Laura Boldrini fra ipocrisie e finto perbenismo.
La Presidente della Camera non rinuncia a ripescare "trombati" eccellenti e "figli di..."
Ma si preoccupa di far bandire la parola "clandestino". E l'Adnkronos di Pippo Marra la sta anche a sentire. "Mai più quel termine nei nostri lanci, per non fomentare l'odio razziale". E intanto critica Piero Grasso
Mentre il povero Gianfranco Fini trascorre le sue giornate sulle panchine dei giardinetti pubblici, non avendo più una poltrona in velluto sulla quale sedersi in Parlamento (dopo 30 anni era anche il caso che cambiasse aria), una sua degna sostituta già popola un’aula di Montecitorio e dintorni. La neo-eletta Presidentessa della Camera, occupa da meno di un mese il posto che, per ben 5 anni, è stato del “cognato d’Italia”, ma già fa parlare di sé come e quanto il suo predecessore. Già, perché Laura Boldrini (che si permette di bacchettare il suo collega Piero Grasso per essere intervenuto telefonicamente ad Otto e Mezzo: “Ognuno ha il suo stile, io non avrei mai chiamato), che di sobrietà e risparmi ha già fatto le sue bandiere con i media, tanto per essere coerente, ha quadruplicato lo staff dedicato alla comunicazione della presidenza di Montecitorio. E, caso strano, tre su quattro, sono “figli d’arte” ed esclusi “illustri”. Una di loro, Valentina Loiero (che ha conosciuto la Boldrini a Lampedusa, quando faceva l’inviata per il Tg5), ha vinto l’incarico di “capo della comunicazione”. Valentina, per papà, si trova casualmente, ad avere Agazio Loiero, già Governatore democratico della Calabria. Il quale, sarà una coincidenza, aveva espresso grande soddisfazione per la scelta della Boldrini alla dirigenza di Montecitorio, proprio nel giorno della sua elezione. Un altro dei prescelti dall’ex portavoce Onu per i diritti dei rifugiati, è Roberto Natale (ex segretario dell’Usigrai ed ex presidente della Federazione della Stampa italiana). Candidato di Sel, “trombato” alle ultime elezioni, è riuscito ugualmente ad entrare alla Camera grazie alla magnanimità della neo Presidente. A fare compagnia alla Loiero e a Natale (stando a quanto scrivono su L’Espresso di questa settimana), ci sarà Carlo Leoni, ex vicepresidente della Camera, anche lui escluso alle ultime politiche, ma ripescato dalla Boldrini e riciclato quale suo consigliere politico-istituzionale. Ad occuparsi dei rapporti con gli organismi internazionali, un’altra figlia d’arte, Giulia Laganà, che per mamma si ritrova l’ex onorevole del PD Tana de Zuzuleta.
Ma non c’è solo la lotta alla disoccupazione dei “trombati” del partito democratico fra le priorità della Boldrini. La Presidentessa della Camera ha vinto anche un’altra, determinante (e per nulla faziosa) battaglia. Grazie al progetto che ha redatto la Carta di Roma (cui ha partecipato, guarda caso, proprio la Loiero), un “codice deontologico sui migranti”, l’Adnkronos da ieri ha deciso di bandire la parola “clandestino” da tutti i suoi lanci. Al suo posto verranno utilizzati termini più “consoni” come: irregolare, migrante, immigrato, rifugiato, richiedente asilo, persona-cittadino (sic!). Insomma come gli spazzini non possono più essere definiti tali, ma debbono essere chiamati “operatori ecologici”, come i bidelli vanno definiti “collaboratori scolastici”, adesso anche ai clandestini va applicata l’etichetta del “politically correct”. “L’uso di un linguaggio corretto è sempre importante per un’agenzia di stampa –ha dichiarato Pippo Marra, direttore di Adnkronos- ma lo è ancor di più quando si tratta di fenomeni, come l’immigrazione, su cui è facile alimentare paura, xenofobia e razzismo. Ogni giornalista, in questo, dovrebbe fare la propria parte”. Meno male va, nello scenario semi apocalittico di questa Italia post-elettorale allo sbando, mancava giusto un po’ di sana ed istituzionalizzata ipocrisia, condita da una buona dose di perbenismo.
Mentre il povero Gianfranco Fini trascorre le sue giornate sulle panchine dei giardinetti pubblici, non avendo più una poltrona in velluto sulla quale sedersi in Parlamento (dopo 30 anni era anche il caso che cambiasse aria), una sua degna sostituta già popola un’aula di Montecitorio e dintorni. La neo-eletta Presidentessa della Camera, occupa da meno di un mese il posto che, per ben 5 anni, è stato del “cognato d’Italia”, ma già fa parlare di sé come e quanto il suo predecessore. Già, perché Laura Boldrini (che si permette di bacchettare il suo collega Piero Grasso per essere intervenuto telefonicamente ad Otto e Mezzo: “Ognuno ha il suo stile, io non avrei mai chiamato), che di sobrietà e risparmi ha già fatto le sue bandiere con i media, tanto per essere coerente, ha quadruplicato lo staff dedicato alla comunicazione della presidenza di Montecitorio. E, caso strano, tre su quattro, sono “figli d’arte” ed esclusi “illustri”. Una di loro, Valentina Loiero (che ha conosciuto la Boldrini a Lampedusa, quando faceva l’inviata per il Tg5), ha vinto l’incarico di “capo della comunicazione”. Valentina, per papà, si trova casualmente, ad avere Agazio Loiero, già Governatore democratico della Calabria. Il quale, sarà una coincidenza, aveva espresso grande soddisfazione per la scelta della Boldrini alla dirigenza di Montecitorio, proprio nel giorno della sua elezione. Un altro dei prescelti dall’ex portavoce Onu per i diritti dei rifugiati, è Roberto Natale (ex segretario dell’Usigrai ed ex presidente della Federazione della Stampa italiana). Candidato di Sel, “trombato” alle ultime elezioni, è riuscito ugualmente ad entrare alla Camera grazie alla magnanimità della neo Presidente. A fare compagnia alla Loiero e a Natale (stando a quanto scrivono su L’Espresso di questa settimana), ci sarà Carlo Leoni, ex vicepresidente della Camera, anche lui escluso alle ultime politiche, ma ripescato dalla Boldrini e riciclato quale suo consigliere politico-istituzionale. Ad occuparsi dei rapporti con gli organismi internazionali, un’altra figlia d’arte, Giulia Laganà, che per mamma si ritrova l’ex onorevole del PD Tana de Zuzuleta.Ma non c’è solo la lotta alla disoccupazione dei “trombati” del partito democratico fra le priorità della Boldrini. La Presidentessa della Camera ha vinto anche un’altra, determinante (e per nulla faziosa) battaglia. Grazie al progetto che ha redatto la Carta di Roma (cui ha partecipato, guarda caso, proprio la Loiero), un “codice deontologico sui migranti”, l’Adnkronos da ieri ha deciso di bandire la parola “clandestino” da tutti i suoi lanci. Al suo posto verranno utilizzati termini più “consoni” come: irregolare, migrante, immigrato, rifugiato, richiedente asilo, persona-cittadino (sic!). Insomma come gli spazzini non possono più essere definiti tali, ma debbono essere chiamati “operatori ecologici”, come i bidelli vanno definiti “collaboratori scolastici”, adesso anche ai clandestini va applicata l’etichetta del “politically correct”. “L’uso di un linguaggio corretto è sempre importante per un’agenzia di stampa –ha dichiarato Pippo Marra, direttore di Adnkronos- ma lo è ancor di più quando si tratta di fenomeni, come l’immigrazione, su cui è facile alimentare paura, xenofobia e razzismo. Ogni giornalista, in questo, dovrebbe fare la propria parte”. Meno male va, nello scenario semi apocalittico di questa Italia post-elettorale allo sbando, mancava giusto un po’ di sana ed istituzionalizzata ipocrisia, condita da una buona dose di perbenismo.
Micol Paglia
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