venerdì 5 aprile 2013

Crimini di guerra alleati


Sono molti i crimini dei vincitori passati sotto silenzio. Soltanto di recente storici quali il conte nikolaj tolstoj, marco respinti, zdenek vasicek, carlo margiotto ed altri hanno affrontato l'argomento. Tra le vicende semisconosciute di quegli anni troviamo ancora una volta non solo il tacito assenso, ma il reale e impegnato appoggio da parte inglese e francese alle operazioni di pulizia etnica e politica operate dall'unione sovietica e dai suoi stati slavi satelliti nell'immediato dopoguerra.
Dalla resa di fronte a stalingrado, il 2 febbraio 1943, cioè da quando l’operazione barbarossa comincia a volgersi in ritirata, preludio della sconfitta finale del terzo reich, circa 5.000.000 cittadini sovietici guadagnano l’occidente per sfuggire al totalitarismo comunista o perché, in qualche modo, legati ai tedeschi. Si tratta di unità militari o di semplici civili che avevano visto nella guerra sovietico-tedesca la possibilità di organizzare una vera e propria crociata patriottica anticomunista per la liberazione della Russia dalla tirannide bolscevica e la ricostituzione dell'impero zarista. Essi si arruolarono nella wehrmacht quali forze speciali straniere e si organizzarono nella roa (Russkaja osvoboditel’naja armija, l’esercito di liberazione Russo), al cui vertice fu insediato il prode generale andrej andreevic vlasov (1900-1946). A questi si aggiungono prigionieri di guerra e profughi generici. I primi cittadini sovietici sono catturati dagli alleati in Africa settentrionale nel 1943, quindi, in numero maggiore, in Italia nell’estate del 1944, ma soprattutto — a decine di migliaia — dopo il d-day, il 6 giugno 1944, giorno dello sbarco alleato in normandia. Nei campi di prigionia in gran bretagna alle prime voci di rimpatri forzati si verificano addirittura suicidi di massa: meglio la morte che stalin.
Nel 1944, il ministro degli esteri britannico sir robert anthony eden lord avon (1897-1977), primo ministro dal 1955 al 1957, circondato da un entourage di sinistra, riesce, dopo ripetuti sforzi, a convincere il capo del governo di coalizione del tempo di guerra, fra 1940 e 1945, sir winston leonard spencer churchill (1874-1965), primo ministro dal 1951 al 1955, dell’opportunità di rimpatriare tutti i cittadini sovietici stanziati in occidente. Dal mese di settembre, la politica dei rimpatri diviene una linea ufficiale. In ottobre, churchill, eden, stalin e il ministro degli esteri sovietico vyaceslav mihajlovic skrjabin molotov (1890-1986) s’incontrano a mosca e definiscono l’accordo sui rimpatri forzati ben prima degli incontri di jalta, in crimea, svoltisi fra il 4 e l’11 febbraio 1945, che risultano dunque essere solo una ratifica di quanto già stabilito: verranno riconsegnate circa 2.750.000 persone. L’ultima operazione di rimpatrio forzato di cittadini sovietici messa in atto dagli alleati preparata dal trasferimento dei prigionieri in territorio Italiano è denominata eastwind e ha inizio il 2 aprile 1947, mentre con l’operazione highjump sono riconsegnati al maresciallo tito (1892-1980) slavi meridionali monarchici e anticomunisti, pure prigionieri.
In questo quadro s’inserisce la vicenda dell'olocausto dei cosacchi e dei caucasici, militari e civili, arresisi in austria all’esercito britannico il 9 maggio 1945, dopo aver soggiornato qualche mese in carnia. Si tratta soprattutto di combattenti inquadrati nel 15° corpo di cavalleria del generale tedesco helmut von pannwitz. Dopo la sconfitta del terzo reich, costoro si aspettano, da parte alleata, una continuazione della guerra in senso anticomunista. Forti di una falsa e presunta amicizia dimostrata da londra, che sin dai tempi della guerra civile Russa aveva usato la tattica del doppiogioco, i cosacchi si fidano dei vincitori. Fra loro vi sono anche numerosi membri dell’emigrazione bianca e zarista degli anni '20, ossia soggetti estranei all’accordo di rimpatrio perché mai stati cittadini sovietici: vecchi combattenti della guerra civile famosi come il generale pëtr nikolaevic krasnov (1869-1947) dei cosacchi del don, tutti tornati per combattere la grande guerra patriottica. Mentre il 12 maggio, in boemia, i sovietici catturano vlasov, in austria, a partire dal 1° giugno tutti i prigionieri, combattenti, uomini, donne, vecchi e bambini spinti come animali su carri-bestiame, sono consegnati ai sovietici con la forza e con l’inganno: decine gli episodi raccapriccianti nei campi nei dintorni di lienz, oberdrauburg, feldkirchen, althofen e neumarkt, e i suicidi collettivi nelle acque del fiume drava. Gli ufficiali precedono di qualche giorno: il 29 maggio li si convince di un’inesistente conferenza sul loro futuro e li si offre ai sovietici nella cittadina austriaca di judenburg. Chi non viene fucilato o impiccato sul posto è internato nel gulag. Fra gli ufficiali troverà la morte anche il generale von pannwitz, che volle eroicamente condividere il destino dei suoi uomini e degli altri ufficiali superiori cosacchi, mentre gli sarebbe stato facile sfuggire tale sorte dichiarandosi tedesco e così restare con gli alleati e godere del trattamento riservato dalla convenzione di ginevra ai prigionieri di guerra, che, mai sottoscritta da stalin, non valeva per i cittadini sovietici. La pravda annuncia processo ed esecuzione degli ufficiali cosacchi il 17 gennaio 1947, anno che viene assunto come quello della loro morte.
Aleksandr i. Solzenicyn, in "arcipelago gulag" definì la vicenda l’"ultimo segreto" della seconda guerra mondiale; da qui ha preso spunto lo storico ed europarlamentare conservatore inglese lord nicholas william bethell per the last secret: forcible repatriation to Russia 1944-1947, del 1974.
Sempre fra fine maggio e inizio giugno del 1945, e sempre con l’illusione di un ridislocamento in territori sicuri, i britannici consegnano a tito migliaia di slavi meridionali anticomunisti, ancora uomini estranei agli accordi fra stalin e alleati, in maggioranza domobranci, le guardie nazionali slovene e croate, riparati in austria. Costoro — il loro tradimento da parte britannica è parallelo a quello consumato ai danni dei monarchici serbi del generale draza mihajlovic (1893-1946), sacrificati sull’altare della nuova alleanza fra churchill e tito — sono massacrati dai partigiani comunisti e gettati in fosse comuni come quella — non unica, scrive l’ex ufficiale britannico del soe, special operations executive, michael lees, in the rape of serbia: the british role in tito’s grab for power 1943-1944, del 1990 — della foresta di kocevje, in slovenia, dove sono state rinvenute le ossa di circa 10.000 vittime. Fra cosacchi e slavi meridionali riconsegnati ai rispettivi despoti comunisti, la cifra più cauta è di circa 70.000 persone, anche se ne sono state avanzate di maggiori.
La doppia operazione è tenuta segreta e in occidente al tempo nota solo agli inglesi direttamente implicati. La responsabilità primaria del crimine è da addebitare al comandante toby low lord aldington, capo di stato maggiore del 5° corpo d’armata britannico, agli ordini del tenente generale charles keightley, comandante in capo del medesimo corpo, deceduto nel 1974, al quale maurice harold macmillan lord stockton (1894-1987), plenipotenziario britannico nel mediterraneo all’epoca dei fatti, primo ministro dal 1957 al 1963, ordina di operare a ogni costo i rimpatri forzati. Secondo i dettagliatissimi studi dello storico conte nikolai dmitrevic tolstoy miloslavsky, discendente del noto Romanziere, nei volumi victims of yalta, del 1978, e the minister and the massacres, del 1986, low, keightley e macmillan intessero questa trama sanguinosa. Del resto, macmillan ha sempre rifiutato qualsiasi spiegazione dei propri atti, né ha mai protestato pubblicamente per la ricostruzione dei fatti e per le accuse rivoltegli dal conte tolstoy. Solo low lo ha fatto, quantunque originariamente per via indiretta, denunciando un volantino diffuso da un privato che — per ragioni personali — aveva deciso di colpire l’eminente uomo politico britannico traendo spunto dal volume the minister and the massacres. Ne è scaturito un colossale caso giudiziario dai mille risvolti, nonché ricco di colpi di scena e di scorrettezze da parte dei diversi livelli della giustizia inglese che, nel 1989, ha ritenuto il conte colpevole di diffamazione e gli ha comminato la più grande multa della storia giuridica britannica: 1,5 milioni di sterline. Con un’azione privata e illegittima dei difensori di low si è poi spinto l’editore londinese century hutchinson a ritirare dal mercato inglese e gallese lo studio e a distruggerne le copie restanti. Al posto dell’importantissima opera del conte tolstoy è stato dunque prodotto un rapporto ufficiale dalle conclusioni del tutto differenti, redatto da anthony cowgill, da lord thomas brimelow e da christopher booker.
A fronte di clamorosi voltafaccia di ex sostenitori del conte tolstoy, quello di booker, per esempio, scrittore e co-autore del rapporto ufficiale, vi fu grande appoggio da parte di diverse personalità di alto livello, tra le quali ricordiamo il parlamentare conservatore inglese lord bernard braine di wheatley, il Principe hans adam ii di liechtenstein e lo scrittore solzenicyn.
Il 13 luglio 1995, la corte dei diritti umani di strasburgo ha riconosciuto che la pena pecuniaria inflitta a tolstoy, e le altre misure restrittive di cui è stato fatto oggetto, come il divieto di parlare pubblicamente e di scrivere della vicenda dei rimpatri forzati dall’austria , violano la libertà d’espressione dello studioso e rappresentano una condanna esagerata.
A londra intanto, il 6 marzo 1982, per iniziativa di un comitato costituito da parlamentari e da esponenti di tutti i partiti politici britannici, veniva eretto un monumento alla memoria delle vittime di jalta, il quale, come ha scritto lord bethell, anche per volontà di margaret thatcher poggiava "su terreno della corona".
Siamo comunque solo all'inizio di una ricerca storica che trova mille ostacoli politici.

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(*tratto da giorgio pisanò)

Anche ammesso che le "verità" imposte sui crimini di guerra attribuiti ai tedeschi,a cominciare dal genocidio degli ebrei, siano tutte indiscutibili, sta di fatto che i crimini compiuti dai vincitori durante e dopo il conflitto furono molto più numerosi e spaventosi: eccone un primo elenco

È trascorso mezzo secolo dalla fine del secondo conflitto mondiale: mezzo secolo dominato dalla implacabile, martellante, quasi totalmente incontrastata valanga quotidiana di celebrazioni, rievocazioni, memoriali, ricostruzioni storiche e pseudostoriche degli eventi che dal 1939 al 1945 insanguinarono il mondo intero, ma soprattutto l'europa e l'Asia.

Una valanga ampliata e moltiplicata dalla forza dirompente del mezzo televisivo che ha finito col plagiare i cervelli di almeno tre generazioni sulla base di un motivo dominante: vale a dire la barbarie, la ferocia disumana, la criminalità senza limiti dei vinti, responsabili di ogni nefandezza. Una barbarie sconfitta grazie al valore, alla disinteressata bontà, alla sconfinata umanità degli eroi belli, vendicatori e liberatori che, indossando le divise degli eserciti vincitori, seppero restituire ai popoli oppressi la possibilità di vivere in un mondo giusto e felice, sconfiggendo la delinquenza organizzata Italo-tedesco-nipponica. E a dimostrazione e conferma di questa edificante favola, si riproducono ossessivamente, da cinquanta anni, soprattutto le immagini filmate dagli Americani al loro arrivo in alcuni campi di concentramento tedeschi nei giorni conclusivi del conflitto.

Montagne di cadaveri, masse cenciose di agonizzanti, cumuli di occhiali, di capelli, di denti già appartenuti a uomini e donne spietatamente eliminati in nome di un'ideologia aberrante e dell'odio di razza. Forni crematori. Camere a gas. Tutto vero, certamente, fino a prova contraria. Che nessuno può azzardarsi ad avanzare perché, in germania, è addirittura reato dubitare della totale autenticità di queste documentazioni prodotte e imposte, dal 1945 in poi, dai vincitori.

Ma nonostante la ferrea, quasi invalicabile barriera protettiva eretta dai vincitori a difesa della favola bella dei "liberatori" che sconfissero il male con le armi della giustizia e della umanità, larghe crepe cominciano ormai a prodursi in questa muraglia, e l'opinione pubblica inizia a capire che la "verità protetta" imposta dai vincitori è cosa diversa dai fatti così come si svolsero e, soprattutto, inizia a comprendere che, dietro a quella "verità", nascosta da quella "verità", ce n'è un'altra, che affiora sconvolgente e atroce: la verità sui crimini dei vincitori. Inizia a capire, in poche parole, che i crimini dei vinti (e ne sono stati commessi, così come se ne commettono in tutte le guerre) sono stati moltipllcati, esasperati, deliberatamente gonfiati, anche inventati di sana pianta, al solo scopo di nascondere, o di fare dimenticare, ben altri, spaventosi crimini: i crimini, appunto, dei vincitori. Siamo così di fronte ad una materia esplosiva, che va portata alla luce dopo essere rimasta sepolta per mezzo secolo. Una materia che allinea centinaia di migliaia di episodi, di portata singola e collettiva, e che coinvolge la storia, finora sconosciuta, di popoli interi. Noi ci sforzeremo, nei prossimi numeri di questa pubblicazione, di documentare, per ora, i grandi episodi di criminalità di cui i vincitori si sono resi responsabili, e invitiamo i lettori che ne siano a conoscenza a collaborare con questa nostra opera di documentazione, segnalandoci fatti, situazioni, protagonisti e testimoni. Cominceremo così a creare un archivio da lasciare a coloro che, dopo di noi, vorranno fare luce completa su questa terrificante pagina di storia che offende l'intera umanità. Ecco, intanto, un primo elenco di crimini dei vincitori.

I bombardamenti terroristici anglo Americani sulle città Italiane dopo la resa dell'8 settembre 1943

Furono migliaia. Solo nel 1944, gli angloAmericani effettuarono sull'italia centro-settentrionale, territorio della repubblica sociale Italiana, 4.541 incursioni, uccidendo 22.000 civili e ferendone oltre 36.000. Da ricordare, inoltre, nel 1943, proprio durante i quarantacinque giorni di badoglio, i bombardamenti terroristici su milano, torino, genova e, l'1 settembre, la distruzione di pescara, città completamente senza difesa contro le incursioni aeree, e il bombardamento di frascati, rasa al suolo con migliaia di morti, solo perché ai comandi alleati era giunta notizia che in quella cittadina laziale aveva sede il comando del maresciallo kesselring. Altro selvaggio crimine da ricordare è il bombardamento di treviso che, il giorno di venerdì santo del 1944, venne distrutta da un feroce attacco aereo, senza che nella città avessero sede basi militari o comandi Italo-tedeschi. Solo a guerra finita si seppe che l'incursione era stata decisa dopo che un'informazione, proveniente da fonte antifascista clandestina, aveva comunicato che quel giorno Mussolini e hitler dovevano incontrarsi a treviso. L'informazione era sbagliata. Quel giorno i due capi di stato si incontrarono sì, ma al confine di tarvisio. La spia antifascista scambiò treviso per tarvisio e quell'errore costò la vita a quattromila abitanti della città veneta.

Le "marocchinate" di esperia

Il crimine venne compiuto dalle truppe marocchine che, al comando del generale francese juin, avevano combattuto a cassino. Quale premio venne concesso loro il diritto di rapina e la libertà di disporre delle donne Italiane. Fu così che duemila donne di esperia, cittadina laziale ad ovest di cassino, vennero selvaggiamente aggredite, stuprate, violentate dai soldati di colore. Tutte: dai dieci agli ottantatrè anni. L'episodio diede origine a un film famoso, interpretato da sofia loren, "la ciociara", che però non diede assolutamente la misura dell'entità del crimine.

Il martirio delle donne della slesia

Ma se duemila furono le donne Italiane stuprate dai marocchini ad esperia, di ben maggiore e apocalittica dimensione, fu la tragedia che si abbattè sulle donne tedesche della slesia, dove vennero considerate "bottino di guerra" dalle truppe sovietiche conquistatrici, che ne violentarono, stuprarono e massacrarono oltre quattro milioni. E' una pagina, questa, sulla quale i vincitori hanno imposto per decenni il più totale silenzio. La tragedia iniziò quando la slesia, regione orientale di confine della germania, venne raggiunta e invasa dalle truppe dell'armata rossa che avanzavano verso occidente. In quelle terre martoriate non ci fu più legge umana né trattato internazionale che potesse valere, ma solo la legge della giungla e del terrore imposta dalle orde bolsceviche. Quattro milioni di donne violentate: quattro milioni di storie agghiaccianti che è vietato ricordare, delle quali esiste memoria scritta grazie alle autorità Cattoliche della germania orientale che, nel dopoguerra, riuscirono a raccogliere testimonianze e documenti. Sull'argomento vennero infatti pubblicati, negli anni '50, alcuni "libri bianchi" a cura di monsignor josef perche, già vescovo di breslavia al momento dell'occupazione sovietica. Alcuni di questi libri giunsero, agli inizi degli anni '60, anche in nostre mani, e fu così che venimmo a conoscenza di questa terrificante pagina di storia, che cercammo di rendere nota dedicandovi " alcuni articoli sul settimanale "candido". Ma la verità intera potrà diventare di pubblico dominio solo quando i tedeschi della germania unificata si scrolleranno di dosso quel complesso di inferiorità che grava su di loro dai giorni della sconfitta e si decideranno a rivedere la loro storia, nel bene e nel male, documentando finalmente la verità per quanto riguarda non solo l' "olocausto" degli ebrei nei loro lager, ma anche l'olocausto della loro gente per mano di nemici spietati e criminali.

Il massacro degli innocenti

Erano bambini tedeschi, ancora abbastanza piccoli e leggeri da poter essere presi per i piedi, roteati in aria e scagliati con la testa a fracassarsi contro le ruote dei carri che li trasportavano. Questa fu la sorte spaventosa di migliaia di bambini tedeschi, in fuga con le loro famiglie dalle terre orientali della germania verso occidente in lunghe colonne di carri trainati da buoi. Decine di migliaia di carri, centinaia di migliaia di donne e bambini terrorizzati, mentre gli uomini continuavano a combattere e a morire nell'illusione di contenere l'avanzata sovietica. Ma la marcia di queste colonne venne quasi sempre bloccata dai comunisti polacchi che controllavano ormai, in quelle ultime settimane di guerra, gran parte del territorio già occupato dai tedeschi nel 1939. A quei posti di blocco furono compiute atrocità inimmaginabili. Fucilazioni in massa dei profughi, stupri e violenze sulle donne indifese e, soprattutto, l'eliminazione sistematica dei bambini tedeschi perché si spegnesse il "seme del popolo germanico". Anche su questa allucinante pagina di storia è d'obbligo il silenzio da cinquantanni. Un silenzio rotto solamente una decina di anni or sono da un documentato libro di picene chiodo, edito dalla mursia, intitolato "e malediranno l'ora in cui partorirono", ma sul quale la pseudocultura antifascista ha fatto scendere un sudario tombale.

Le fosse di katyn

Le scoprirono i tedeschi, per caso, nel 1943 nel territorio polacco già occupato dai sovietici nel 1939: oltre 14.000 cadaveri mummificati in fosse di circa 30 metri per 16. Erano i cadaveri degli ufficiali polacchi catturati dai Russi nel 1939. Indossavano tutti le loro divise. Avevano tutti le mani legate dietro alla schiena e presentavano, ognuno, un foro di proiettile alla nuca. I tedeschi denunciarono al mondo, con ampia documentazione, la spaventosa realtà e la fecero analizzare da una commissione della croce rossa internazionale. La conclusione fu che lo spaventoso massacro era stato deciso ed attuato dai sovietici che avevano voluto così eliminare spietatamente la classe borghese, vale a dire la classe dirigente polacca, interamente Cattolica e anticomunista. La commissione della croce rossa giunse anche ad accertare che il massacro era stato attuato da speciali reparti della "ghepeù" (la polizia segreta sovietica) nelle prime settimane del 1940, poco dopo la resa dell'armata polacca. Ma i Russi gridarono subito che la slrage di kalyn l'avevano compiute i tedeschi: i loro alleali liberalcapitalisli, nonostante conoscessero perfettamente la verità, si adeguarono al loro volere. Così, per decenni, i 14.000 assassinati di katyn furono attribuiti ai tedeschi. Invece erano stati i comunisti, per ordine di stalin. Oggi la verità si è fatta strada, anche perché i polacchi hanno trasformato la foreste di kalyn in una selva di croci e di lapidi commemorative, molte ferocemente anticomunisle. Ma c'è ancora qualcuno, qui in Italia, imbevuto di quella subcultura "sessantonina" che discende dal pianeta delle scimmie, il quale osa sostenere che le fosse di katyn le hanno fatte i tedeschi per darne poi la colpa ai sovietici.

Sir arthur harris, il macellaio di dresda e amburgo

Sir harris fu il capo dei bombardieri inglesi che distrassero le città tedesche, massacrando oltre cinque milioni di civili. Fu lui ad inventare la "feuerslurm", vale a dire la "tempeste di fuoco", che si otteneva con l'infernale alternanza di bombe incendiarie e bombe dirompenti. E fu lui ad essere soprannominalo, dai suoi stessi uomini, "il macellaio". La sua impresa più "epica" resta il bombardamento di dresda la notte del 13 febbraio 1945, quando la guerra slava per finire. La spaventosa notte di dresda fu realizzala lanciando sulla città che, completamente priva di difesa antiaerea, contava 600.000 abitanti e ospitava 650.000 profughi dalle terre orientali già occupate dai Russi, tre ondate successive di 244, 529 e 450 bombardieri quadrimotori. Dresda, gioiello dell'arte e della cultura germanica, divampò come un braciere. Tra le fiamme morirono dai 135.000 (secondo le storico inglese irving) ai 270.000 civili (secondo la croce rossa internazionale). Ma la notte di dresda era già stata preceduta, tra il 25 luglio e il 3 agosto del 1943, da un primo, spaventoso esperimento di "tempeste di fuoco": vale a dire il bombardamento di amburgo. Cinque notti di incursioni continue condotte da 3.095 bombardieri che avevano sgancialo 9.000 tonnellate di bombe, massacrando 55.000 civili. A sir arthur harris, "il macellaio", gli inglesi hanno recentemente dedicalo un monumento. Ma i tedeschi stanno facendo di dresda il simbolo dell'olocausto tedesco. Uri olocausto terribilmente autentico.

L'eliminazione per fame di un milione di prigionieri tedeschi

Fu ike eisenhower, il comandante in capo dei "liberatori", a volerlo: fece morire di fame, di stenti e di malattie un milione di soldati tedeschi, prigionieri di guerra e rinchiusi nei campi di concentramento Americani in europa. Lo ha documentato, in un recente libro edito dalla mursia e intitolato "gli altri lager", lo scrittore canadese james baque.

Le foibe

Adesso finalmente si comincia a parlarne. Ma per oltre quarant'anni, solo noi giornalisti e scrittori liberi da ogni condizionamento antifascista, ne abbiamo documentato l'esistenza. Ottenendo l'unico risultato di vedere inventare un "campo di sterminio", mai esistito, nella ex risiera di san sabba a trieste: inventato negli anni '60 e costruito con cento milioni stanziati dal comune di trieste al solo scopo di far dimenticare, con la storia fasulla di quattromila "martiri antifascisti" altrettanto fasulli, la verità vera delle foibe carsiche e dei 10.000 Italiani che vi furono scaraventati dentro.

Ma c'è ancora tanto da scoprire sui campi di sterminio jugoslavi dove i comunisti titini, a guerra finita, hanno massacrato altre migliaia di Italiani.

L'olocausto dei Fascisti repubblicani

Aprile - maggio 1945: oltre cinquantamila assassinati in pochi giorni nelle strade e nelle piazze dell'italia del nord. Ma gli Italiani ancora non sanno che cosa accadde veramente in quella primavera di sangue. Bisogna intensificare gli sforzi perché tutti, un giorno,possano sapere tutto. E giudicare.

Le bombe atomiche di hiroshima e nagasaki

Cercano di non parlarne mai. E quando sono costretti a parlarne, gli Americani sostengono che quelle bombe le sganciarono con le lacrime agli occhi, ma solo per fare finire presto la guerra. Balle. Le sganciarono perché le avevano costruite e perché vollero usarle. E una realtà è certa: anche ammesso, ma non concesso, che i tedeschi abbiano commesso tutti i crimini loro attribuiti, sta dì fatto che solo gli Americani sono riusciti a massacrare quasi duecentomila innocenti in soli due secondi.


Londra - fino ad oggi eravamo abituati a sentir parlare di lager e di gulag, rispettivamente i campi di concentramento nazisti e comunisti. Ma all'indomani della seconda guerra mondiale, all'inizio della guerra fredda, la gran bretagna, Patria dell'habeas corpus e del liberalismo creò in germania campi di concentramento nei quali vennero rinchiusi non solo nazisti o ex ss, ma anche «presunti comunisti». Le foto pubblicate dal quotidiano inglese guardian mostrano persone denutrite e torturarate che appaiono per la prima volta dopo sessant'anni.

Programma - il programma di torture era portato avanti dal «war office» nella germania del dopoguerra e probabilmente interessò gli anni tra il 1945 e 1948. Molte di queste persone morirono a causa delle privazioni di cui furono vittime nei campi di concentramento e tanti dei metodi di tortura furono «copiati» dai nazisti che fino a qualche anno prima era stati combattuti dalla gran bretagna in nome della libertà. Secondo il quotidiano inglese, queste persone furono rinchiuse e torturate perchè «sospettate di essere comuniste e perchè erano considerate futuri sostenitori dell'unione sovietica». Tra le persone torturate non c'erano solo uomini. Dozzine di donne furono imprigionate e torturate perchè sospettate di essere agenti segreti sovietici. Solo nel campo di concentramento di bad nenndorf furono rinchiusi 372 uomini e 44 donne.

Polemiche - il giornale inglese ha deciso di pubblicare solo queste tre foto perchè dichiara che molte di quelle di cui è in possesso sono troppo scioccanti per essere viste. Naturalmente la notizia ha scatenato numerose polemiche. Nick harvey, portavoce dei liberal democratici ha affermato: «e' troppo tardi per sentirsi responsabili, ma non è tardi per conoscere la verità». Shermann caroll, dell'associazione «medical foundation for the care of victim of torture» sottolinea: «la suggestione che gli inglesi non abbiano usato la tortura durante la seconda guerra mondiale e negli anni immediatamente successivi è una mitologia che è stata propagandata per decenni. Adesso le immagini parlano chiaro».

Domande - il ministero della difesa non ha voluto rispondere alle domande del guardian e ha risposta che questi quesiti devono essere rivolti al ministero degli esteri. Le foto sono state tenute segrete per 60 anni. Poi quattro mesi fa esse sono state trasferite grazie ad un'inchiesta della polizia sui maltrattamenti di prigionieri in alcuni centri, vicino ad hannover, e sono arrivati al guardian che si è avvalso della legge «freedom of information act». Ciò che è certo è che le immagini risalgono al febbraio del 1947 e furono scattate da ufficiali della «royal navy» ai quali fu ordinato di portare a termine il programma di tortura. Altre foto, dichiara il giornale sono ancora in possesso del ministero degli esteri. Non si sa che fine abbiano fatto tutte le persone fotografate e quando le torture nei lager britannici siano terminate.


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