di Marco Guerra
Una delegazione del movimento greco nella sede del centro sociale ‘non conforme’ per raccontare il suo modello e la sua escalation nelle urne.
Per gli osservatori politici più distratti la scorsa settimana all’Esquilino, presso la storica sede di Casa Pound, si è tenuto un semplice raduno aperto alla stampa tra nazionalisti di due diverse nazioni; tra “nostalgici” come li ha definiti qualche testata. Ma, guardando meglio come stanno le cose, si scopre che si tratta della prima uscita ufficiale fuori dai confini della Grecia di Alba Dorata, dall’exploit alle elezioni politiche del 2012 in cui ha ottenuto il 7% dei consensi e 12 deputati. E, se ciò non basta ad inquadrare l’evento, si consideri che, meno di un mese fa, due giovani militati di Alba Dorata sono stati freddati a colpi di pistola davanti la sede centrale del partito, mentre è ancora in corso la bufera giudiziaria che ha portato all’arresto il leader del movimento, Nikos Mihaloliakos, e di altri 5 deputati, accusati di aver formato un’organizzazione criminale. Un’escalation di violenza e drammatici eventi che si accompagna ad un crescita esponenziale del movimento nei sondaggi, che lo danno tra il 15% e il 22%, attestandosi così, secondo alcuni istituiti demoscopici, come primo partito in Grecia.
Insomma le premesse erano tali da far scattare i soliti allarmi dei gendarmi della democrazia, non sono mancate infatti interpellanze parlamentari al ministro dell’Interno e la prefetto di Roma per far proibire l’incontro che, tuttavia, si è svolto senza tensioni davanti ad oltre 400 fra militanti, simpatizzanti e giornalisti. In realtà non si è trattata di una conferenza stampa (non erano consentite domande), ma di un semplice di confronto tra i vertici Casa Pound (rappresentati da Andrea Antonini e Simone Di Stefano, già candidato a sindaco di Roma per le ‘tartarughe’) e una delegazione del partito ellenico, guidata da Apostolos Gkletsos, ex deputato 42enne, portavoce e membro del Comitato centrale, che ha spiegato come è organizzata e cosa vuole davvero Alba Dorata. Sul tavolo dei relatori, c’era anche Konstantinos Boviatsos, altro militante di Aba Dorata e responsabile di Radio Bandiera Nera Hellas, il quale, grazie al suo passato da studente in Italia, ha tradotto passo dopo passo un discorso di Gkletsos, carico di riferimenti programmatici, storici e anche simbolici, che appartengono ad un sentire comune alle due formazioni politiche.
Dopo aver portato i saluti dei “prigionieri politici” in carcere e ripercorso le tappe cruciali del movimento nato negli anni ’80 e rimasto per i primi due decenni senza una rappresentanza parlamentare, Apostolos si è soffermato sul meandro, antico simbolo greco suggellato tra due rami di alloro, scelto come emblema da Alba Dorata: “I colori della nostra lotta sono il nero, il bianco e il rosso (gli stessi di Cpi, nrd) – ha proseguito il portavoce del partito -. Il bianco è il simbolo della purezza della nostra lotta, il nero rappresenta la morte che siamo pronti a dare per vincere e il rosso è colore del sangue che siamo disposti a versare per la nostra nazione”.
E del sangue, inteso come richiamo ancestrale delle origini etno-culturali della civiltà greca, è intriso tutto l’intervento del’esponente di Alba Dorata che poi ha passato in rassegna il loro concetto di nazione (comunità di persone accumunate da un omogenea entità linguistica, culturale e religiosa) di Stato e di economia nazionale, favorevole alla proprietà e all’iniziativa privata ma fortemente contrario al modello delle “plutocrazie” capitalistiche che ci “hanno fatto arrivare al fondo delle nostre forze”.
Seguendo ad un registro lessicale lontano anni luce dalle regole del politicamente corretto, Apostolos Gkletsos mette nel miniro il vero obbiettivo dei nazionalisti ellenici: annullare il memorandum imposto al governo “democratico” greco dall’Unione Europea e dal Fondo monetario internazionale. “Se si fosse ascoltato ciò che i partiti nazionalisti europei gridano da tanti anni – afferma -, già oggi i popoli d’Europa sarebbero forti e liberi”. Concetti forti, diretti, senza mezze misure o mediazioni; e ricette semplici che “non promettono il paradiso in terra ma lavoro e produttività”, fra le quali emerge il ritorno alla sovranità monetaria, la riduzione degli impiegati pubblici, l’interruzione di ogni forma di immigrazione e perfino l’incentivo ad un lento ritorno nelle zone agricole dalla metropoli Atene che, da sola, conta circa la metà degli 11 milioni di greci. Parole che in effetti farebbero rizzare i capelli alla Boldrini: “Fino 30 fa le donne raccoglievano le Olive che ora marciscono nei campi grazie alle politiche agricole dell’Ue, mentre i giovani disoccupati greci fanno gli intellettuali stanno tutto il giorno nei bar a bere caffè”.
Il programma – per lo stessa ammissione – è lo stesso dei primi anni ’80 del secolo scorso, quando il partito prendeva percentuali da grassi nello yogurt magro, ma ora Alba Dorata si avvicina alle elezioni europee di maggio con le vele spiegate dai sondaggi che, anche nella peggiore delle ipotesi, danno il movimento a doppia cifra. Nella sala conferenze di Casa Pound ha quindi preso forma il fantasma che agita tutte le cancellerie del Vecchio Continente, terrorizzate da eventuale parlamento di Strasburgo condizionato dall’avanzata dei movimenti nazionalisti. Il Front National di Marie Le Pen in Francia è infatti solo il caso più noto di una galassia “anti-sistema” che si rafforza – di pari passo con la crisi della moneta unica – in Olanda come in Ungheria, passando finanche per la Svezia culla della social-democrazia e modello della sinistra europea. “Il nazionalismo appartiene a tutti i popoli d’Europa, dobbiamo essere tutti uniti”, afferma infine, Apostolos Gkletsos. L’appello dei “camerati” greci è raccolto dai quadri di Casa Pound, secondo i quali “con Alba dorata, si condivide l’area geografica, il programma politico e forse anche il destino”. “Vogliamo capire quello che forse domani accadrà anche a casa nostra – afferma in chiusura Simone Di Stefano – non importa quanto tempo impiegheremo per affermarci ma, prima o poi, arriverà anche il nostro momento”.
Fonte http://www.intelligonews.it/
Una delegazione del movimento greco nella sede del centro sociale ‘non conforme’ per raccontare il suo modello e la sua escalation nelle urne.
Per gli osservatori politici più distratti la scorsa settimana all’Esquilino, presso la storica sede di Casa Pound, si è tenuto un semplice raduno aperto alla stampa tra nazionalisti di due diverse nazioni; tra “nostalgici” come li ha definiti qualche testata. Ma, guardando meglio come stanno le cose, si scopre che si tratta della prima uscita ufficiale fuori dai confini della Grecia di Alba Dorata, dall’exploit alle elezioni politiche del 2012 in cui ha ottenuto il 7% dei consensi e 12 deputati. E, se ciò non basta ad inquadrare l’evento, si consideri che, meno di un mese fa, due giovani militati di Alba Dorata sono stati freddati a colpi di pistola davanti la sede centrale del partito, mentre è ancora in corso la bufera giudiziaria che ha portato all’arresto il leader del movimento, Nikos Mihaloliakos, e di altri 5 deputati, accusati di aver formato un’organizzazione criminale. Un’escalation di violenza e drammatici eventi che si accompagna ad un crescita esponenziale del movimento nei sondaggi, che lo danno tra il 15% e il 22%, attestandosi così, secondo alcuni istituiti demoscopici, come primo partito in Grecia.
Insomma le premesse erano tali da far scattare i soliti allarmi dei gendarmi della democrazia, non sono mancate infatti interpellanze parlamentari al ministro dell’Interno e la prefetto di Roma per far proibire l’incontro che, tuttavia, si è svolto senza tensioni davanti ad oltre 400 fra militanti, simpatizzanti e giornalisti. In realtà non si è trattata di una conferenza stampa (non erano consentite domande), ma di un semplice di confronto tra i vertici Casa Pound (rappresentati da Andrea Antonini e Simone Di Stefano, già candidato a sindaco di Roma per le ‘tartarughe’) e una delegazione del partito ellenico, guidata da Apostolos Gkletsos, ex deputato 42enne, portavoce e membro del Comitato centrale, che ha spiegato come è organizzata e cosa vuole davvero Alba Dorata. Sul tavolo dei relatori, c’era anche Konstantinos Boviatsos, altro militante di Aba Dorata e responsabile di Radio Bandiera Nera Hellas, il quale, grazie al suo passato da studente in Italia, ha tradotto passo dopo passo un discorso di Gkletsos, carico di riferimenti programmatici, storici e anche simbolici, che appartengono ad un sentire comune alle due formazioni politiche.
Dopo aver portato i saluti dei “prigionieri politici” in carcere e ripercorso le tappe cruciali del movimento nato negli anni ’80 e rimasto per i primi due decenni senza una rappresentanza parlamentare, Apostolos si è soffermato sul meandro, antico simbolo greco suggellato tra due rami di alloro, scelto come emblema da Alba Dorata: “I colori della nostra lotta sono il nero, il bianco e il rosso (gli stessi di Cpi, nrd) – ha proseguito il portavoce del partito -. Il bianco è il simbolo della purezza della nostra lotta, il nero rappresenta la morte che siamo pronti a dare per vincere e il rosso è colore del sangue che siamo disposti a versare per la nostra nazione”.
E del sangue, inteso come richiamo ancestrale delle origini etno-culturali della civiltà greca, è intriso tutto l’intervento del’esponente di Alba Dorata che poi ha passato in rassegna il loro concetto di nazione (comunità di persone accumunate da un omogenea entità linguistica, culturale e religiosa) di Stato e di economia nazionale, favorevole alla proprietà e all’iniziativa privata ma fortemente contrario al modello delle “plutocrazie” capitalistiche che ci “hanno fatto arrivare al fondo delle nostre forze”.
Seguendo ad un registro lessicale lontano anni luce dalle regole del politicamente corretto, Apostolos Gkletsos mette nel miniro il vero obbiettivo dei nazionalisti ellenici: annullare il memorandum imposto al governo “democratico” greco dall’Unione Europea e dal Fondo monetario internazionale. “Se si fosse ascoltato ciò che i partiti nazionalisti europei gridano da tanti anni – afferma -, già oggi i popoli d’Europa sarebbero forti e liberi”. Concetti forti, diretti, senza mezze misure o mediazioni; e ricette semplici che “non promettono il paradiso in terra ma lavoro e produttività”, fra le quali emerge il ritorno alla sovranità monetaria, la riduzione degli impiegati pubblici, l’interruzione di ogni forma di immigrazione e perfino l’incentivo ad un lento ritorno nelle zone agricole dalla metropoli Atene che, da sola, conta circa la metà degli 11 milioni di greci. Parole che in effetti farebbero rizzare i capelli alla Boldrini: “Fino 30 fa le donne raccoglievano le Olive che ora marciscono nei campi grazie alle politiche agricole dell’Ue, mentre i giovani disoccupati greci fanno gli intellettuali stanno tutto il giorno nei bar a bere caffè”.
Il programma – per lo stessa ammissione – è lo stesso dei primi anni ’80 del secolo scorso, quando il partito prendeva percentuali da grassi nello yogurt magro, ma ora Alba Dorata si avvicina alle elezioni europee di maggio con le vele spiegate dai sondaggi che, anche nella peggiore delle ipotesi, danno il movimento a doppia cifra. Nella sala conferenze di Casa Pound ha quindi preso forma il fantasma che agita tutte le cancellerie del Vecchio Continente, terrorizzate da eventuale parlamento di Strasburgo condizionato dall’avanzata dei movimenti nazionalisti. Il Front National di Marie Le Pen in Francia è infatti solo il caso più noto di una galassia “anti-sistema” che si rafforza – di pari passo con la crisi della moneta unica – in Olanda come in Ungheria, passando finanche per la Svezia culla della social-democrazia e modello della sinistra europea. “Il nazionalismo appartiene a tutti i popoli d’Europa, dobbiamo essere tutti uniti”, afferma infine, Apostolos Gkletsos. L’appello dei “camerati” greci è raccolto dai quadri di Casa Pound, secondo i quali “con Alba dorata, si condivide l’area geografica, il programma politico e forse anche il destino”. “Vogliamo capire quello che forse domani accadrà anche a casa nostra – afferma in chiusura Simone Di Stefano – non importa quanto tempo impiegheremo per affermarci ma, prima o poi, arriverà anche il nostro momento”.
Fonte http://www.intelligonews.it/
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