Di Silvia Cirocchi. L’occupazione che va più di moda in Italia in questi giorni è quella dei giornalisti-inquisitori, quelli che giudicano chi sia degno o immeritevole di esercitare l’attività politica; ma stranamente tutti loro fingono di ignorare che il primato di “indegnità” nella storia della Repubblica spetta a un rappresentante del Partito Comunista Italiano.
In fondo è solo un compagno che ha sbagliato. Perché è così che si usa dire a sinistra giusto?
Emanuele Strassera, Ezio Campasso, Mario Francesconi, Giovanni Scimone, Maria Santucci e Maria Francesconi. Sono cinque partigiani e due donne uccisi dal compagno “Gemisto”, alias Francesco Moranino. L’Onorevole Francesco Moranino. Iscritto al Partito Comunista clandestino nel 1940, Moranino nel dopoguerra depose le armi partigiane e si dedicò alla carriera politica. Il 2 giugno del ’46 fu eletto deputato nelle file del PCI, nel ’47 (nel terzo governo De Gasperi) fu nominato sottosegretario alla Difesa. Nel ’53 fu rieletto per la sua seconda legislatura.
Proprio nel 1953 Gemisto fu incriminato per fatti avvenuti durante la Resistenza.
Moranino fu accusato dell’eccidio della “Missione Strassera” e delle due donne.
Il 27 gennaio 1955 la Camera dei Deputati, con una maggioranza di centrodestra, votò l’autorizzazione a procedere nei confronti di Moranino su richiesta della Procura di Torino; la prima autorizzazione all’arresto di un parlamentare concessa dalla nascita della Repubblica.
L’accusa per omicidio plurimo aggravato e continuato ed occultamento di cadavere si confermò tale con una condanna definitiva all’ergastolo per 7 omicidi.
Dalla sentenza: «Perfino la scelta degli esecutori dell’eccidio venne fatta tra i più delinquenti e sanguinari della formazione. Avvenuta la fucilazione, essi si buttarono sulle vittime depredandole di quanto avevano indosso. Nel percorso di ritorno si fermarono a banchettare in un’osteria e per l’impresa compiuta ricevettero in premio del denaro».
Moranino per evitare la cattura fuggì in Cecoslovacchia dove divenne direttore dell’emittente radiofonica in lingua italiana Radio Praga.
Nel 1958 alcuni sospetti sullo svolgimento del processo fecero si che l’allora Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi commutò la pena dall’ergastolo a 10 anni di reclusione, ma Moranino si rifiutò di rientrare. Lo fece solo in seguito ad amnistia, dopo che ne 1965 il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat gli concesse la grazia.
Ed ora arriva la parte più interessante, il 19 maggio 1968 il pluriomicida compagno Gemisto condannato all’ergastolo sarà ricandidato nelle liste del PCI e PSIUP ed eletto senatore, entrerà nella Commissione Industria e Commercio.
Fonte art. http://www.qelsi.it
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