Sciopero generale contro l'Italia vigliacca
Ha sicuramente ragione Alain De Benoist quando ricorda che decine di rivolte non fanno una rivoluzione. E la Francia, di rivoluzioni, sa qualcosa. Ma per un Paese di pecore vigliacche come l'Italia anche le rivolte possono servire a qualcosa. Perlomeno a mantenere vive le poche coscienze che ancora non si sono definitivamente spente. Il 9 dicembre ci sarà, in tutta Italia, un tentativo di sciopero generale alternativo alle iniziative sindacali e con l'obiettivo, dichiarato, di mandare a casa la banda di cialtroni che sta sgovernando questo Paese. E che, secondo la Consulta, sarebbe pure stata eletta in maniera anticostituzionale. Sciopero generale? Le ironie si sprecano sul web. E sarebbe illusorio sperare in un reale blocco dell'Italia. Non sarà neppure la rivolta delle casseruole argentine o dei camionisti cileni. Perché servirebbe coraggio e determinazione, invece siamo in Italia. Ma il tentativo è comunque un segnale. Di coraggiosi tra i vigliacchi. Gli altri, soprattutto quelli che si considerano duri e puri e dunque non faranno nulla, resteranno a guardare ironizzando sui rivoltosi e sognando la rivoluzione che verrà. Non oggi, domani forse, ma dopodomani.. (come Gaber sfotteva i compagni). Intanto tutto va a rotoli ed il politicamente corretto imperversa. A Nord come a Sud. Un esempio tra i tanti: Fulvio Bressan, grande vigneron di Farra d'Isonzo, produce vini spettacolari, esaltati dalle guide del settore, richiesti da tanti Paesi, amati in Italia. Poi, però, Bressan ha il "torto" di esprimere le sue opinioni sul ministro 1-2-x per la Dis integrazione. E le sue opinioni non sono politicamente corrette. In teoria, ma solo in teoria, siamo in un Paese che tutela la libertà di opinione. Invece Bressan viene bruciato sul rogo dell'inquisizione democratica ed i suoi vini cancellati dalle guide. I vini? Cosa c'entrano i vini? E' cambiata la qualità? Il metodo di produzione? Macché. I vini di un cattivo sono cattivi vini. Che poi, se proprio si vuole andare a fondo sulla questione, i vini di Bressan, come TUTTI i grandi vini italiani, sono vincenti proprio perché non solo internazionali, perché sono radicati nel territorio, perché non sono globalizzati o multiculturali. Il Venezia Giulia bianco Carat, il vino di eccellenza di Bressan, è un vino che tutela la biodiversità. Così come fanno, o dovrebbero fare, tutti i grandi vini nostrani. Chi ama il vino globalizzato, uguale per tutti, può prendersi un Cabernet prodotto ovunque nel mondo. Ma è paradossale che gli stessi che scrivono volumi per tutelare la specificità di una farfalla ed il dovere di tutelarla, siano gli stessi che si rifiutino di tutelare il diritto di Bressan di avere un'opinione specifica su un ministro e puniscano il suo vino. Ecco, anche contro questi sacerdoti del politicamente corretto è giusto rivoltarsi. In 10, in 100, in mille. Saranno 10-100-1.000 scintille. E non si sa mai che una possa innescare un incendio.
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