Genova. Confermato il fermo nazionale dell’autotrasporto italiano. A partire dalla mezzanotte di domenica prossima gli autotrasportatori si fermeranno per cinque giorni su tutto il territorio nazionale. Al centro della protesta la mancata soluzione dei problemi della categoria e il mancato mantenimento degli impegni assunti dal governo in materia di regolamentazione del settore.
“Gli autotrasportatori – sottolinea Maurizio Longo, Segretario Generale di Trasportounito, organizzazione che guida la protesta – non chiedono soldi pubblici o finanziamenti che, intanto, inevitabilmente andrebbero a finire nelle tasche di altri. Chiedono la definizione di un sistema di regole, che consentano alle aziende di autotrasporto di sopravvivere, per esempio con i tempi di pagamento certi e la certezza del credito, la reale remunerazione ai tempi di carico e scarico, la revisione dei costi minimi di sicurezza e la regolamentazione delle sub-vezioni. Un quadro normativo concretamente applicabile che consenta all’anello più debole della filiera produttiva, l’autotrasporto, di accrescere la propria capacità contrattuale nei confronti della committenza e, di conseguenza, garantire una fondamentale sicurezza stradale. A tale quadro normativo devono risolversi le annose questioni strutturali e funzionali che riguardano le regioni della Sicilia e della Sardegna”.
“Tutte norme e interventi – prosegue Longo – che impattano con quegli interessi che hanno condannato l’autotrasporto, vero e proprio asse portante del sistema economico italiano (con circa il 90% delle merci trasportate su strada), alla situazione di fallimento di fatto in cui versa oggi. Il Governo pur conoscendo le nostre specifiche richieste ha preferito introdurre, nella Legge di Stabilità, disposizioni per l’autotrasporto che nulla hanno a che vedere con le reali soluzioni, a costo zero, di cui necessita il settore”.
“Gli autotrasportatori – sottolinea Maurizio Longo, Segretario Generale di Trasportounito, organizzazione che guida la protesta – non chiedono soldi pubblici o finanziamenti che, intanto, inevitabilmente andrebbero a finire nelle tasche di altri. Chiedono la definizione di un sistema di regole, che consentano alle aziende di autotrasporto di sopravvivere, per esempio con i tempi di pagamento certi e la certezza del credito, la reale remunerazione ai tempi di carico e scarico, la revisione dei costi minimi di sicurezza e la regolamentazione delle sub-vezioni. Un quadro normativo concretamente applicabile che consenta all’anello più debole della filiera produttiva, l’autotrasporto, di accrescere la propria capacità contrattuale nei confronti della committenza e, di conseguenza, garantire una fondamentale sicurezza stradale. A tale quadro normativo devono risolversi le annose questioni strutturali e funzionali che riguardano le regioni della Sicilia e della Sardegna”.
“Tutte norme e interventi – prosegue Longo – che impattano con quegli interessi che hanno condannato l’autotrasporto, vero e proprio asse portante del sistema economico italiano (con circa il 90% delle merci trasportate su strada), alla situazione di fallimento di fatto in cui versa oggi. Il Governo pur conoscendo le nostre specifiche richieste ha preferito introdurre, nella Legge di Stabilità, disposizioni per l’autotrasporto che nulla hanno a che vedere con le reali soluzioni, a costo zero, di cui necessita il settore”.
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