venerdì 5 aprile 2013

ODIANO L'ITALIA PERCHE' VUOLE ESSERE POTENZA EUROPEA"di Arrigo Petacco

Mussolini si confidava soltanto con lei, con la sua primogenita Edda, che lui definiva "la figlia della miseria" perché era nata nel 1910 quando il futuro Duce, non ancora trentenne, era un socialista rivoluzionario che stentava a legare il pranzo con la cena. Di temperamento ribelle come suo padre, Edda era l'unica in famiglia che aveva l'ardire di contraddirlo e anche più tardi quando, diventato Duce del fascismo pretendeva da tutti rispetto e sottomissione, Mussolini continuò a mantenere con la figlia prediletta un rapporto speciale manifestando nei suoi confronti quasi un senso di soggezione. Dal canto suo, Edda adorava il padre come nessun altro e lo stimava certamente assai di più del marito, quel "borioso puttaniere" (come lo definiva mamma Rachele) di Galeazzo Ciano per il quale tuttavia si batterà disperatamente per salvarlo dal plotone d'esecuzione preteso da Hitler e poi ratificato da suo padre. Durante gli anni d'oro del regime, Edda era anche l'unica in famiglia ad avere libero accesso a Palazzo Venezia (dove Rachele e gli altri figli non posero mai piede) e l'unica a godere del privilegio di accompagnare il genitore nelle sue solitarie passeggiate lungo la spiaggia di Castel Fusano che lui compiva abitualmente sia d'estate che d'inverno. Durante queste passeggiate, parlando come a se stesso, Mussolini si abbandonava spesso a lunghi monologhi liberatori in cui i ricordi del passato si affastellavano ai problemi del presente ed ai progetti del futuro. Testimone, non sempre silenziosa, di questi sfoghi mussoliniani, Edda, consapevole dell'importanza storica delle riflessioni paterne, era solita, appena tornata a casa, di annotarle in maniera frettolosa e disordinata su certi quadernetti che pochi hanno avuto modo di vedere e di cui si è perso traccia. Pare li abbia bruciati prima di morire. Non tutto però è andato perduto. Un amico devoto della contessa Ciano, Domenico Olivieri - di cui parliamo a parte - che la ebbe a lungo come ospite nella sua villa di Conegliano, in Romagna, negli ultimi anni della sua vita, ha infatti raccolto a sua volta le confidenze ricevute dalla contessa Ciano, la quale gli ha anche fiduciosamente consentito di consultare i suoi quaderni e di registrare le loro conversazioni.
Da queste estemporanee interviste, Domenico Olivieri ha ricavato in seguito una sorta di brogliaccio che ora ho qui sul mio tavolo. Il suo prezioso contenuto, anche se disordinato e non rispettoso della sintassi e della cronologia storica (d'altra parte Edda parlava in libertà, ora inseguendo un ricordo, ora saltando da un argomento all'altro come capita nelle conversazioni) è certamente sincero. E' anche ricco di rivelazioni sconcertanti, nonché di molte notizie, inedite e di gustose curiosità (di cui Renzo De Felice, biografo principe del Duce, avrebbe fatto tesoro), sia sulle sue vicende familiari e sia sui retroscena dei grandi avvenimenti di cui Mussolini fu protagonista sulla scena politica mondiale. Confrontate con i testi storici, le rivelazioni risultano tutte presumibilmente credibili ed io ho cercato di riassumerle e di collocarle nel loro contesto cronologico per rendere più facile la loro lettura. Non posso tuttavia esimermi dall'avvertire il lettore che pur trattandosi di materiale originale di grande interesse, esso tuttavia proviene da una fonte, quella di Edda Ciano Mussolini, la quale non può essere accettata senza legittime riserve. D'altra parte, la stessa Edda, consapevole della sua particolare situazione, a commento delle sue rivelazioni, non mancava mai di ripetere: «Ma io sono la figlia del Duce e nessuno mai mi crederà».

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