di rotta della nazione Italia. E allora i soliti cialtroni dal passato innominabile stanno parlando di un solo tipo di rivoluzione.
Una rivoluzione impossibile!

Fonte art.

http://www.popoloditalia.it              

Il Popolo d'Italia

Fondato nel 1914 da Benito Mussolini

                                                       



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