Donne rom rapinano supermercato: “se non ubbidite chiamiamo gli uomini…”
Marghera, arresto donne rom rapine e furti supermercato Penny Market
Non rubavano per povertà. Rubavano per filosofia di vita, rifiutando, come sottolineato dagli stessi inquirenti, in ogni modo un percorso “retto” di inclusione sociale. Per di più assegnatarie di tre alloggi popolari tra via del Bosco e via Catene a Marghera. I residenti, quindi, oltre a essere “derubati” pagano per garantire loro un tetto sulla testa. Tre donne di etnia rom, la cui “leader” è L.L. di 37 anni, sono state arrestate e sottoposte ai domiciliari con l’accusa di avere perpetrato due rapine e due furti in concorso ai danni del supermercato Penny Market di via Monzani, che peraltro a gennaio ha dovuto chiudere i battenti.
I fatti contestati dal pubblico ministero Stefano Buccini, sulla base delle indagini condotte dagli uomini del commissariato di Marghera, coordinati dal dirigente Luca Miori, risalgono tutti a settembre 2012. Le tre donne con altre due complici, una 17enne denunciata a piede libero e un’altra sodale non ancora identificata, il 2 settembre sono entrate per la prima volta nel punto vendita “armate” di due borsoni a testa. Una volta raggiunte le corsie hanno riempito con ogni sorta di merce le borse, per poi presentarsi alla cassa e pretendere di pagare solo un pacco di farina. All’invito della cassiera di porre sul rullo anche il resto dei prodotti, L.L. si è imbufalita, colpendo con un pugno il cassettino dei soldi della cassa, intimando all’interlocutrice di consegnare l’incasso: “Altrimenti chiamiamo i nostri uomini”, avrebbe detto alla direttrice del supermercato, intervenuta per il parapiglia, che, lungi dal farsi intimorire, ha chiamato subito il 113. Non appena si sono accorte della malparata, le malviventi hanno preferito scappare via, comunque con un lauto bottino.
Il giorno seguente le donne sono entrate di nuovo nel punto vendita. Era chiaro quale fosse il loro obiettivo. La direttrice, quindi, una volta accortasi di trovarsi di fronte a una razzìa fotocopia, si è piazzata di fronte all’uscita del supermercato. Pronta a bloccare l’unica via di fuga. L.L., corpulenta, però è riuscita a “sfondare” la linea difensiva, scaraventando a terra la malcapitata, che senza perdersi d’animo ha rincorso le donne fino all’auto dove stavano caricando la merce. A quel punto l’ennesima intimidazione: “Stai attenta, mandiamo gli uomini”.
Il Penny Market era finito nel mirino. Passano meno di dieci giorni e il 12 settembre sempre L.L., assieme a R.L., 27enne, hanno riempito di nuovo i due borsoni a testa per poi forzare una sbarra di una cassa al momento chiusa e darsi alla fuga. Una terza complice, non identificata, ha invece preteso di pagare solo un prodotto per poi dileguarsi prima dell’arrivo della polizia. L’ultimo colpo sei giorni più tardi, quando L.L., R.L. e S.L., la minorenne, tutte dello stesso clan, hanno messo in pratica il piano nonostante fosse presente un servizio di sicurezza dell’esercizio commerciale.
Le tre malviventi oggetto di custodia cautelare, la minore e l’altra donna non erano facce sconosciute a Marghera. Spesso e sovente sostavano all’uscita dei centri commerciali o al mercato chiedendo l’elemosina o chiedendo di poter leggere la mano a qualche passante. Dietro compenso. Il personale del supermercato (la direttrice, una cassiera e un dipendente) sono riusciti a “scolpire” nella loro memoria i volti delle ladre, riconoscendole senza ombra di dubbio in un album redatto dalla polizia scientifica con una ventina di facce somiglianti. Le indagini, però, sono partite in salita a causa della mancanza di un impianto di videosorveglianza. Le dichiarazioni dei testimoni hanno comunque convinto il gip a emettere le ordinanze di custodia cautelare.
Le tre donne che ora si trovano ai domiciliari sono state bloccate stamattina dagli agenti proprio mentre si preparavano a raggiungere il mercato settimanale. Da dove al commissariato locale e alla questura arrivavano spesso segnalazioni di problemi di ordine pubblico.
I fatti contestati dal pubblico ministero Stefano Buccini, sulla base delle indagini condotte dagli uomini del commissariato di Marghera, coordinati dal dirigente Luca Miori, risalgono tutti a settembre 2012. Le tre donne con altre due complici, una 17enne denunciata a piede libero e un’altra sodale non ancora identificata, il 2 settembre sono entrate per la prima volta nel punto vendita “armate” di due borsoni a testa. Una volta raggiunte le corsie hanno riempito con ogni sorta di merce le borse, per poi presentarsi alla cassa e pretendere di pagare solo un pacco di farina. All’invito della cassiera di porre sul rullo anche il resto dei prodotti, L.L. si è imbufalita, colpendo con un pugno il cassettino dei soldi della cassa, intimando all’interlocutrice di consegnare l’incasso: “Altrimenti chiamiamo i nostri uomini”, avrebbe detto alla direttrice del supermercato, intervenuta per il parapiglia, che, lungi dal farsi intimorire, ha chiamato subito il 113. Non appena si sono accorte della malparata, le malviventi hanno preferito scappare via, comunque con un lauto bottino.
Il giorno seguente le donne sono entrate di nuovo nel punto vendita. Era chiaro quale fosse il loro obiettivo. La direttrice, quindi, una volta accortasi di trovarsi di fronte a una razzìa fotocopia, si è piazzata di fronte all’uscita del supermercato. Pronta a bloccare l’unica via di fuga. L.L., corpulenta, però è riuscita a “sfondare” la linea difensiva, scaraventando a terra la malcapitata, che senza perdersi d’animo ha rincorso le donne fino all’auto dove stavano caricando la merce. A quel punto l’ennesima intimidazione: “Stai attenta, mandiamo gli uomini”.
Il Penny Market era finito nel mirino. Passano meno di dieci giorni e il 12 settembre sempre L.L., assieme a R.L., 27enne, hanno riempito di nuovo i due borsoni a testa per poi forzare una sbarra di una cassa al momento chiusa e darsi alla fuga. Una terza complice, non identificata, ha invece preteso di pagare solo un prodotto per poi dileguarsi prima dell’arrivo della polizia. L’ultimo colpo sei giorni più tardi, quando L.L., R.L. e S.L., la minorenne, tutte dello stesso clan, hanno messo in pratica il piano nonostante fosse presente un servizio di sicurezza dell’esercizio commerciale.
Le tre malviventi oggetto di custodia cautelare, la minore e l’altra donna non erano facce sconosciute a Marghera. Spesso e sovente sostavano all’uscita dei centri commerciali o al mercato chiedendo l’elemosina o chiedendo di poter leggere la mano a qualche passante. Dietro compenso. Il personale del supermercato (la direttrice, una cassiera e un dipendente) sono riusciti a “scolpire” nella loro memoria i volti delle ladre, riconoscendole senza ombra di dubbio in un album redatto dalla polizia scientifica con una ventina di facce somiglianti. Le indagini, però, sono partite in salita a causa della mancanza di un impianto di videosorveglianza. Le dichiarazioni dei testimoni hanno comunque convinto il gip a emettere le ordinanze di custodia cautelare.
Le tre donne che ora si trovano ai domiciliari sono state bloccate stamattina dagli agenti proprio mentre si preparavano a raggiungere il mercato settimanale. Da dove al commissariato locale e alla questura arrivavano spesso segnalazioni di problemi di ordine pubblico.
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