Leggiamo e pubblichiamo molto volentieri la storia dell'amico Mauro Merlino scritta da Francesca Lagatta.
Mauro Merlino la voce degli inascoltati.
DI FRANCESCA LAGATTA
Mauro Merlino è un giovane padre di 40 anni. Perde il lavoro circa due anni fa. Cerca, prova, riprova, riesce a trovare qualche assunzione saltuaria, che non gli garantisce un presente dignitoso, tanto meno di guardare con serenità al futuro. Ma da un anno a questa parte, non percepisce nemmeno uno di quei miseri stipendi che elargiscono le aziende italiane, sull’orlo del fallimento.
Questo ragazzone modenese, però, non è un disoccupato qualunque. Mi dice: “Io ho scelto di vivere. Ho deciso di non arrendermi e di lottare“. E come in una specie di favola, fa leva sul suo status di inoccupato e impiega il suo tempo non a piangere, non a disperarsi, ma ad aiutare gli altri. Quelli come lui.
Sul web è diventato un’icona e lo hanno ribattezzato “la voce degli inascoltati”.
Protesta, manifesta, registra dei video messaggi, si reca spesso a Montecitorio per guardare in faccia quelli che hanno ridotto così la nostra nazione. E gliene dice quattro.
Afferma che vuole dare forza alla gente, vuole dimostrare che insieme si può, perché nonostante il suo dramma personale, Mauro non ha perso la speranza. Ci crede ancora. Crede che presto passerranno questi giorni bui.
Non ce l’ha con la politica, anzi, dice di averne bisogno, “ma di quella vera, quella fatta tra la gente, una politica che respira la mia stessa aria, e non gira con la scorta“.
Pochi giorni fa, nel suo stile combattivo e provocatorio, lancia un appello shock che infiamma gli animi del web e non solo: “Vendo rene per pagare le tasse”.
Gli chiedo perché è arrivato a pensare ad un simile gesto, se è dispiaciuto, ma lui risponde: “Vedi la sera difficilmente riesco a dormire. Penso alla mia famiglia, ma anche a cio’ che sto facendo e mi sento vivo”.
Incredibile. Ti aspetti un uomo distrutto e ti ritrovi un leone ferito, ma vivo. Mi dice ancora che lo stipendio della sua giovane moglie gli garantisce un piatto in tavola, ma non riesce più a pagare le tasse che lo Stato gli chiede, con le quali non si riuscirà comunque ad uscire dalla crisi, non con i pochi soldi delle famiglie ormai in ginocchio.
Gli chiedo se ha ripensamenti, se è preoccupato, ma lui dice che è pronto a tutto, soprattutto al gesto annunciato pubblicamente dalla sua pagina Facebook. Lo fa con la consapevolezza di chi sa che il meglio deve ancora venire. Non usa parole di rabbia.
Al contrario, afferma con orgoglio: “Penso che la miglior decisione sia stata non lasciarmi morire”. Ha una dignità, quest’uomo, da metter imbarazzo.
Mi viene d’istinto dirgli immediatamente che lo aiuterò, anche se non so come, anche se non so se ci riuscirò e cosa farò.
Ho un nodo in gola, pensando al fatto che per quanto io possa interessarmi al suo caso, non sarò certo la soluzione ai suoi problemi. Mi sento impotente davanti ad un tale disagio, vorrei poter far qualcosa, subito, ma ancor di più mi sale una rabbia che quasi mi offusca la mente. Penso ai politici e ai loro porta borse, alle cene da migliaia di euro e ai soldi pubblici sperperati in escort e vizi. Penso che il mio contributo lo devo dare, anche se fosse una sola goccia di un immenso oceano.
Lo ringrazio per il tempo che mi ha dedicato, ma in fondo avrei voluto dirglielo per la lezione di vita che mi ha dato in dieci minuti. Lui, in tutta risposta mi precede. Scatta la foto ad un cartellone con una scritta a caratteri cubitali: GRAZIE. E me la invia. Sorrido. Cancella così per un attimo dalla mente la tristezza della sua storia.
Improvvisamente sento prepotentemente dentro di me che questo ragazzo, in un modo o nell’altro, ce la farà.
Se esiste davvero un dio, non può soprassedere sulla storia di Mauro Merlino.
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