giovedì 12 dicembre 2013

La rivolta dei Forconi o la lotta di classe del terzo millennio

Quella dei “Forconi” è una rivolta di popolo di natura trans-ideologica e interclassista. È il sollevamento dei ceti produttivi che mira al ribaltamento della classe dominante, quella che un tempo chiedeva i tributi ai contadini e agli artigiani e che oggi reclama denaro nel nome della “responsabilità” e della "legalità". “Una classe di parassiti – scriveva già Engels a fine Ottocento – che si porta via il meglio della produzione sia indigena che straniera, acquista rapidamente ricchezze e l’influenza sociale corrispondente”.

 “Vi chiedo di non proteggere più questa classe politica che ha portato l’Italia allo sfacelo, di non scortarli con le loro macchine blu o al supermercato, di non schierarsi davanti ai palazzi del potere infangati dalla corruzione e dal malaffare. Le forze dell’Ordine non meritano un ruolo così degradante. Gli italiani sono dalla vostra parte, unitevi a loro”.
Beppe Grillo
Quello dei Forconi viene considerato da i benpensanti come un fenomeno irrilevante perché “populista”. I salotti del Partito Democratico sono troppo impegnati a gonfiare il numero di votanti alle primarie. Sul profilo di Renzi nessuna riga dove si parla dei lavoratori in piazza. Il nuovo segretario preferisce parlare della sua squadra di governo composta principalmente da donne e giovani. Nelle democrazie di spettacolo e di opinione è controproducente nominare persone che provengono dal mondo del lavoro produttivo, meglio abbandonarsi a queste pseudo-categorie borghesi. I giovani e le donne. Angelino Alfano del Nuovo Centro Destra avverte che il governo della miseria “non consentirà che le città siano messe a ferro e fuoco”. Il ministro Lupi condanna la protesta perché “non giustificata”. “Smettetela, state sconvolgendo la vita della gente” esclama a gran voce il sindaco di Torino Piero Fassino. Silvio Berlusconi invece dopo aver screditato due anni fa i primi sollevamenti nel Sud Italia invoca adesso un dialogo.
Quello che è successo Rho, un comune di 50mila in provincia di Milano, è la cornice di quanto sta succedendo in questi giorni e non merita un disinteressamento da parte delle istituzioni e della società civile. Mentre i manifestanti innalzano la protesta, i poliziotti si tolgono i caschi e li scortano pacificamente. “Tutti insieme, tutti insieme” urlano in centinaia. Poi “Italia! Italia! Italia”. Gli applausi della folla. “Siete come noi”. Lo stesso accade in altre città italiane, tuttavia i video che testimoniamo l’accaduto non fanno unanimità tra questure e sindacati. Le voci sono discordanti. C’è chi dice che fosse un gesto fatto per pura “prassi”, ma chi come il Sindacato Italiano Unitario Lavoratori Polizia (Siulp) che in un comunicato sottoscritto dal Segretario Generale Felice Romano dal titolo “Plauso ai colleghi, monito a politica e palazzi”, ha sottolineato la “totale condivisione delle ragioni a base della protesta odierna di tutti i cittadini che hanno voluto gridare basta allo sfruttamento e al soffocamento dei lavoratori e delle famiglie italiane”.
Nessuno è solo. I Forconi sono tanti e stanno invadendo le piazze d’Italia. Torino, Genova, Treviso, Palermo, Catania, Napoli, Ferrara, Benevento, Roma, Milano, Bari, Arezzo ma anche piccoli centri e snodi autostradali: da Sud (dov’è nata nel 2012) al Nord la protesta è un fulmine che deve richiamare l’attenzione di tutti. Contro il governo delle tasse, del carovita e delle banche ci sono tutti. Dai piccoli imprenditori ai disoccupati, dai piccoli commercianti agli studenti, dagli allevatori agli autotrasportatori, e ancora operai, cassintegrati e pensionati. In piazza c’è il corpo produttivo del Paese, quello che il filologo e storico Georges Dumézil (1898-1896) ne “L’ideologia tripartita” chiamava la funzione dei “laboratores”. Un movimento autonomo, spontaneo, nato dal basso con l’aiuto della rete, che ha rifiutato le sigle, l’inganno della dicotomia destra/sinistra, boicottando l’intermediazione di sindacati e partiti collusi con il sistema oligarchico. Nessuno “sponsor”, nessun esponente dello Star System, non c’è la Cia, non ci sono Organizzazioni Non Governative a sostenere i moti. La rivolta dei “Forconi” non richiama in nessun modo le rivoluzioni colorate svoltesi in Serbia nel 2000, in Georgia nel 2003 oppure in Ucraina nel 2004, come non assomiglia alle tante manifestazioni cinematografiche dove chi protesta indossa la maschera di “Guy Fawkes”.
Quella dei “Forconi” è una rivolta di popolo di natura trans-ideologica e interclassista. È il sollevamento dei ceti produttivi che mira al ribaltamento della classe dominante, quella che un tempo chiedeva i tributi ai contadini e agli artigiani e che oggi reclama denaro nel nome della “responsabilità” e della “legalità”. “Una classe di parassiti – scriveva già Engels a fine Ottocento – che si porta via il meglio della produzione sia indigena che straniera, acquista rapidamente ricchezze e l’influenza sociale corrispondente”.
 

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