venerdì 19 aprile 2013

Il governo Badoglio e l’8 settembre

Il Tradimento.

Il governo Badoglio e l’8 settembre

Il re affida l’incarico di formare il nuovo governo al Generale Pietro Badoglio che annuncia subito che la guerra continua a fianco dell’alleato germanico e vieta qualsiasi manifestazione. In un articolo su “La Nazione” del 4.9.05 pag. 24 Sergio Zavoli ricorda gli ordini drastici impartiti ai militari chiusi nelle caserme: “”1) Muovendo contro gruppi di individui che perturbino l’ordine e non si attengano a prescrizioni di autorità militari, si proceda in formazione di combattimento e si apra il fuoco a distanza anche con mortai e artiglieria; senza preavviso di sorta, come se si procedesse contro truppe nemiche. 2) Non è ammesso il tiro in aria. Si tira sempre a colpire. Come in combattimento. 3) I caporioni e gli istigatori di disordini, riconosciuti come tali, siano senz’altro fucilati se presi sul fatto. 4) Il militare che, impegnato in servizio di ordine pubblico, compia il minimo gesto di solidarietà con perturbatori dell’ordine, o si ribelli, o non obbedisca agli ordini, o vilipenda superiori o istiuzioni, venga anch’esso, immediatamente, passato per le armi.””  E questi ordini non furono senza effetto. Dice sempre Sergio Zavoli: “” Delle stragi consumate in Italia nei famosi “quarantacinque giorni” si è parlato ben poco; ma furono molte, e la censura cercò di nasconderle: Nove operai uccisi alle “Reggiane”, 23 morti e 70 feriti a Bari…., altri morti a Torino, a Castellammare di Stabia e così via, qua e là per il Paese. “” Senza dimenticare la vile uccisione di Ettore Muti da parte dei carabinieri, per ordine di Badoglio. In realtà egli avvia da subito contatti con gli anglo-americani per trattare le condizioni di un armistizio. Le trattative proseguono ma gli alleati anglo-americani vogliono la resa senza condizioni.
 E il 3 settembre 1943 a Cassibile, presso Siracusa, il Gen. Castellano firma l’armistizio. Lo stesso giorno gli alleati sbarcano in Calabria e cominciano a risalire la penisola. Badoglio e il re, che temono le reazioni della Germania, cui fino all’ultimo si è giurata amicizia e rispetto del patto di alleanza, vorrebbero ritardare l’annuncio dell’armistizio (intanto, ad armistizio già firmato, i bombardieri americani continuano a seminare morte in Italia), ma la radio americana, alle ore 17,45 dell’8 settembre diffonde la notizia. E due ore dopo anche Badoglio è costretto a dare l’annuncio. Alle 19,45 di quel mercoledì 8 settembre la sua voce registrata scandiva alla radio : “Il governo italiano, riconosciuta la impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta. Conseguentemente ogni atto di ostilità contro le forze angloamericane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza.”
 Subito dopo fugge con il re, la sua famiglia e alcuni generali. Nelle prime ore del 10 a Ortona si imbarcano in 57 sulla corvetta Baionetta e dopo poche ore sono a Brindisi, in territorio già occupato dagli ex-nemici.
 L’esercito italiano, lasciato senza ordini, si disperde, la flotta, ancora in piena efficienza, vergognosamente va a Malta a consegnarsi agli inglesi. Molti italiani sono indignati e non riescono ad accettare la resa ignominiosa. Il comandante Fecia di Cossato, eroico sommergibilista atlantico, non reggerà alla vergogna e il 27 agosto 1944 a Napoli si toglierà la vita lasciando scritto alla madre “” siamo stati indegnamente traditi e ci troviamo ad avere commesso un gesto ignobile…”” Lo stesso Eisenhower nel suo “Diario di guerra” pare abbia scritto: “”…la resa dell’Italia fu uno sporco affare. Tutte le nazioni elencano nella loro storia guerre vinte e guerre perse, ma l’Italia è la sola ad aver perduto questa guerra con disonore, salvato solo in parte dal sacrificio dei combattenti della R.S.I….””.
In effetti quando all’armistizio “corto” firmato il 3 settembre e che constava di soli 12 articoli e contemplava soltanto la cessazione delle attività militari, seguì l’armistizio “lungo” firmato da Badoglio a Malta sulla nave “Nelson” il 29 settembre (erano presenti Badoglio, Ambrosio, Roatta, Sandalli, De Courten per il regno del Sud ed Eisenhower, Cunningham e altri per gli alleati), ci si rese conto della eccezionale durezza delle condizioni: Il nuovo testo, composto da 44 minuziosi articoli, stabiliva che al governo italiano veniva tolta, praticamente, ogni potestà. Tutto, assolutamente tutto, doveva passare sotto il controllo degli anglo-americani, che imposero, addirittura, delle modifiche legislative. In pratica l’Italia del sud perdeva ogni sovranità. (1)
E i tedeschi, che, dopo l’arresto di Mussolini avevano fatto affluire numerose truppe, catturano e deportano in Germania molti sbandati. Regna il caos. Modesti tentativi di resistenza ai tedeschi si hanno a Roma ma cessano subito. Il 10 settembre il Gen. Carboni si arrende ai tedeschi.
 Il 13 ottobre Badoglio, contraddicendo clamorosamente la sua dichiarata volontà di voler ottenere la pace, dichiara guerra ai tedeschi.
NOTA: Ogni legge e ogni decisione del governo italiano del sud doveva necessariamente passare al vaglio del Governo Militare alleato il quale, valutata l’opportunità di farlo, ne ordinava l’esecuzione. A titolo di esempio: Il 18 ottobre 1944 sulla Gazzetta Ufficiale del Regno n. 70  veniva pubblicato il Decreto Luogotenenziale 5 ottobre 1944, n. 249 “Assetto della legislazione nei territori liberati” (col quale venivano dichiarati “privi di efficacia” le leggi e gli atti della R.S.I.). Ebbene: Tale decreto entrò in vigore soltanto il 26 ottobre 1944, allorché la sua entrata in vigore fu ordinata dal Governo Militare alleato. Fra le DISPOSIZIONI E COMUNICATI DEL GOVERNO MILITARE ALLEATO, infatti, comparve quel giorno la disposizione seguente: “”Io, Brigadiere Generale G.R. Upjohn, Sottocapo di Stato Maggiore della Commissione Alleata di Controllo, con la presente ordino che i decreti contenuti nel n. 70 del 18 ottobre 1944 della Gazzetta Ufficiale entrino in vigore ed abbiano piena forza ed effetto di legge in ogni provincia del territorio soggetto al Governo Militare Alleato a partire dalla data in cui il Prefetto di tale Provincia riceverà dalla Commissione Alleata di Controllo una copia del presente numero della Gazzetta Ufficiale. E’ escluso dalla presente ordinanza il decreto sottoindicato, il quale viene pubblicato nel detto territorio a solo titolo informativo.
 In data 26 ottobre 1944     Firmato: G.R.UPJOHN Brigadiere Generale Sottocapo di Stato Maggiore della Commissione Alleata di Controllo.

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