Più che un fratello un amico. Più che un amico un fratello."
Furono queste le parole di Benito Mussolini, alla notizia dell'improvvisa morte di Arnaldo, ucciso da un attacco di cuore.
Il Duce era legatissimo al proprio fratello più di chiunque altro: poche altre persone, infatti, gli erano state altrettanto vicine fin dai tempi della giovinezza; poche altre si erano da lui meritate altrettanto affetto e pari, incondizionata fiducia.
Di Benito, Arnaldo Mussolini era più giovane di due anni, essendo nato, sempre a Dovia, nel 1885. Ma di aspetto, per colpa della salute che era debole, come degli occhiali che portava costantemente sul naso, poteva anche apparire più vecchio.
Anch'egli aveva conseguito il diploma di maestro elementare, ma a molti sembrava più colto ed equilibrato di Benito, sul quale cercò sempre di esercitare un'azione moderatrice.
Dal 1° novembre 1922 fino alla morte tenne la direzione del Popolo d'Italia. Morì a Milano nel 1931 e a molti parve fosse scomparsa, con lui, l'unica persona capace di tenere un pò a freno il più celebre fratello, la sola in grado di dirgli anche le cose sgradevoli che nessun altro aveva il coraggio di fare.
Quali fossero le sue idee, lo si era visto in particolare nel corso dei negoziati per la conciliazione tra Stato e Chiesa in Italia, conclusisi con la firma dei Patti Lateranensi. Di Benito, Arnaldo aveva in più occasioni smorzato l'acceso anticlericalismo, facendogli notare quanto potesse risultare utile, per il fascismo e le sue fortune, una situazione di pace religiosa in Italia.
La morte lo colse nell'anno stesso in cui aveva fondato la scuola di "Mistica fascista", a Milano. In quell'occasione pronunciò un discorso nel quale affermava che "il fascismo è un nuovo Risorgimento. Così come i giovani di allora si sono sacrificati per un ideale eroico; così i giovani d'oggi dovranno, in purità di spirito, sacrificarsi per la patria fascista". La scuola venne intitolata a un figlio di Arnaldo, morto poco tempo prima. Direttore fu un altro figlio di Arnaldo, Vito Mussolini.
L’undici Gennaio di 1885 anni fa nasceva a Dovia di Predappio Arnaldo Mussolini, fondatore della scuola di Mistica Fascista “Sandro Italico Mussolini”. Arnaldo Mussolini fu testimone di quella volontà di orientare l’esperienza della Rivoluzione fascista verso una progressiva riconquista del senso della vita con la vittoria sulle passioni, con la sconfitta dell’egoismo e con la connessione tra l’uomo ed il soprannaturale, alla luce della convinzione che rivoluzione non è sconvolgimento bensì, ordine.
La scuola di mistica nacque dunque con l’obiettivo di far rivivere l’anima del Fascismo più vero, quello della trincea e dei primi anni del Fascismo movimento, consegnando idealmente alle nuove generazioni il compito di fascistizzare l’Italia, che ancora si attardava dietro l’ideologia liberale. Ci vollero sette anni affinché il Fascismo “ufficiale” convalidasse formalmente la costituzione della scuola, anche per via della scomoda presa di posizione assunta nei confronti di chi col regime aveva fatto carriera e non voleva più mettersi in discussione.
L’esempio di Arnaldo, “poeta dell’azione”, fu quello dovuto ad vero servitore della Rivoluzione e dell’Idea, poiché interamente dedito all’azione impersonale e votato al puro compimento del dovere, senza raccomandazioni di sorta o false onorificenze. La sua scarsa notorietà è probabilmente l’espressione più tangibile d’un carattere che sempre riuscì a coniugare modestia e fierezza, nella più sublime sintesi d’una vita votata alla scelta guerriera.
La sua vita, e la sua instancabile opera al servizio della Rivoluzione, furono dunque all’insegna dell’affermazione di quelle eterne virtù che nel Fascismo, anche grazie all’azione sua e di molti altri che con lui condivisero l’esperienza della scuola, da Niccolò Giani a Berto Ricci, conobbero la loro più significativa ultima affermazione storica. Frutto dell’esperienza della scuola di mistica furono quelle migliaia di giovani che, con eroiche scelte di vita testimoniarono la loro più sincera adesione ai principi immortali ripresi dal Fascismo, incuranti del pericolo e sprezzanti del carrierismo intrapreso da altri, in piena coerenza con la scelta di Fede nei confronti della Patria, cioè dell’Idea.
Arnaldo Mussolini nasce nel 1885 a Dovia di Predappio, secondogenito dopo Benito e prima di Edvige. Diplomato alla media agraria di Cesena, nel 1908 fu abilitato ad insegnare agraria presso l'Istituto Falcon Vial di San Vito al Tagliamento; nel 1909 sposa Augusta Bondanini che gli darà tre figli: Sandro, Vito e Rosina. Diventa segretario comunale a Travesio e poi a Morsano, in Friuli, dove lo sorprende la guerra e l'invasione degli austro-tedeschi; è la fine di ottobre 1917 e Arnaldo è tra i profughi. Gli anni tra il 1919 e il 1922 sono di approfondimento culturale e preparazione politica a Milano, dove risiede per appoggiare le battaglie del fratello. Il 1° novembre 1922 gli viene affidata la direzione del Popolo d'Italia. Dal 1923 al 1927 si dedica all'attività giornalistica e a varie iniziative editoriali: dà vita ad un giornale per i Balilla, alla Domenica dell'agricoltore, Rivista Illustrata, Illustrazione Fascista, al Bosco, a Historia, pur continuando a dirigere Il Popolo d'Italia, divenuto l'organo del regime e quindi voce più autorevole del Governo. L'amore per la natura lo induce a dedicarsi, con scritti e discorsi, alla rinascita boschiva, all'organizzazione dell'agricoltura, alle bonifiche, al culto degli alberi e lo porta ad essere nominato primo presidente del Comitato Nazionale Forestale. Il 27 novembre 1928 gli viene conferita la laurea "honoris causa" in scienze agrarie e nel gennaio 1929 declina per la seconda volta la proposta di candidatura a deputato. Nel 1930 l'amato figlio Sandro, da tempo malato, muore. Prosegue l'attività oratoria su tre motivi principali: campagna del risparmio, sviluppo della cultura fascista, educazione dei giovani. Nel 1931 il fratello lo esorta a visitare la Libia , accompagnato dal figlio Vito; tornato in Italia dedica una serie di articoli alla politica coloniale. Il 21 dicembre 1931 Arnaldo Mussolini muore, stroncato da un infarto. Una lapide dedicatoria è nella chiesa di S. Maria Nuova, dove il Duce volle che fosse sepolto, poichè il cimitero di Paderno era inagibile per neve ( dove però furono traslate le spoglie un anno dopo).
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