sabato 7 dicembre 2013

Il ministro accusa «Sono banditi»

CASO LAZIALI.

Sinkiewicz: «I tifosi in galera sono delinquenti» La Russa replica: «I veri teppisti sono polacchi» intanto i 22 restano in prigione.

La vergogna di Varsavia, raccontata dal punto di vista delle istituzioni e delle autorità polacche. Col Governo italiano che ha deciso di muoversi, col presidente del Consiglio Enrico Letta nella capitale della Polonia ad assicurare la sua azione, le versioni ufficiali del fattaccio arrivano così diverse dalle testimonianze dei tifosi della Lazio. Non entra in punta di piedi il primo ministro degli Interni polacco, Barlomiej Sinkiewicz, le sue dichiarazioni un tackle durissimo: «Comprendo le lamentele da parte delle famiglie per le cattive condizioni in carcere dei tifosi laziali e contro il loro arresto e detenzione in Polonia - ha spiegato in un breve briefing con i giornalisti nella giornata di ieri - Ma la verità è che una parte di loro si trova a Varsavia per assistere i propri figli che sono banditi e delinquenti». Il Ministro ha inoltre sottolineato che «una dozzina sono già stati processati e la legge è uguale per tutti, sia per i polacchi sia per gli stranieri. In qualsiasi posto si viene arrestati se si agisce in quel modo e così è successo a Varsavia».
Banditi e delinquenti? Ignazio La Russa, presidente del partito Fratelli d'Italia, non ci sta e ribatte ferocemente. Forse il ministro Sinkiewicz dimentica i disordini dei tifosi del Legia Varsavia a Roma nella partita d'andata d'Europa League. Forse dimentica pure che le prove tanto sbandierate, ad ora, nessuno le ha viste: «» una vergogna che il ministro degli Interni parli di banditi a proposito dei tifosi laziali fermati, la maggior parte di loro sono stati accusati solo di schiamazzi. Noi non ci permettiamo di dire lo stesso con molti polacchi che in Italia hanno conti seri con la giustizia italiana - ha risposto La Russa al ministro polacco - Se dovessimo fare una percentuale dei banditi italiani in Polonia e dei banditi polacchi in Italia, saremmo noi a rimetterci con i banditi polacchi». Continuano a rinnegare in Polonia la vergogna di Varsavia, eppure le testimonianze di chi quell'incubo l'ha vissuto sulla pelle sono sulla bocca di tutti. L'incubo di chi è ancora nelle carceri polacche, e nulla sa di cosa accadrà. Ventidue tifosi biancocelesti e cittadini italiani ancora privi di libertà, torneranno in Italia a scaglioni tutti entro metà dicembre: dieci di loro hanno già affrontato il processo, dovranno aspettare l'appello e si parla di un'attesa di quindici giorni. Un'altra dozzina invece, che non si è ancora presentata in aula, tornerà libera in una settimana. Tra di loro ci dovrebbero essere anche un cittadino ceco e uno francese. La versione dell'ambasciatore polacco a Roma, Wojciech Ponikiewsky, così diversa dai racconti invece: «Il giorno prima della partita 17 tifosi laziali, in modo abbastanza aggressivo hanno arrecato disturbi in strada, per poi nascondersi nell'albergo in cui alloggiavano. Giovedì pomeriggio, invece, 200 tifosi si sono comportati in modo aggressivo, causando scompiglio anche tra i cittadini, poi hanno attaccato la polizia - ha raccontato qualche giorno fa - Sono state fermate 150 persone, tra cui 136 italiani, ma non direi ci sia un legame diretto con i disordini dei tifosi polacchi a Roma. Spero non sia un caso diplomatico, ma che rimanga soltanto un caso giudiziario». Addirittura il capo della polizia, Mark Dzialoszynski, ha parlato di un'azione necessaria e quasi di difesa dalla furia italiana dei tifosi: «La nostra polizia non ha avuto alcuna possibilità di eventuali negoziati, ha dovuto reagire con la forza». Il Ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski aveva provato 'a smorzare gli animi', invitando alla diplomazia e sottolineando che «i detenuti e i teppisti condannati sono stati trattati in conformità con la legge polacca da parte delle istituzioni statali competenti. Allo stesso tempo ha promesso di aiutare a risolvere qualsiasi circostanza, nello spirito della piena gentilezza e degli ottimi rapporti tra Polonia e Italia, che apprezziamo e intendiamo sviluppare».

Giorgia Baldinacci

Nessun commento:

Posta un commento

Commenti dai camerati.