martedì 9 aprile 2013

DEMOCRAZIA ELETTORALE
MALATTIA TERMINALE
DELL'OCCIDENTE

di Giuseppe Reguzzoni - A essere in crisi non sono i partiti, e nemmeno le ideologie, ma un certo tipo di democrazia. È perché la democrazia è in crisi che sono in crisi i partiti come tali, non perché la democrazia stessa ne abbia bisogno in sé e per sé, ma perché essi sono la forma principale che la democrazia occidentale si è data. La democrazia è ampiamente scaduta in demagogia, dove pochi tirannucci da strapazzo, con la complicità di pennivendoli più o meno a buon mercato, si contendono l’unica cosa che per loro conta davvero: il consenso. Il cittadino è ridotto a elettore, a gonzo cui estorcere un voto e contribuente bifolco da tassare.
Più la spari grossa, più qualcuno ti viene dietro. La democrazia si è deformata in democrazia elettorale, vale a dire in distribuzione di sedie ottenute o confermate grazie a un consenso, magari a naso turato, carpito con l’appoggio dei media. Massificazione e rimbambimento: Pasolini parlava di omologazione, qualcuno, più terra terra, di rincoglionimento di massa.
La prova di quanto fragile e inconsistente sia l’idea di “democrazia”, di cui si riempiono la bocca i cultori del sistema, sta nel fatto che quando nei paesi islamici, come in Algeria o in Egitto, si instaura la democrazia e vincono le elezioni a stragrande maggioranza i partiti islamici fondamentalisti, l’Occidente se la fa sotto ed è disposto a tutto pur di fermare lo “scempio”. In fondo, anche Hitler è andato al potere con il voto. E Mussolini, come Berlusconi, era maestro nell’ottenere il consenso.
Per non parlare del vecchio PCI, il tronco da cui sono spuntati vari cespugli dell’attuale galassia PD, che, con il suo fondatore, Antonio Gramsci, ha addirittura teorizzato l’egemonia, il controllo centrale della democrazia attraverso la cultura, prima, e la politica poi. La vera questione non è la democrazia, è la libertà, e troppo spesso constatiamo quanto esse siano realtà differenti. La libertà suppone uomini liberi e, dunque, l’educazione.
La democrazia è un contenitore: dipende da che cosa ci si mette dentro. I Greci parlavano di Paideia, un grande e nobile percorso per tirare fuori (e-ducare) uomini liberi, cioè “formati”, dalla massa in-forme, priva di forma. Sarà anche per questo che i demagoghi non amano né la cultura né l’educazione, come, giusto per fare un esempio, un politico ha sempre negato che scuola ed educazione siano temi degni di essere trattati.
Meglio comiziare sui vagoni separati della metropolitana milanese, per italiani (o padani) ed extracomunitari (chi, poi, i norvegesi? gli americani?).
Sarà per la stessa ragione che un “saggio” - in odore di Bilderberg?, piazza certi personaggi nei meandri ministeriali con la stessa disinvoltura con cui Caligola faceva senatore il suo cavallo?

Giuseppe Reguzzoni

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