Arrestato per aver appoggiato il regime fascista, il grande poeta venne imprigionato in un campo militare statunitense vicino Pisa, costretto giorno e notte in una gabbia di 1,80 x 1,90 con sbarre su tutti i lati un tetto di lamiera ed il pavimento in cemento, esposta alle intemperie ed illuminata costantemente durante la notte. Il poeta aveva, all' epoca, 60 anni.
Nei pressi di Pisa, oltre al campo di punizione per militari statunitensi, in località Metato (denominato dagli americani PWE 335), vi erano anche il campo di San Rossore ed i campi di concentramento di Coltano. Quest' ultimo era gigantesco, costituito da tre campi in uno : il PWE 336 ed il 337 per prigionieri tedeschi e le formazioni di volontari russi loro alleati, il PWE 337 per i militari della RSI.
Foto campo Coltano PWE 337.
Il campo di Coltano vide la reclusione di circa 35.000 ex militari della Repubblica di Salò, in condizioni durissime, e fu affidato, tra il maggio ed il settembre 1945, alla Novantaduesima Divisione Buffalo della V Armata USA.
Due le punizioni per chi si era reso colpevole di trasgredire le regole del campo: “il palo” e la “gabbia”. Il primo consisteva nel legare, per alcuni giorni consecutivi, il prigioniero ad un palo. Esposto alle intemperie, senza acqua né cibo, il condannato vi rimaneva dall’alba al tramonto. La seconda punizione era riservata a chi compiva atti di “grave insubordinazione”. La gabbia era di rete metallica, nel pavimento aveva cementati ciottoli aguzzi e spugnosi. Il condannato, per tutta la durata della punizione poteva tenere con se una coperta, per ripararsi dagli agenti atmosferici e dal sole o per stendersi sui sassi. Il cibo del condannato consisteva in una fetta di pancarrè al giorno. Chiunque si fosse avvicinato ai puniti avrebbe subito la stessa sorte. (Pietro Ciabattini, Coltano 1945 un campo di concentramento dimenticato, Mursia, Milano 1995)
Questo il ricordo del citato Ciabattini relativo “all’incubo” delle punizioni inflitte dagli americani ai prigionieri:
“Potevamo essere legati al palo, esposti ai raggi del sole anche per dieci ore, senza bere ne mangiare, oppure finire nella terribile gabbia o “letto del fachiro” per giorni e giorni. Per andare al palo era sufficiente non alzarsi quando un caporale o un sergente americano entravano in baracca, non rispondere loro rispettosamente anche se provocati, ma era sufficiente anche essere sorpreso seduto in latrina senza che se ne avesse necessità. La gabbia era riservata a chi veniva colto a far cenni alle prigioniere, a cantare inni militari italiani, o per gravi insubordinazioni collettive. Un ragazzo di Montespertoli rimase 3 giorni in gabbia per aver appeso la foto del Duce alla parete della baracca”.
I crimini commessi dai carcerieri in questo campo di prigionia - sui quali ci furono anche indagini piuttosto recenti da parte della magistratura, - spaziano da violenze generalizzate, alle esecuzioni illegali mediante fucilazione, ed alle violazioni sulle norme dei prigioneri di guerra contenute nella Convenzione dell'Aja del 1907.
Tra gli internati vi furono anche personaggi pubblici come gli attori Walter Chiari, Enrico Maria Salerno, Raimondo Vianello, l'olimpionico di podismo Pino Dordoni, il giornalista Enrico Ameri, il regista Luciano Salce, il deputato di AN Mirko Tremaglia, il senatore di AN Giuseppe Turini.
Ezra Weston Loomis Pound (Hailey, 30 ottobre 1885 – Venezia, 1º novembre 1972) fu un poeta e saggista statunitense.
Nel Ventennio ebbe stretti legami con il Fascismo, apprezzando il sistema sociale da questo impiantato in Italia. Aderì poi alla Repubblica Sociale Italiana, trasmettendo alla radio repubblicana.
Nel maggio 1945, arrestato dai partigiani, fu consegnato ai militari statunitensi. In seguito, terminato il conflitto mondiale, Pound sarebbe stato accusato, negli Stati Uniti, di collaborazionismo.
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