Benito Mussolini
I Patti Lateranensi
I Patti Lateranensi
Da giovane, come si è detto, Mussolini era stato ferocemente anticlericale e perfino ateo, e non solo non aveva nascosto questi suoi sentimenti, ma anzi li aveva ostentati, non senza manifestazioni clamorose e volgari. Ma una volta al governo, girò di 180 gradi. L’appoggio della Chiesa gli era prezioso per solidificare il suo potere, ed egli non esitò sia a manifestare opinioni personali lontanissime da quelle giovanili, sia a fare vistose concessioni politiche al Vaticano, ripagato con la sconfessione del Partito Popolare e l’esilio comminato a Sturzo, sia con la benedizione dei gagliardetti e dei labari fascisti da parte di vescovi e sacerdoti, specialmente in occasione della guerra d’Etiopia e dell’intervento in Spagna. Alla Santa Sede piaceva l’estensione e il rafforzamento dell’insegnamento religioso nelle scuole, la politica demografica per l’aumento della natalità (obiettivo che però non fu affatto raggiunto, l’Italia seguendo in materia il trend comune ai paesi più sviluppati), la modifica dei codici per colpire l’aborto e l’adulterio (più duramente della moglie che del marito), le norme per scoraggiare l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro e confinarle nell’ambito familiare e casalingo, per fare della bestemmia un reato penale, per combattere l’alcolismo.
E con la Santa Sede Mussolini puntò a raggiungere un accordo istituzionalizzato, nei cui tentativi avevano fallito, nel primo dopoguerra, i governi liberali.
Per alcuni anni furono condotti i negoziati segreti, finché l’il febbraio 1929 si giunse alla firma dei Patti Lateranensi, comprendenti un Trattato, che regolava la questione romana (la Conciliazione), un Concordato, che regolava i rapporti tra Stato e Chiesa, e una Convenzione finanziaria, con cui lo Stato italiano versava alla Santa Sede una ingente somma per ripagarla delle ferite a essa inferte con i provvedimenti presi in seguito al 20 settembre 1870. Con i Patti Lateranensi la Chiesa abbandonò la sua ostilità verso Io Stato italiano nato dalla spoliazione del ‘70, ottenne il riconoscimento di un piccolo territorio (Io Stato del Vaticano) sotto la propria sovranità, e il riconoscimento della giurisdizione ecclesiastica in materia matrimoniale e familiare. Criticato dai liberali e anche da una parte degli stessi fascisti per le concessioni del Duce al Vaticano giudicate eccessive, l’accordo costituì un indubbio successo di Mussolini, che rafforzò enormemente il suo potere, il suo controllo sul paese e il suo prestigio. Preciso e lucido il giudizio di Salvatorelli e Mira: "Facendo un bilancio, possiamo dire che nel trattato prevaleva il vantaggio dell’Italia, nel concordato quello della Santa Sede. Riguardo al concordato, invano Mussolini si sforzò di" minimizzare" le concessioni fatte alla Chiesa: esse quale che sia il giudizio intrinseco su ciascuna appaiono assai notevoli, materialmente e moralmente, soprattutto se si ha riguardo alle tradizioni storiche dello Stato italiano e ai princìpi ideali del Risorgimento". L’unico discorso di opposizione ai Patti Lateranensi fu quello pronunciato al Senato da Benedetto Croce.
Tuttavia, poco dopo la firma dell’accordo, Mussolini, anche per reagire alle critiche di chi gli rimproverava eccessiva arrendevolezza, intese ristabilire in qualche modo l’equilibrio, lanciando una campagna sia teorica che pratica contro la Chiesa. Nel discorso alla Camera del 13 maggio 1929 affermò che in conseguenza del Concordato la Chiesa non era più libera, ma subordinata allo Stato, che il cristianesimo, da piccola setta che era in origine, aveva potuto diffondersi oltre i confini della Palestina soltanto innestandosi sull’organizzazione dell’Impero romano, che era stato opposto un rifiuto alla richiesta d’introdurre l’insegnamento religioso anche nelle università. Proprio nei tre mesi successivi alla firma dell’accordo con il Vaticano, Mussolini ordinò anche numerosi sequestri di giornali e fogli cattolici e soprattutto rivendicò alle organizzazioni del regime il diritto di educare, esse sole, la gioventù italiana, delegittimando e ostacolando le organizzazioni cattoliche. Alla tempesta, attraverso la quale Mussolini si era rivelato per il Vaticano un osso più duro del previsto, succedette la tregua e l’armistizio. Nel febbraio 1932 la pace ristabilita fu sanzionata dalla visita che Mussolini fece a Pio xi, il quale ebbe a dichiarare che il Duce era "un uomo inviato dalla Provvidenza".
Nel 1929, dopo la firma dei Patti Lateranensi, Mussolini abbandonò sette degli otto dicasteri di cui era titolare, conservando solo quello dell’Interno e promuovendo a ministri sette sottosegretari, tra i quali Grandi, Bottai, De Bono e Balbo. Questo atto non diminuì in nessun modo il suo potere, e due giorni dopo il rimpasto del Gabinetto, nel rapporto alle gerarchie fasciste tenuto il 14 settembre 1929 a Palazzo Venezia, disse che le sue decisioni nessuno le conosceva in precedenza, "nemmeno gli interessati". "Un uomo solo aggiunse tempestivamente è informato, il capo dello Stato, la maestà del re", dove è da notare che il re era "informato", niente di più, il potere esecutivo non era più esercitato dal re sotto la responsabilità di Mussolini, ma da Mussolini in proprio. E in quel 1929 minacciò più volte di "piombo" gli avversari del fascismo, in Italia e fuori d’Italia.
Nel discorso tenuto a Napoli il 28 ottobre 1931 Mussolini, con formula paternalistica, disse che bisognava "andare verso il popolo" e in proposito riaffermò che il fascismo costituiva la terza via "lontana dalle aberrazioni monopolistiche del bolscevismo, ma anche dalle insufficienze dell’economia liberale"..
E con la Santa Sede Mussolini puntò a raggiungere un accordo istituzionalizzato, nei cui tentativi avevano fallito, nel primo dopoguerra, i governi liberali.
Per alcuni anni furono condotti i negoziati segreti, finché l’il febbraio 1929 si giunse alla firma dei Patti Lateranensi, comprendenti un Trattato, che regolava la questione romana (la Conciliazione), un Concordato, che regolava i rapporti tra Stato e Chiesa, e una Convenzione finanziaria, con cui lo Stato italiano versava alla Santa Sede una ingente somma per ripagarla delle ferite a essa inferte con i provvedimenti presi in seguito al 20 settembre 1870. Con i Patti Lateranensi la Chiesa abbandonò la sua ostilità verso Io Stato italiano nato dalla spoliazione del ‘70, ottenne il riconoscimento di un piccolo territorio (Io Stato del Vaticano) sotto la propria sovranità, e il riconoscimento della giurisdizione ecclesiastica in materia matrimoniale e familiare. Criticato dai liberali e anche da una parte degli stessi fascisti per le concessioni del Duce al Vaticano giudicate eccessive, l’accordo costituì un indubbio successo di Mussolini, che rafforzò enormemente il suo potere, il suo controllo sul paese e il suo prestigio. Preciso e lucido il giudizio di Salvatorelli e Mira: "Facendo un bilancio, possiamo dire che nel trattato prevaleva il vantaggio dell’Italia, nel concordato quello della Santa Sede. Riguardo al concordato, invano Mussolini si sforzò di" minimizzare" le concessioni fatte alla Chiesa: esse quale che sia il giudizio intrinseco su ciascuna appaiono assai notevoli, materialmente e moralmente, soprattutto se si ha riguardo alle tradizioni storiche dello Stato italiano e ai princìpi ideali del Risorgimento". L’unico discorso di opposizione ai Patti Lateranensi fu quello pronunciato al Senato da Benedetto Croce.
Tuttavia, poco dopo la firma dell’accordo, Mussolini, anche per reagire alle critiche di chi gli rimproverava eccessiva arrendevolezza, intese ristabilire in qualche modo l’equilibrio, lanciando una campagna sia teorica che pratica contro la Chiesa. Nel discorso alla Camera del 13 maggio 1929 affermò che in conseguenza del Concordato la Chiesa non era più libera, ma subordinata allo Stato, che il cristianesimo, da piccola setta che era in origine, aveva potuto diffondersi oltre i confini della Palestina soltanto innestandosi sull’organizzazione dell’Impero romano, che era stato opposto un rifiuto alla richiesta d’introdurre l’insegnamento religioso anche nelle università. Proprio nei tre mesi successivi alla firma dell’accordo con il Vaticano, Mussolini ordinò anche numerosi sequestri di giornali e fogli cattolici e soprattutto rivendicò alle organizzazioni del regime il diritto di educare, esse sole, la gioventù italiana, delegittimando e ostacolando le organizzazioni cattoliche. Alla tempesta, attraverso la quale Mussolini si era rivelato per il Vaticano un osso più duro del previsto, succedette la tregua e l’armistizio. Nel febbraio 1932 la pace ristabilita fu sanzionata dalla visita che Mussolini fece a Pio xi, il quale ebbe a dichiarare che il Duce era "un uomo inviato dalla Provvidenza".
Nel 1929, dopo la firma dei Patti Lateranensi, Mussolini abbandonò sette degli otto dicasteri di cui era titolare, conservando solo quello dell’Interno e promuovendo a ministri sette sottosegretari, tra i quali Grandi, Bottai, De Bono e Balbo. Questo atto non diminuì in nessun modo il suo potere, e due giorni dopo il rimpasto del Gabinetto, nel rapporto alle gerarchie fasciste tenuto il 14 settembre 1929 a Palazzo Venezia, disse che le sue decisioni nessuno le conosceva in precedenza, "nemmeno gli interessati". "Un uomo solo aggiunse tempestivamente è informato, il capo dello Stato, la maestà del re", dove è da notare che il re era "informato", niente di più, il potere esecutivo non era più esercitato dal re sotto la responsabilità di Mussolini, ma da Mussolini in proprio. E in quel 1929 minacciò più volte di "piombo" gli avversari del fascismo, in Italia e fuori d’Italia.
Nel discorso tenuto a Napoli il 28 ottobre 1931 Mussolini, con formula paternalistica, disse che bisognava "andare verso il popolo" e in proposito riaffermò che il fascismo costituiva la terza via "lontana dalle aberrazioni monopolistiche del bolscevismo, ma anche dalle insufficienze dell’economia liberale"..
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