Benito Mussolini & Adolf Hitler
I rapporti tra Mussolini e Hitler sono importanti sia per definire un ritratto del primo, sia perché in essi si riassumono le relazioni tra l’Italia e la Germania, e quindi tra l’Italia e l’Europa, e in definitiva i destini stessi del nostro paese. Prima del 1933, data dell’ascesa del nazismo al potere in Germania, i contatti di Mussolini col nazismo non furono gran cosa. Nel novembre 1922 Hitler aveva ricevuto il consiglio di Mussolini, che il futuro dittatore tedesco considerava con ammirazione e rispetto, circa la possibilità di una rivoluzione di tipo fascista in Germania, e l’anno successivo aveva tentato di procurarsi l’aiuto italiano per una "marcia su Berlino". Ma, come è noto, Hitler, in quegli anni, fino alla vittoria del 1933, non fu fortunato nei suoi tentativi di impadronirsi del potere. Dopo il ‘33 la situazione cambiò radicalmente: in Germania si costruiva un regime dittatoriale e totalitario analogo a quello italiano, e la questione non si poneva più in termini di rapporti tra i due movimenti, quello fascista e quello nazionalsocialista, ma in termini di rapporti tra i due Stati.
Dal punto di vista della Realpolaik, vi era ampia possibilità di accordo: si trattava di elaborare piani per una suddivisione di zone d’influenza in Europa. Vi si frapponevano tuttavia alcuni ostacoli. Il primo di essi era costituito dalla nota aspirazione hitleriana di annettere alla Germania l’Austria, il che avrebbe annullato per l’Italia la più grande conquista ottenuta con la prima guerra mondiale, cioè il fatto di avere ai suoi confini alpini una piccola potenza che fungeva da cuscinetto tra il nostro paese e la grande Germania. Inoltre la politica dichiaratamente razziale e antisemita di Hitler non trovava riscontro, per allora, nell’Italia fascista. Vedremo più avanti quanto si deve dire degli orientamenti di Mussolini in materia. Intanto la minaccia tedesca sull’Austria incombeva sui rapporti italo-tedeschi. L’Italia fascista, mentre incoraggiava Dollfuss a dar vita in Austria a un regime di tipo fascista (ciò che il Cancelliere austriaco attuò, almeno in parte, nel febbraio 1934, sopprimendo l’opposizione socialista), lo appoggiava però nella sua resistenza alle mire hitlerìane. Nel 1933 Dollfuss fu convocato tre volte a Roma, dove ricevette promesse di appoggio sostanziale, anche militare, contro un’eventuale invasione tedesca. Il 7 giugno 1934, nel corso della riunione dei rappresentanti delle quattro grandi potenze europee, fu firmato il Patto di Roma, che venne presentato come una garanzia di pace per il prossimo decennio, anche se poi non venne ratificato e quindi non entrò in vigore. Nel 1932 Mussolini aveva riassunto la titolarità del ministero degli Esteri, da cui era stato dimesso Grandi, e nella seconda metà del 1933 il Duce tornò a riunire nelle proprie mani i tre dicasteri militari: in tutto sette dicasteri su quattordici. Era in qualche modo un segnale delle intenzioni, più o meno a breve scadenza, della volontà di Mussolini di dar& inizio a una fase più attiva della politica estera italiana, in senso, se non bellicista, certo espansionistica. Nel 1934 Mussolini sentì il bisogno d’incontrarsi con Hitler. 1114 giugno i due dittatori si trovarono di fronte nella villa reale di Stra lungo il Brenta e proseguirono poi i loro colloqui a Venezia. Più che un incontro, fu però uno scontro, a causa della durezza e intransigenza di Hitler, che poi egli avrebbe sempre esercitato con tutti, e anche a spese di Mussolini e dell’Italia. In quel periodo i giudizi del Duce sulla personalità del Fùhrer, considerato come un mezzo pazzo, furono quanto mai negativi e sprezzanti. Così, invece di migliorare, i rapporti tra i due paesi peggiorarono, e quando l’anno appresso, nel luglio 1934, awenne a Vienna ilputsch
Seguendo le dichiarazioni dello stesso Mussolini, i corifei del regime lo paragonavano sempre più spesso a Cesare e a Napoleone, dando però a lui la palma rispetto agli altri due. Era soprattutto a farsi riconoscere come un capo militare che il Duce aspirava
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