giovedì 23 gennaio 2014

E la Resistenza antifascista ci costa 10 milioni di euro




Nel triennio 2014-2016 fondi a pioggia per le celebrazioni del 70° della Guerra di liberazione. E i partigiani potranno accedere ad altri 3 milioni .

Chissà, magari immaginava che non tutti avrebbero condiviso il giudizio negativo sui soldi stanziati, ad esempio, per la «Fondazione Memoriale della Shoa di Milano». O magari per le «attività di promozione sociale e tutela degli associati svolte dalle associazioni combattentistiche». Un bell’assegno da 3 milioni dal 2014 al 2016. Uno l’anno.
Ora toccherà al ministero della Difesa distribuirli nel dettaglio. L’elenco fino al 2012 era piuttosto lungo: si va dall’Associazione Italiana Ciechi di Guerra fino ai Combattenti Volontari Antifascisti in Spagna, passando per i Veterani Reduci Garibaldini, ex Internati e, soprattutto, Partigiani. Che si dividono in Associazione Nazionale Partigiani (A.N.P.I.) e Federazione Italiana delle Associazioni Partigiane
Nel 2012 la cifra totale stanziata fu di 674mila euro. Ai primi andarono 65mila euro, ai secondi quasi 11mila. Non cifre da capogiro. Anche quest’anno, inizialmente, gli euro dovevano essere 674mila. Ma la Legge di Stabilità ha ben pensato di alzare l’asticella a 1 milione.
E non sono le sole «prebende» previste. In occasione del settantesimo anniversario della Resistenza e della Guerra di Liberazione è stato istituito presso la presidenza del Consiglio un fondo ad hoc. Nel 2013 è stato coperto con un milione. Nel 2014 e nel 2015 si sale a 1,5 per un totale di altri 3 milioni.
Ci sono poi i 2,5 milioni annui che serviranno a «tutelare e promuovere il patrimonio morale, culturale e storico dei luoghi della memoria della lotta al nazifascismo, della Resistenza e della Guerra di liberazione». Il periodo interessato è il triennio 2014-2016 e il calcolo è facile: 7,5 milioni.
Insomma non si può certo dire che il governo non tenga all’anniversario. Anche se forse un po’ più di moderazione, visto il periodo di crisi, non avrebbe guastato. Non fosse altro perché quella memoria, a distanza di 70 anni, continua ad essere tutt’altro che condivisa. Come insegna il caso di Simone Cristicchi.
 
di    Luigi Frasca. Fonte art .      http://www.iltempo.it

 
    

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