Esecuzioni, torture, stupri Le crudeltà dei partigiani
orgoglioso della libertà che ritengo di possedere e che mi fà parlare di quello che pochi hanno avuto il coraggio di dire sulle terrificanti verità della guerra civile in Italia. Voglio parlare delle vittime, di quelle per le quali non sono state installate lapidi di marmo, non sono stati alzati monumenti alla loro memoria e non sono state dedicate strade, piazze e scuole. Intendo parlare delle vite spezzate dalla ferocia dei partigiani comunisti nella nostra terra emiliana. Dopo l'8 settembre 1943, i comunisti hanno combattuto una loro «guerra privata» con scopi e finalità ben diversi da quelli che avevano animato i partigiani delle altre formazioni antifasciste, applicando, con disumana ferocia, una tecnica della guerra civile che è costata agli italiani e agli stessi antifascisti non comunisti un numero spaventosamente alto di vittime innocenti. Perché ho scritto queste pagine? Non certo per rinfocolare odî e rancori. Sono cattolico credente, cresciuto nell'Azione Cattolica; predico, nel limite delle mie possibilità, il perdono e l'amore. Sono contro tutte le guerre e tutte le violenze, ma credo sia giusto che anche queste vittime siano ricordate; ci sono ancora genitori e figli che piangono i loro cari dei quali era proibito parlare. I giovani non sanno e non hanno visto le barbarie della guerra. Ho parlato con un insegnante di cultura civica; insegna in una scuola professionale ed è dirigente di partito. È nato dopo la guerra, e non conosce, se non in parte, i fatti accaduti in quel periodo doloroso. Non ha avuto materiale per documentarsi; i tanti libri scritti sulla guerra civile sono di parte, distorcono la verità e tacciono su tanti episodi. Visione e interpretazione dei fatti sono solo di ispirazione partigiana. Debbo dare atto al senatore Giorgio Pisanò (1924-1997), che pur essendosi trovato dalla parte che ha perduto, nella sua Storia della guerra civile in Italia (1943-1945), presenta, elenca e documenta i fatti e i misfatti compiuti da entrambe le parti in lotta; credo sia uno dei pochi, se non l'unico in Italia, ad averlo fatto. A questa sua fatica attingerò in parte per il mio modesto lavoro. Sul mio tavolo ho il libro dell'On. Franca Gorrieri intitolato La resistenza nella bassa modenese; quello di Sara Prati e Giorgio Rinaldi Quando eravamo i ribelli; Il tempo di decidere, di Ilva Vaccari. Dalla lettura di questi testi si ricava che i protagonisti di una parte sono tutti vittime o eroi, mentre gli altri tutti delinquenti e assassini. In Il tempo di decidere della Vaccari, si parla ampiamente dei rapporti tra il clero e la Resistenza e si annotano scrupolosamente anche piccoli particolari di poca importanza, ma non ho trovato neppure un accenno ai sacerdoti modenesi seviziati e uccisi barbaramente dai partigiani comunisti.
Ecco i Liberatori Pacifisti...........???
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