Benito Mussolini La Vita Privata
Naturalmente col potere cambiarono anche le abitudini personali e il modo di vivere di Mussolini. Intanto curò con sempre maggiore attenzione la propria immagine, quale poteva risultare dalle fotografie e dai cinegiornali, assumendo atteggiamenti ed espressioni di fierezza e spavalderia, anche se negli incontri con altre persone sapeva essere affabile, affascinante e seducente (pure in ciò ricordando D’Annunzio). Indubbiamente aveva carisma e magnetismo, sia di fronte alle folle che a singoli interlocutori. In pubblico assunse pose più gladiatorie, ruotando gli occhi, spingendo in avanti la mascella, imprimendo alla propria oratoria toni tranchants; via via abbandonò gli abiti borghesi per indossare sempre più volentieri le diverse uniformi di cui poteva fregiarsi. Amava mostrarsi sportivo, andava a cavallo, tirava di scherma, nuotava, giocava a tennis, e a torso nudo si fece fotografare a trebbiare il grano. Guidava l’automobile a forte velocità, pilotava aerei. Le sue parole d’ordine furono "vivere pericolosamente", "credere, obbedire, combattere" e "il Duce ha sempre ragione". Trasferì la sua abitazione privata nella grandiosa Villa Torlonia in via Nomentana, affittatagli per un canone mensile puramente nominale. E vero però che in privato amava vivere semplicemente, e l’arredamento di Villa Torlonia rimase sempre modesto. E anche vero che fu sempre sobrio, anche perché evitava qualunque cibo o bevanda che potesse essergli di nocumento alla salute, tutt’altro che saldissima. Va anche riconosciuto che Mussolini non fu mai avido di denaro, anche se è vero che la sua carica gli dava ogni possibilità di soddisfare tutte le sue esigenze personali e familiari. Comunque, fece ricostruire gran parte del natio villaggio di Dovia, non senza una spesa considerevole; e fece del terreno agricolo che possedeva in Romagna un’azienda modello, fornita di tutte le attrezzature più moderne. I suoi articoli per i giornali americani gli garantivano buoni compensi e la sua seconda autobiografia, scritta dal fratello Arnaldo, cui il Duce affidò la direzione del Popolo d’Italia, gli fruttò oltre un milione di lire nei primi due anni (si tenga presente che lo stipendio del presidente del Consiglio era di 32 mila lire al mese).
Mussolini si fece raggiungere a Roma dalla famiglia soltanto nel 1928; anche nella cerchia familiare la moglie Rachele si riferiva a lui chiamandolo "il Duce", termine di cui dal 1927 fu generalizzato l’uso. Sua prediletta era la primogenita Edda, che ricevette un’ottima e raffinata educazione. A essa, nata nel 1910, si aggiunsero Vittorio, nato nel 1916, Bruno, nato neI 1918, Romano, nato nel 1927, e Anna Maria, nata nel 1929 e in età infantile colpita dalla poliomielite, che la lasciò per sempre inferma. Merita segnalare che ai figli del Duce furono fatte frequentare le scuole statali, senza godere di speciali privilegi.
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