Manifestazioni e proteste > Termoli: Protesta forconi, tir e trattori in presidio al casello A14
un governo di autonominati in cui la casta politica non fa passi indietro per i propri privilegi .
8 dicembre 2013
L’italia Si Ferma. Scatterà a mezzanotte di oggi 8 dicembre la nuova rivolta dei “forconi” ma anche di associazioni, movimenti e cittadini che protestano contro le politiche economiche del Governo e chiedono alle istituzioni di voltare pagina. Due i presidi di tir e trattori (la foto si riferisce al 2012) annunciati anche in Molise: uno si formerà all’altezza dell’uscita del casello autostradale di Termoli e l’altro all’ingresso della città di Isernia. Gli autotrasportatori lamentano il mancato mantenimento degli impegni assunti dal governo e puntano il dito contro la legge di stabilita’ in cui sono state introdotte disposizioni che non garantiscono soluzioni ai problemi di molti settori. Duri i toni della protesta. «L’Italia si ferma, ci hanno accompagnati alla fame, hanno distrutto l’identità di un paese, hanno annientato il futuro di intere generazioni», si legge in un volantino delle sigle promotrici in cui si afferma che «ribellarsi e’ un dovere quando un governo non fa cio’ che vuole il popolo, va cacciato anche con mazze e pietre». Pronto al “blocco” che, in ogni caso, non eviterà il passaggio dei mezzi, anche Domenico Zeoli, imprenditore agricolo di Larino che da tempo ha aderito a questa linea di protesta. «Vogliamo manifestare in tutta Italia spontaneamente – afferma Zeoli – per dire basta a questa crisi che si trascina da troppo tempo, che non ci dà nessuno sbocco al Paese, in particolare per il futuro dei nostri figli». Zeoli sottolinea che non si tratta di una manifestazione di settore come agricoltura, industria e artigianato ma l’iniziativa «punta a coinvolgere tutto il popolo italiano, dal precario al disoccupato, dal grande imprenditore al piccolo imprenditore che ormai non si riconoscono più in un governo di autonominati in cui la casta politica non fa passi indietro per i propri privilegi mentre le famiglie cadono nella fame».(…)
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