mercoledì 10 aprile 2013

La Milizia della Rivoluzione


La Rivoluzione fascista, trionfante con la Marcia su Roma, conquistava il potere senza gravi resistenze, perché la Nazione era ormai stanca delle sopraffazioni dei partiti antinazionali, l'Esercito vedeva con molta simpatia quel movimento politico inteso a ripristinare il calpestato imperio della legge e gl'irrisi frutti della Vittoria, e il Re, nella sua saggezza, lo aveva fatto sboccare verso la legalità, incaricando Benito Mussolini, che n'era stato l'organizzatore, l'animatore, il duce, di costituire il nuovo Governo.

Ma se la resistenza non era stata grande — alcune diecine di gloriosi morti — si rendeva indispensabile mantenere le posizioni raggiunte, proteggerle dai ritorni offensivi, sempre possibili, dei vinti, e cosí, le squadre d'azione, che in tre anni di lotte perigliose noveravano circa tremila caduti, furono trasformate nella Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale.

Fu creduto da taluno che si trattasse di organizzazione contingente, provvisoria, caduca, destinata a scomparire tostoché gli elementi combattivi ed entusiasti che ne costituivano la compagine avessero disteso i nervi tesi da estenuanti lotte sanguinose e fossero stati attratti e presi negl'ingranaggi della pacifica vita quotidiana: fu creduto, cioè, che dopo breve volgere di tempo sarebbe stata sciolta per esaurimento naturale.

Si credette da altri — adoperiamo le stesse parole usate dal Duce nel memorabile discorso pronunziato alla Camera dei Deputati il 7 giugno 1924 — che la Milizia «non sarebbe mai diventata una cosa seria, che il fermento dell'indisciplina, dell'illegalismo, dello squadrismo avrebbe continuato ancora a torturarla e quindi a renderla inefficiente» e che «avrebbe finito col provocare dissensi con l'Esercito». Vane speranze e ancora piú vani timori! Soggiungeva allora il Duce, in quanto alle prime, che la Milizia «era una cosa assolutamente superba e mirabile», e in quanto ai secondi, essere essi insussistenti, e concludeva «che si sarebbe potuto trasformarla, costituzionarla ancora di piú, ingranarla con l'Esercito per funzioni speciali», ma «scioglierla mai», se lo fossero «ben messo in testa» gli oppositori!

Ed è stato realmente cosí. La Milizia costituisce oggi una potente organizzazione politico-militare che l'Italia ha il privilegio e il vanto di possedere; tutti gli altri Stati, grandi e piccoli, nulla hanno che regga al suo paragone, e ne seguono, pertanto, con vivo interessamento gli sviluppi, anche i meno appariscenti, non certo a scopo di sterile curiosità, ma per il desiderio, si potrebbe dire con la speranza quandochessia, d'introdurre qualcosa di simile nei loro ordinamenti politico-militari.

E sarebbe strano che ciò che gli altri, in modo piú o meno palese, c'invidiano e vorrebbero imitare, noi fossimo disposti a distruggere per fare cosa gradita, per placare le ire, il livore, le preoccupazioni di gente — breve schiera oramai che ogni giorno piú si assottiglia — che non si accorgono o vogliono intenzionalmente ignorare, gli eminenti servizi che essa rende alla Nazione e allo Stato, e i molti altri che negli ulteriori sviluppi della vita nazionale, ha in sé le virtú di potere ancora rendere.


BAZAN ENRICO tratto da "Il Decennale"

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