Di Girolamo Fragalà.
Neanche una legge dello Stato riesce a rompere il muro. Un muro che è stato costruito da anni di silenzio, di bocche cucite, di negazionismo. La tragedia delle Foibe, per molti, è un qualcosa di occultare, perché non conviene politicamente, perché troppe sono le responsabilità anche della sinistra italiana. Sembra essere ritornati tutti d’un colpo a qualche anno fa, un salto all’indietro della politica. Anzi, di una ben individuata politica, la peggiore. E alla vigilia della giornata del 10 Febbraio, dove tutti dovrebbero ricordare il massacro, c’è ancora una diffusa indifferenza, la voluta noncuranza di molte amministrazioni che si limitano a organizzare il minimo indispensabile. Serpeggia un sospetto, questo accade da quando al governo non c’è più il centrodestra. Fra tecnici e strane intese, il risultato è evidente: sembra svanito nel nulla l’enorme lavoro fatto per restituire ai libri di storia quelle pagine strappate e alla memoria della nostra Nazione il sacrificio di tante vittime, di tante donne e uomini “colpevoli” solo di essere italiani. Vittime dei comunisti di Tito. E perciò vittime di serie B. Eppure c’è stato un momento di grande partecipazione, con la Rai che trasmise una toccante fiction e con un sentimento (quasi) unanime di dolore, bipartisan nelle istituzioni e tra la gente. Oggi non è così, persino lo spettacolo di Cristicchi – un artista notoriamente di sinistra che ha avuto il coraggio di mettere in scena la tragedia dell’esodo e delle Foibe – è stato preso di mira dai centri sociali ed è stato “retrocesso” in seconda serata dalla Rai. Non c’è nulla da meravigliarsi, i tempi sono cambiati (in peggio). Basti pensare che il sindaco di Roma, Ignazio Marino, non ha portato nemmeno un fiore ad Acca Larentia, nell’anniversario della strage che vide come vittime tre giovanissimi, la cui colpa era quella di essere missini. La scusa: non gli piaceva la lapide. Complimenti.
Fonte art. http://www.secoloditalia.it
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