Tanto si è scritto e tanto si è detto che, nella coscienza collettiva, il tentativo di colpo di stato noto come Golpe Borghese è diventato sinonimo di un maldestro tentativo di rivolta istituzionale messo in atto da un gruppo di sgangherati nostalgici. Niente di più che una buffonata. E invece non è così. L'insurrezione armata che si verifica nella notte tra il 7 e l'8 dicembre 1970 (la notte dell'Immacolata) è ancora oggi un altro dei tanti punti oscuri della storia repubblicana. Non è chiaro perché fu messo in atto, a cosa realmente mirasse e soprattutto perché fallì e chi lo fece fallire. Tutto ha inizio nella tarda serata del 7 dicembre quando gruppi di militanti dell'estrema destra si riuniscono in alcuni luoghi della capitale: nel quartiere di Montesacro, nei cantieri del costruttore Remo Orlandini, legato al SID di Vito Miceli; in pieno centro storico, nella sede di Avanguardia nazionale; attorno all'Università; in una palestra non distante dalla stazione Termini. Alle porte di Roma si è concentrata intanto anche una colonna armata di guardie forestali, mentre un gruppo di neofascisti è già penetrato nell'armeria del ministero dell'Interno. Il quartier generale del Golpe si è sistemato nel quartiere Nomentano. Ne fanno parte: il principe Junio Valerio Borghese, ex comandante della X Mas, vero capo del complotto; il generale a riposo dell'Aeronautica Giuseppe Casero; il maggiore della polizia Salvatore Pecorella. Il piano prevede, oltre all'occupazione dei ministeri della Difesa e dell'Interno, della sede della RAI (da dove Borghese leggerà un proclama alla nazione), degli impianti telefonici e quelli di telecomu- nicazione, anche la mobilitazione totale dell'Esercito. Tutto, insomma è pronto, comprese le liste delle personalità politiche e sindacali da arrestare. Eppure il Golpe Borghese fallisce. Lo stesso principe nero riceve una telefonata da un misterioso generale (l'inchiesta della magistratura non chiarirà mai hi fosse) che ordina la sospensione del tentativo insurre- zionale. Tutti a casa. Cosa è successo quella notte a Roma? Prova generale per un vero colpo di Stato? Avvertimento inviato ai politici sulla falsariga del Piano Solo di De Lorenzo ? Oppure il classico doppio gioco: mostrare i muscoli e allo stesso eliminare l'ala dura del Partito del Golpe che da anni ormai cresce e si ramifica? Di quanto accadde a Roma nella notte dell'Immacolata una sola cosa è certa: i servizi segreti sapeva- no. Ed erano stati informati anche diversi uomini politici di governo. Lo proverà la documentazione che Andreotti consegnerà alla magistra- tura romana soltanto cinque anni dopo. Quella stessa magistratura che farà di tutto per insabbiare l'inchiesta giudiziaria e per trasformare il Golpe Borghese in un Golpe da operetta.
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