Fuori, camionette della polizia e dei carabinieri quasi che si attendesse una gara di mazzate fra hooligans (ma non accadrà assolutamente nulla). Dentro, Leonidas Stathopoulos, la barba curata e la pelle di coccio arrostita al sole della sua terra, risponde tranquillo. Candidato prefetto per la regione ovest della Grecia e membro del comitato centrale di Alba Dorata, ha parlato per la prima volta ieri a Milano, ospite di Casa Pound Italia. Assieme a lui, il vicepresidente di Cpi Andrea Antonini e il militante di Alba Dorata Konstantinos Boviatsos. «Qualcuno mi ha nominato ambasciatore nazista in Italia», dice ridendo. In patria il movimento nazionalista che ha per simbolo il Meandros è sotto pressione. Vola nei sondaggi - alcuni lo danno vicino al 22% dei consensi - ma il suo leader Nikolaos Mickaloiakos e altri cinque parlamentari sono in carcerazione preventiva con accuse pesanti.
Associazione a delinquere, appartenenza a una banda criminale, possesso di armi, racket e omicidio. C’è da aver paura a parlare con voi.
«Ci troviamo di fronte a uno scenario accuratamente preparato, che presto vedremo in altri Paesi europei. Parliamo di una vera caccia al nazionalista ellenico, una persecuzione politica. Ma siamo sicuri al cento per cento che vinceremo. Non ci sono prove contro di noi e la carcerazione dei nostri camerati è una truffa. Aspettiamo il processo fra diciotto mesi».
Nel frattempo, due vostri militanti sono stati ammazzati e uno è stato gravemente ferito. I giornali hanno parlato di un’operazione condotta da sicari.
«Questo assassinio è stato progettato e noi lo aspettavamo. Lo Stato lo aveva già preparato nel mondo in cui solo uno Stato lo può preparare. Cioè liberando, con una licenza di cinque giorni, due capi dell’organizzazione extraparlamentare “17 novembre”, con due ergastoli sulle spalle. Proprio, guarda caso, nella settimana in cui sono stati commessi gli omicidi. Secondo noi. Per noi il sistema ha usato le squadre paramilitari di sinistra per fare il gioco sporco. E lo ha fatto per poter piegare il nostro morale e fermare la nostra lotta per poter salvare il popolo greco da questo tipo di democrazia. Ma alla fine tutto questo si è ritorto contro il sistema».
Però un vostro militante è stato condannato in primo grado per l’omicidio di un militante di sinistra, Fyssas.
«La verità è che tutto è iniziato da una lite banale, in un bar nella periferia di Atene, fra due tifosi di calcio. Il morto poteva essere di una parte o dell’altra. Noi abbiamo condannato dal primo momento questo omicidio. Ma al sistema non è bastato. Ha sfruttato questo assassinio per iniziare la persecuzione contro il nostro movimento. Il sistema democratico usa i metodi nazisti, proprio gli stessi che ci accusa di utilizzare».
Ma voi siete nazisti?
«I nazisti c’erano in Germania negli anni Quaranta. Noi siamo greci nazionalisti, di un nazionalismo laico. Ci consideriamo nazionalisti perché abbiamo alle nostre spalle una lunga storia di civiltà e non ce la facciamo togliere da nessuno».
In questi giorni è al cinema il seguito del film “300”. Mostrava una Grecia antica hollywoodiana e cartoonistica, ma allo stesso tempo metteva in scena la lotta degli spartiati contro l’impero persiano. Sembra che oggi i greci abbiano sostituito i persiani con la troika e le banche.
«Il destino dei greci è di difendere la civiltà. La civiltà che noi abbiamo portato in Europa. Un tempo erano i Persiani, oggi il nostro nemico è la finanza mondiale. Non è un caso se la Grecia è stata scelta per iniziare questo esperimento economico. Da noi è nata la democrazia, e cominciando da noi è come se avessero voluto soffocare la democrazia lì dove è nata. Questa lotta non riguarda soltanto noi e i nostri politici corrotti, che hanno sequestrato al popolo greco tutti i risparmi e hanno permesso che fossero tagliati i finanziamenti al nostro Paese già povero. Riguarda tutta l’Europa. Dobbiamo alzare gli occhi e vedere chi è il nostro nemico comune».
Lei pensa che l’Italia andrà incontro allo stesso destino della Grecia?
«Se vogliono portare in Italia lo stesso esperimento che hanno portato in Grecia, dovranno passare sopra di noi. Se la Grecia perde questa battaglia contro la finanza internazionale, le conseguenze sarebbero le stesse che se avessimo perso la battaglia di Maratona».
Pensate che quella dell’Unione europea sia una dittatura?
«Questa politica dell’Unione europea non ha niente a che fare con il sogno che abbiamo avuto anche noi, che tutti i popoli europei fossero uniti in un’Europa dei popoli, delle civiltà e delle nazioni. Questa Europa riduce l’uomo a una macchina fatta per produrre, mentre gli uomini sono esseri viventi con sogni, e hanno il diritto di vivere in un’Europa libera».
Che ne pensate dell’uscita dall’Euro?
«L’Euro non è la questione fondamentale su cui dobbiamo puntare ora. I greci hanno pagato molto caro il passaggio dalla dracma all’euro. Però oggi un’eventuale uscita del nostro Paese dall’euro - per fallimento o per decisione dei nostri politici corrotti - creerebbe tantissimi problemi. A tutta l’Europa. La trappola che hanno teso per noi si ritorcerebbe contro quelli che l’hanno creata».
Per la prima volta vi presentate alle Europee con buone possibilità di farcela. Che vi aspettate?
«Il sistema cerca di impedire in ogni modo la nostra entrata nell’Europarlamento. Il progetto è quello di non lasciarci arrivare alle elezioni, togliendoci l’immunità e mandandoci tutti in carcere. Noi vorremmo creare nel prossimo europarlamento una forza nazionalista europea, l’unica che può resistere all’attacco delle banche. Faranno di tutto per impedircelo».
Che ne pensate di Beppe Grillo e dei Cinquestelle?
«I giornali greci paragonano Grillo a una Alba Dorata all’italiana. La differenza è che noi, per le nostre idee e battaglie, abbiamo pagato col sangue e col carcere. Non so se abbiamo qualcosa in comune. Forse no. Però se il nome di Alba Dorata diventa la metafora per indicare qualcuno che vuole lottare, ne siamo onorati».
Art. di Francesco Borgonovo.
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