L’esposizione racconta la Repubblica Sociale attraverso le immagini, un appuntamento da non perdere
Con una raccomandazione: visitare la mostra con la mente sgombra, libera dai ‘condizionamenti indotti’
L’immagine della Repubblica Sociale Italiana rivive in una mostra a Genova, presso il Palazzo Ducale, aperta fino al prossimo 16 marzo.
Una carrellata di manifesti, bozzetti, disegni, volantini, fotografie, provenienti dalla Wolfsoniana e dall’Istituto Mazziniano, racconta il periodo dall’8 settembre 1943 al 25 aprile 1945, un pezzo della storia d’Italia che sui libri di storia viene trattato sempre e solo da un unico punto di vista.
Un’occasione, dunque, per ‘vedere’ la storia attraverso testimonianze fatte di immagini. L’esposizione, che propone anche pezzi mai messi in mostra prima, a cura di Matteo Fochessati e Gianni Franzone, in collaborazione con Raffaella Ponte, è la prima di una triade dedicata al Novecento.
Dalle immagini proposte, tra cui le illustrazioni di Gino Boccasile e Dante Coscia, fortemente evocative di un’epoca difficile, viene fuori la volontà di cercare una nuova ed ancor più forte motivazione ideologica e patriottica per riemergere, per tentare ritrovare quell’onore perduto con l’8 settembre e con la fuga del re e di Badoglio. La nota immagine della giovane con il basco che innalza il tricolore con l’aquila e il fascio littorio, quella riproducente il marò che imbraccia il fucile, il soldato che stringe la mano al fabbro in un messaggio di lavoro e combattimento ‘per la patria, per la vittoria’, l’opera di Mario Sironi ‘Il soldato e il lavoratore’ del 1943, sono solo alcune delle meraviglie storiche che si possono ammirare a Palazzo Ducale.
La mostra è divisa in sette sezioni tematiche, in un percorso cronologico ma anche concettuale, così strutturate: ‘dalla guerra all’8 settembre’, ‘la fatale alleanza’, ‘i volti del nemico’, ‘nemici interni’, ‘la difesa dei valori e dell’onore’, ‘la propaganda tra illusone e persuasione’, ‘catastrofe e palingenesi’.
Una mostra insomma decisamente interessante, e che certamente merita di essere visitata, ma con un’accortezza: man mano che si percorre il tragitto verso il Palazzo Ducale e ci si avvia verso l’ingresso, è bene sgombrare la mente da condizionamenti ‘indotti’. Il depliant illustrativo, infatti, lungi dal voler introdurre il visitatore ad un’analisi obiettiva della storia e dell’epoca, lasciando ‘parlare’ quegli oggetti, quelle immagini che, da sole, trasudano storia, come sarebbe utile oltre che corretto, entra nel merito delle pulsioni, delle emozioni, delle motivazioni, dando un ‘giudizio’ di parte, mancando della necessaria obiettività che necessita quando si vuole rendere un servizio alla collettività.
Ma basta leggere la lista dei promotori dell’iniziativa per capirci un po’ di più: oltre al Comune di Genova abbiamo, tra gli altri, l’Istituto Ligure per la storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea e l’Anpi provinciale di Genova.
Ecco perché il depliant recita: ‘il 25 luglio e l’8 settembre vengono riletti attraverso la chiave del tradimento’ oppure ‘le immagini raccontano un ‘cameratismo dell’onore’ in realtà inesistente’. E ancora, fa sorridere quando declama di ‘grottesche e minacciose immagini stereotipate’ o di ‘celebrazione distorta di spirito risorgimentale’. Fa sorridere, perché denota una evidente presa di posizione non autenticamente storica, perché mette in risalto l’ennesima esacerbazione di pagine di storia che a nessun costo si vogliono analizzare con obiettività, con lucidità.
È qualcosa che stona terribilmente, anche perché sembra un volersi ostinare a raccontare qualcosa che o non si conosce a sufficienza, oppure si tenta in qualche modo di ‘sfruttare’, ideologicamente s’intende.
Curioso che a parlare della Repubblica Sociale sia la resistenza. Quantomeno curioso. E se un giorno accadesse il contrario? Se un giorno, per puro caso, accadesse che – per esempio – il Raggruppamento Nazionale Combattenti e Reduci della Rsi organizzasse una mostra sulla resistenza e redigesse un depliant illustrativo ‘colorito’? Sarebbe davvero interessante leggere le reazioni delle numerose e starnazzanti associazioni, che certamente griderebbero allo scandalo. In ogni caso la mostra merita ed è un’occasione da non perdere per gli appassionati di storia, per gli addetti ai lavori e anche – e soprattutto forse – per gli studenti. Ma con gli occhi aperti e la mente libera da qualsivoglia condizionamento. In fondo, le immagini parlano da sole.
Di Emma Moriconi.
Fonte art.
http://www.ilgiornaleditalia.org
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