Salta il maxi-presidio in piazza del Popolo: «Evitiamo le strumentalizzazioni»
Ma l’ala dura ci prova. Calvani: «C’è chi pensa a un partito, noi alla gente»
tra i Forconi, tra i promotori del Coordinamento 9 dicembre. Non si farà più la manifestazione nazionale a Roma, mercoledì prossimo. Anche se si sarebbe trattato di un presidio «statico» in piazza del Popolo, è prevalsa la preoccupazione che questa manifestazione diventasse un pretesto per consentire ai violenti, come la squadraccia di CasaPound che sabato ha tentato di occupare la rappresentanza della Ue in Italia, di strumentalizzare il presidio stesso. E, dunque, per evitare strumentalizzazioni e provocazioni i Forconi hanno deciso di annullare la manifestazione nazionale a Roma. Sarebbe in programma, spiega una delle ali del gruppo, un’altra manifestazione, da convocare nei prossimi giorni.
In un comunicato reso pubblico da Verona, il Coordinamento a stragrande maggioranza prende le distanze dalla proposta caldeggiata dal Forcone che viaggia in Jaguar, Danilo Calvani, e annuncia che il presidio romano di mercoledì é annullato «per il rischio di degenerare in questione di ordine pubblico».
Annunciano nel comunicato sottoscritto individualmente da Mariano Ferro a Lucio Chiavegato, da Renzo Erbisti ad Eugenio Rigodanzo, Giorgio Bissoli, Giovanni Zanon, Augusto Zaccardelli, Gaetano Montigo e Giovanni Di Ruvi, che «si dissociano da ogni azione o iniziativa intrapresa dal signore Danilo Calvani e dalle persone che a lui fanno riferimento». L’uomo della Jaguar rilancia: «Credo che Ferro e i suoi pensino già a un partito, che probabilmente sarà `Life´, l’associazione `Liberi imprenditori federalisti europei´. Noi invece non abbiamo un programma politico, la nostra è un’operazione per `togliere un tumore´. Non ci siamo espressi contro i partiti ma contro l’attuale classe dirigente, che non è adeguata. È una questione di uomini non di sigle. Per cui, nessuna trattativa e mercoledì saremo in piazza».
Questo non significa che si va a casa. Che le proteste sono state archiviate. Il coordinamento rilancia la mobilitazione sul territorio, suggerendo presidi, assemblee e volantinaggi sperando, forse, che nel frattempo palazzo Chigi, il governo si ricordi che un pezzo del Paese che soffre, devastato dalla crisi, si sono svegliati.
Ma l’ala dura ci prova. Calvani: «C’è chi pensa a un partito, noi alla gente»
tra i Forconi, tra i promotori del Coordinamento 9 dicembre. Non si farà più la manifestazione nazionale a Roma, mercoledì prossimo. Anche se si sarebbe trattato di un presidio «statico» in piazza del Popolo, è prevalsa la preoccupazione che questa manifestazione diventasse un pretesto per consentire ai violenti, come la squadraccia di CasaPound che sabato ha tentato di occupare la rappresentanza della Ue in Italia, di strumentalizzare il presidio stesso. E, dunque, per evitare strumentalizzazioni e provocazioni i Forconi hanno deciso di annullare la manifestazione nazionale a Roma. Sarebbe in programma, spiega una delle ali del gruppo, un’altra manifestazione, da convocare nei prossimi giorni.
In un comunicato reso pubblico da Verona, il Coordinamento a stragrande maggioranza prende le distanze dalla proposta caldeggiata dal Forcone che viaggia in Jaguar, Danilo Calvani, e annuncia che il presidio romano di mercoledì é annullato «per il rischio di degenerare in questione di ordine pubblico».
Annunciano nel comunicato sottoscritto individualmente da Mariano Ferro a Lucio Chiavegato, da Renzo Erbisti ad Eugenio Rigodanzo, Giorgio Bissoli, Giovanni Zanon, Augusto Zaccardelli, Gaetano Montigo e Giovanni Di Ruvi, che «si dissociano da ogni azione o iniziativa intrapresa dal signore Danilo Calvani e dalle persone che a lui fanno riferimento». L’uomo della Jaguar rilancia: «Credo che Ferro e i suoi pensino già a un partito, che probabilmente sarà `Life´, l’associazione `Liberi imprenditori federalisti europei´. Noi invece non abbiamo un programma politico, la nostra è un’operazione per `togliere un tumore´. Non ci siamo espressi contro i partiti ma contro l’attuale classe dirigente, che non è adeguata. È una questione di uomini non di sigle. Per cui, nessuna trattativa e mercoledì saremo in piazza».
Questo non significa che si va a casa. Che le proteste sono state archiviate. Il coordinamento rilancia la mobilitazione sul territorio, suggerendo presidi, assemblee e volantinaggi sperando, forse, che nel frattempo palazzo Chigi, il governo si ricordi che un pezzo del Paese che soffre, devastato dalla crisi, si sono svegliati.
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