Personaggi importanti nella Storia del Fascismo
Italo Balbo Michele Bianchi Cesare Maria De Vecchi Emilio De Bono Edmondo Rossoni Giuseppe Volpi
Luigi Federzoni Alfredo Rocco Giovanni Gentile Roberto Farinacci Augusto Turati Giuseppe Bottai
Achille Starace Dino Grandi Galeazzo Ciano Alessandro Pavolini Francesco Maria Barracu Carlo Alberto Biggini
Guido Buffarini Guidi Rodolfo Graziani Fernando Mezzasoma Renato Ricci Junio Valerio Borghese Tullio Cianetti
Serafino Mazzolini Ettore Muti Costanzo Ciano
Luigi Federzoni Alfredo Rocco Giovanni Gentile Roberto Farinacci Augusto Turati Giuseppe Bottai
Achille Starace Dino Grandi Galeazzo Ciano Alessandro Pavolini Francesco Maria Barracu Carlo Alberto Biggini
Guido Buffarini Guidi Rodolfo Graziani Fernando Mezzasoma Renato Ricci Junio Valerio Borghese Tullio Cianetti
Serafino Mazzolini Ettore Muti Costanzo Ciano
Italo Balbo (1896 - 1940)Nato a Quartesana nel 1896, rappresentò nel quadrumvirato l'elemento squadrista. Impersonò alla perfezione il mito dell'Uomo Nuovo fascista e del gerarca coraggioso; indicato come "numero due" del Fascismo (nel 1939 si parlò di lui come l'eventuale successore di Mussolini), e membro della presunta "fronda interna"al Fascismo, non mise mai in seria discussione la leadership di Mussolini, con il quale ostentava familiarità in pubblico, dandogli anche del "tu". Di famiglia piccolo-borghese, mazziniano e massone in gioventù, dopo studi irregolari fu acceso interventista e volontario decorato nella Prima Guerra Mondiale. Laureatosi in Scienze Politiche nel 1920 a Firenze, fece poi ritorno a Ferrara, dove si mise a capo delle locali squadre d'azione (1921-22), organizzando con il sostegno degli agrari ferrarese numerose spedizioni squadriste in Emilia, dando prova di grande talento organizzativo. Comandante generale delle Milizia nel 1923, si dimise dopo lo scandalo dell'omicidio di Don Minzoni. Deputato dal 1924, fu sottosegretario all'Economia Nazionale, quindi all'Aeronautica (1926-29) e ministro (1929-33). Riuscì a sfruttare propagandisticamente molto bene la nuova arma aerea: i duelli in volo, i record, le trasvolate aeree da lui effettuate con gli idrovolanti a Rio de Janeiro (1930) e a Chicago (1933) gli valsero molti onori (la nomina a Maresciallo dell'Aria) ma anche molte gelosie, probabilmente all'origine della sua mancata nomina a Capo di Stato Maggiore al posto di Badoglio. Governatore nel 1934 della Libia, cercò di promuovere lo sviluppo economico, urbanistico, turistico, archeologico della zona, favorendo la politica di assimilazione delle élites musulmane. Contrario all'alleanza con la Germania e alle leggi razziali, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale era comandante delle forze armate in Libia, quando nel giugno 1940 fu abbattuto per errore dalla contraerea italiana a Tobruk, durante un volo di ricognizione. Infondate le voci sulla sua morte circa un presunto complotto ordito da Mussolini, che comunque dimostrarono quanto fosse diffusa l'immagine di un Balbo "scomodo" al regime, in quanto godeva di un maggior consenso rispetto a Mussolini.
Michele Bianchi (1883 - 1930)Nato in Calabria nel 1883, prima socialista (redattore dell'"Avanti!" nel 1903-05) e poi sindacalista rivoluzionario, diresse le Camere del Lavoro rivoluzionarie di Genova e Savona, "Gioventù Socialista" (1905) e "Lotta socialista" (1905-06). Interventista e sansepolcrista, fu il primo segretario del Partito Nazionale Fascista nel 1921-23. Nei preparativi della Marcia su Roma (era uno dei quadrumviri), fu il fautore della prova immediata di forza. Segretario generale del ministero dell'Interno (1922-24), fu sottosegretario ai Lavori pubblici (1925-28) e all'Interno (1928-29); fu ministro dei Lavori Pubblici dal 1929 fino alla morte nel 1930.
Cesare Maria De Vecchi (1884 - 1959)Nato a Casale Monferrato nel 1884, rappresentò la tendenza monarchica e legittimista del Fascismo. Avvocato benestante, interventista, aderì fin dal 1919 ai Fasci di Combattimento. Presidente degli ex combattenti torinesi e capo delle squadre locali, fu deputato dal 1921. Comandante generale della Milizia e quadrumviro, avrebbe voluto rinviare la Marcia su Roma, cercando di arrivare ad un governo Salandra-Mussolini. Sottosegretario al Tesoro e poi alle Finanze, nel dicembre 1922 ispirò le squadre di Brandimarte nella strage di Torino. Nel 1923-28 fu governatore della Somalia, ua carica che lo allontanò dalla scena politica; ottenne il titolo di Conte di Val Cismon (in ricordo del combattimento dei suoi arditi sul Monte Grappa nell'ottobre 1918) e la nomina a senatore. Primo ambasciatore presso il Vaticano dopo il Concordato, nel 1935-36 fu ministro dell'Educazione nazionale, facendosi promotore di una storiografia che individuò nei Savoia il collegamento tra la Roma imperiale e quella fascista, e fu il fautore di una centralizzazione dell'amministrazione scolastica. Governatore delle isole dell'Egeo fino al 1940, votò nel 1943 la sfiducia a Mussolini, fuggì in Argentina e ritornò in Italia nel 1949, iscrivendosi nel MSI. Morì a Roma nel 1959.
Emilio De Bono (1886 - 1944)Nato nel 1886, era il quadrumviro più anziano, proveniente dalla carriera militare e non dallo squadrismo. Capo di Stato Maggiore nella guerra di Libia (1912), colonnello durante la Prima Guerra Mondiale, era deluso per non aver ottenuto dopo la Marcia su Roma il ministero della Guerra, ma la carica di direttore generale della Pubblica Sicurezza, e poi quella di primo comandante della Milizia. Travolto dalle conseguenze del delitto Matteotti, dovette dimettersi dai suoi incarichi per essere processato, ma venne assolto per "non luogo a procedere". Governatore della Tripolitania nel 1925-28, uscì dalla scena politica; ministro delle Colonie nel 1929, prudente fautore della Guerra d'Etiopia (dal 1935 fu Alto Commissario per l'Africa orientale), venne sostituito nel 1936 da Badoglio. Ispettore delle Truppe d'Oltremare nel 1939 e poi comandante delle Armate Sud, si oppose all'intervento in guerra; il 25 luglio 1943 votò la sfiducia a Mussolini. Fu condannato e giustiziato dopo il rpocesso di Verona del 1944.
Edmondo Rossoni (1884 - 1965)
Nato a Tresigallo (Ferrara) nel 1884 da una famiglia proletaria, aderì al sindacalismo rivoluzionario e fu condannato nel 1908, in qualità di segretario del sindacato piacentino dei lavoratori della terra, a 4 anni di reclusione per incitamento all'odio tra le classi sociali. Fuggito all'estero, negli Stati Uniti aderì alla Federazione socialista italiana di Giacinto Menotti Serrati, poi abbandonata per dirigere il giornale nazionalista "La Tribuna", ribattezzato "L'Italia Nostra". Nel 1921 Rossoni aderì al Fascismo. Fautore dell'autonomia del sindacato dal partito, nel febbraio 1922 divenne segretario della Confederazione nazionale delle corporazioni sindacali. Dopo la Marcia su Roma lanciò la formula del sindacalismo integrale, per far confluire nella Confederazione anche Confindustria e Confagricoltura. Contribuì nel 1925 alla nascita dell'Opera Nazionale Dopolavoro. Dopo la frantumazione della Confederazione in tante federazioni con minore forza contrattuale, divenne nel 1932 sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e nel 1935-39 ministro dell'Agricoltura e foreste. Alla seduta del 25 luglio 1943 del Gran Consiglio votò la sfiducia a Mussolini e fu condannato a morte in contumacia dal Tribunale di Verona. Rientrato dal Canada nel 1947 dopo l'annullamento della condanna all'ergastolo, morì nel 1965.
Nato a Tresigallo (Ferrara) nel 1884 da una famiglia proletaria, aderì al sindacalismo rivoluzionario e fu condannato nel 1908, in qualità di segretario del sindacato piacentino dei lavoratori della terra, a 4 anni di reclusione per incitamento all'odio tra le classi sociali. Fuggito all'estero, negli Stati Uniti aderì alla Federazione socialista italiana di Giacinto Menotti Serrati, poi abbandonata per dirigere il giornale nazionalista "La Tribuna", ribattezzato "L'Italia Nostra". Nel 1921 Rossoni aderì al Fascismo. Fautore dell'autonomia del sindacato dal partito, nel febbraio 1922 divenne segretario della Confederazione nazionale delle corporazioni sindacali. Dopo la Marcia su Roma lanciò la formula del sindacalismo integrale, per far confluire nella Confederazione anche Confindustria e Confagricoltura. Contribuì nel 1925 alla nascita dell'Opera Nazionale Dopolavoro. Dopo la frantumazione della Confederazione in tante federazioni con minore forza contrattuale, divenne nel 1932 sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e nel 1935-39 ministro dell'Agricoltura e foreste. Alla seduta del 25 luglio 1943 del Gran Consiglio votò la sfiducia a Mussolini e fu condannato a morte in contumacia dal Tribunale di Verona. Rientrato dal Canada nel 1947 dopo l'annullamento della condanna all'ergastolo, morì nel 1965.
Giuseppe Volpi di Misurata (1877 - 1947)Magnate dell'industria elettrica e promotore dell'insediamento di Porto Marghera, governatore della Tripolitania dal 1921 al 1925 (e perciò insignito del titolo di Conte di Misurata), ministro delle Finanze nel 1925-28, presidente della Confindustria e patrocinatore della Biennale d'arte e della mostra del cinema di Venezia, fu tra i principali artefici della politica economica protezionistica e proto-autarchica del regime. Dopo il 25 luglio 1945 cercò rifugio in Svizzera.
Luigi Federzoni (1878 - 1967)Tra i principali collaboratori di Mussolini, fondò con Corradini l'Associazione Nazionalista Italiana e fu acceso interventista- Deputato liberale nel 1913-21, fu ministro delle Colonie nel 1922-24 e nel 1926-28 e dell'Interno nel 1924-26, e pluripresidente (del Senato, dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana, dell'Istituto Fascista dell'Africa Italiana, dell'Accademia d'Italia). Dopo il suo voto all'ordine del giorno Grandi nella seduta del Gran Consiglio del Fascismo del 25 luglio 1943, fu condannato a morte in contumacia dal Tribunale di Verona.
Alfredo Rocco (1875 - 1935)Giurista, docente universitario e rettore dell'Università di Roma, fondò e diresse importanti giornali nazionalisti, ma fu soprattutto colui che elaborò l'iter legislativo che distrusse lo stato di diritto. Iscrittosi al PNF nel 1923, fu sottosegretario al Tesoro e Finanze nel 1922-23, ministro della Giustizia nel 1925-32, tenne a battesimo il nuovo ordinamento penale e di procedura penale repressivo e autoritario (con il codice Rocco nel 1930).
Giovanni Gentile (1875 - 1944)Comunemente indicato come l'ideologo del Fascismo, in realtà la sua concezione filosofica, che pure ebbe un'affinità ideologica con gli obiettivi politico-sociali del regime, aveva influenzato ampi settori della cultura italiana già nei primi anni del Novecento. Nato a Castelvetrano nel 1875 e laureatosi alla scuola normale superiore di Pisa (di cui diventerà direttore nel 1932), fu insegnante nei licei di Campobasso e Napoli fino al 1906, quando divenne docente di storia della filosofia all'Università di Palermo. Decisivo era stato l'incontro con Benedetto Croce con il quale, dalle pagine de "La critica" (1903), condusse in età giolittiana un'aspra polemica antipositivistica. Ma la sua versione dell'idealismo - l'attualismo, formulato a partire dal 1912 -, che in campo politico si manifestò in una dura critica allo stato liberale, "corrotto" dalla prassi giolittiana di ricerca del compromesso, lo portò a un progressivo e doloroso allontanamento da Croce. Membro attivo della Federazione Nazionale degli insegnanti medi, fu un convinto interventista allo scoppio della Prima Guerra Mondiale. La sua concezione dello stato etico (esposta nell'opera "Fondamenti della filosofia del diritto", 1916) prevedeva la negazione della libertà dei singoli e riconosceva la supremazia dello stato: erano queste le premesse per la sua adesione al Fascismo, in cui vide l'incarnazione del "vero" liberalismo. Nominato nel 1922 ministro della Pubblica Istruzione (secondo Croce, Mussolini aveva messo "l'uomo giusto alposto giusto"), elaborò l'anno successivo una riforma della scuola destinata a durare fino quasi ai nostri giorni. Iscrittosi al Partito Nazionale Fascista nel 1923, fu senatore dal novembre 1922 nonchè membro del Gran Consiglio del Fascismo. Dimessosi da ministro dopo il delitto Matteotti, non per questo si allontanò dal Fascismo: alla guida delle Commissioni dei quindici e dei diciotto per lo studio delle riforme costituzionali, svolse un'intensa opera di organizzazione del consenso degli intellettuali. Redasse infatti nel 1925 il Manifesto degli intellettuali fascisti e, sempre in quell'anno, fu nominato direttore dell'Enciclopedia Italiana (e nel 1932 scrisse la voce Fascismo, firmata da Mussolini). Fu presente nei consigli di amministrazione di varie case editrici (Vallecchi. Le Monnier, Bemporad, Sansoni, di cui diventò proprietario nel 1932) e presidente dell'Istituto nazionale fascista di cultura. Autore del Discorso agli Italiani del 24 giugno 1943 - l'appello alla concordia nazionale intorno al Duce dopo lo sbarco alleato in Sicilia - aderì alla RSI e fu ucciso dai partigiani a firenze il 15 aprile 1944.
Roberto Farinacci (1892 - 1945)Nato a Isernia nel 1892, fu volontario nella Prima Guerra Mondiale e partecipò alla fondazione dei Fasci di combattimenti nel 1919. Ras di Ferrara, direttore nel 1922 del quotidiano "Cremona Nuova", fu segretario del fascio locale nel 1919-24 e nel 1925-29. La sua elezione a deputato nel 1921 fu annullata per la giovane età. Esponente del versante più intrasigente del fascismo, si oppose al patto di pacificazione del 1921 con i socialisti; dopo la Marcia su Roma, cercò di rinviare la scelta "legalitaria" e "normalizzatrice" di Mussolini, in nome di una "seconda ondata" del Fascismo. Membro del Gran Consiglio del Fascismo, divenne nel 1925 segretario generale del Partito Nazionale Fascista, ma mantenne tale carica per soli 13 mesi, a causa delle divergenze con Mussolini. Fu l'avvocato difensore degli imputati al processo per l'assassinio di Matteotti. Nel 1929 fondò a Cremona il quotidiano "Il regime fascista". Negli anni Trenta non ricoprì incarichi politici di rilievo: volontario nella guerra d'Etiopia, fu favorevole all'intervento in Spagna e all'introduzione delle leggi razziali nel 1938. Sostenitore dell'alleanza con Hitler, respinse l'ordine del giorno nella seduta del Gran Consiglio del Fascismo del 25 luglio 1943. Fuggito in Germania, tornò nuovamente a Cremona, e durante la RSI si mantenne al di fuori della politica. Fu fucilato dai partigiani nel 1945 a Vimercate.
Augusto Turati (1888 - 1955)Nato a Parma nel 1888, giornalista del liberal-democratico "La provincia di Brescia", interventista e volontario di guerra. Iscrittosi ai Fasci di Combattimento nel 1920, fu sindacalista e segretario del fascio bresciano nel 1923-26. Segretario nel 1925-26 della corporazione nazionale della stampa (secondo lui compito del sindacato era esclusivamente quello di tutelare gli interessi del settore, e non di salvaguardare l'interesse generale del Paese), fu segretario generale del Partito Nazionale Fascista nel 1926-30; si dimise in seguito ad attriti con Mussolini e soprattuto per la sua polemica contro la corruzione interna al partito. Membro del Gran Consiglio del Fascismo dal 1925, comandò la legione bresciana della Milizia e fu ispettore generale di sui reparit universitari nel 1929-30. Deputato dal 1924 al 1934, nel 1931-32 diresse "La Stampa" di Torino, ma in seguito a una violenta campagna scandalistica degli avversari (interni al Fascismo), fu allontanato dal giornale ed espulso dal partito. Confinato a Rodi nel 1933, fu riammesso nel partito solo nel 1937. Non aderì alla RSI e nel dopoguerra fu amnistiato. Morì a Roma nel 1955.
Giuseppe Bottai (1895 - 1959)E' stato il principale teorico del corporativismo: anche se il suo anticonformismo ha indotto alcuni a parlare di fascista "critico", non vanno dimenticate le sue responsabilità nella persecuzione antisemita del regime. Fu l'interprete della parte colta del fascismo e una delle personalità di maggior rilievo del regime. Fu però un gerarca atipico, definito "intellettualissimo" da Mussolini, che ebbe un'idea del potere basata su criteri di merito e non mancò di segnalarsi per comportamenti che all'epoca apparvero anticonformisti. Bottai fu il gerarca che Mussolini "metteva all'occhiello" per fare bella figura, ma di cui ne temeva i giudizi. Nato a Roma nel 1895, volontario nella Prima Guerra Mondiale, avvocato e redattore del "Popolo d'Italia", abbandonato l'iniziale intrasigentismo si iscrisse al partito. Deputato dal 1924 (la sua prima elezione nel 1921 fu annullata per la giovane età), aveva partecipato attivamente alla Marcia su Roma. Fondò nel 1923 "Critica Fascista". Sottosegretario alle Corporazioni (1926-29) e poi ministro (1929-32), con la legge sulle corporazioni del 1930 (attuata solo 4 anni più tardi) intese realizzare i programmi corporativi. Nominato nel 1930 professore di politica ed economia corporativa a Pisa, fondò e poi diresse la Scuola di perfezionamento di scienze corporative. Fu allontanato dal ministero in seguito ai suoi contrasti con il mondo imprenditoriale. Fu inoltre presidente dell'INFPS e direttore della scuola di scienze corporative di Roma nel 1936. Governatore di Roma (1935-36), promosse l'esposizione E42 e la costruzione del quartiere EUR. Nominato ministro dell'Educazione nazionale, nel 1938 avviò la persecuzione degli ebrei nella scuola ancor prima del completamento delle leggi razziali; nel 1939 varò la Carta della Scuola. Nel 1940 fondò la rivista "Primato". Con la gierra i rapporti con Mussolini precipitarono: destituito nel 1943, votò la sfiducia a Mussolini. Condannato a morte in contumacia, si rifugiò in Vaticano per poi arruolarsi nella Legione Straniera. Tornato in Italia dopo l'amnistia, fondò nel 1953 la rivista di critica politica "A.B.C.". Morì a Roma nel 1959; il suo "Diario 1935 - 1945" è citato come una delle testimonianze più importanti del Ventennio.
Achille Starace (1865 - 1945)Nato a Gallipoli nel 1895 da una famiglia di commercianti, fu a scuola uno studente mediocre. Ufficiale decorato nella Prima Guerra Mondiale, fu a capo dello squadrismo trentino. Presidente del congresso di Bologna che nel gennaio 1922 vide la nascita della Confederazione delle corporazioni sindacali fasciste, fu commissario politico del Gran Consiglio del Fascismo nel 1923. La fama di Starace è legata alla carica di segretario generale del Partito Nazionale Fascista ricoperta dal 1931 al 1939, negli anni in cui si cercava di inquadrare le masse in senso totalitario. In quegli anni fu uno dei gerarchi più importanti del paese, e fu fautore delle delle adunate oceaniche e delle grandi manifestazioni. Con l'introduzione del sabato fascista obbligò gli italiani ad indossare la camicia nera nelle manifestazioni ufficiali. Sotto la sua guida il Partito divenne un organo al quale era obbligatorio iscriversi. Nominato comandante della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, uscì lentamente dalla vita politica, ma non si allontanò mai dal duce, condividendone la morte: fu fucilato dai partigiani ed esposto in Piazzale Loreto a Milano.
Dino Grandi (1895 - 1988)Nato a Mordano (Bologna) nel 1895 da una famiglia di piccoli imprenditori agricoli, di estrazione liberale nazionale, fu acceso interventista allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, nella quale fu ufficiale pluridecorato. Fu tra i fondatori dei fasci emiliani, divenendone segretario regionale nel 1921. Direttore de "L'Assalto" di Bologna, fu eletto deputato nel 1921, ma l'elezione fu annullata per la giovane età. Partecipò alla Marcia su Roma, divenne membro del Gran Consiglio del Fascismo, deputato (1924-39) e vicepresidente della Camera nel 1924. Sottosegretario al ministero dell'Interno nel 1924-25, passò poi agli Esteri (1925-29), assumendo nel 1929 la titolarità di dicastero. Il suo tentativo di fascistizzare la diplomazia italiana, per renderla organica al regime, si accompagnò a una politica estera basata sul principio del "peso determinante" dell'Italia, membro attivo della Società delle Nazioni. Quando nel 1932 Mussolini assunse ad interim il controllo degli Esteri, Grandi fu nominato ambasciatore a Londra (1932-39), e cercò senza successo di riequilibrare la politica estera dopo le guerre d'Etiopia e di Spagna; fu contrario all'Anschluss e al Patto d'Acciaio. Richiamato in Italia, fu consigliere nazionale (1939-43), presidente della Camera dei Fasci e delle Corporazioni e ministro di Grazia e Giustizia. Contrario all'intervento a fianco di Hitler, con l'avvicinarsi della sconfitta promosse l'azione contro Mussolini, presentando al Gran Consiglio del Fascismo il famoso ordine del giorno del 24-25 luglio 1943, che sancì la caduta del Duce. Condannato a morte dal Tribunale di Verona, fuggi in Portogallo; fu assolto nel 1947, e rimase fino agli anni Cinquanta in Spagna e in Brasile. Morì a Bologna nel 1988.
Galeazzo Ciano (1903 - 1944)Figlio dell'ammiraglio Costanzo - già sottosegretario nel primo governo Mussolini, ministro delle Comunicazioni nel 1924 e presidente della Camera nel 1934-39 -, Galeazzo era nato a Livorno nel 1903. Iscrittosi al PNF nel 1921 e laureatosi in Legge nel 1925, entrò nella carriera diplomatica. Fu viceconsole a Rio de Janeiro, Buenos Aires e Pechino (come segretario di legazione). Nobilitato nel 1928 (nel 1939 ereditò la carica di Conte di Cortellazzo), tornò l'anno successivo a Roma come addetto all'ambasciata presso la Santa Sede. Nel 1930 sposa Edda, figlia di Mussolini, iniziando una rapida carriera politica all'interno del regime: si vociferava che fosse destinato ad essere il successore di Mussolini. Dopo tre anni come inviato straordinario e ministro plenipotenziario in Cina, nel 1933 divenne capo dell'ufficio stampa della Presidenza del Consiglio e inizio a vigilare sulla stampa, l'editoria, la radio, il cinema. Ispirandosi al modello tedesco creato da Goebbels, trasformò l'ufficio in sottosegretariato per la stampa e la propaganda, divenuto nel 1935 ministero. Membro del Gran Consiglio del Fascismo dal 1935, partecipò alla guerra d'Etiopia comandando la squadriglia aerea "Disperata". A 33 anni fu nominato ministro degli Esteri; favorevole alle relazioni tra Italia e Germania, rilanciò la politica italiana nella zona danubiano-balcanica, nell'ottica di un imperialismo mediterraneo. Dopo il patto anti-Comintern e il Patto d'Acciaio, nel periodo di non belligeranza italiana preparò l'attacco alla Grecia, considerata un terreno d'azione personale. Nel 1943 era ambasciatore presso la Santa Sede; nella seduta del Gran Consiglio del Fascismo del 25 luglio 1943 votò contro Mussolini. Tentò di fuggire in Spagna e in Germania, senza riuscirvi, in quanto era un obiettivo di vendetta della RSI. Nel settembre del 1943 fu catturato e portato in carcere a Verona; nel gennaio 1944 fu condannato dal Tribunale speciale straordinario e fucilato.
Alessandro Pavolini (1903 - 1945)Nato a Firenze nel 1903 da una famiglia altolocata, si laureò in Legge e scienze sociali e si iscrisse ai fasci già nel 1920. Partecipò alla Marcia su Roma. Vicesegretario del fascio fiorentino (1928-29), segretario federale fino al 1934, diresse l'organo della federazione locale "Il Burgello". Deputato dal 1934 e poi consigliere nazionale, lavorò al "Corriere della Sera". Presidente della Confederazione fascista professionisti e artisti (1934-39), saggista e scrittore, fondò il Maggio Musicale fiorentino, fece progettare la stazione di Firenze. Ministro della Cultura Popolare nel 1939-43 intese controllare capillarmente la cultura nazionale, proibendo opere di attori come Poe, Gogol, Rabelais, Ovidio; operò con ostracismo nei confronti di Moravia, Chaplin, Fred Astaire e Bette Davis. Sostituito da Mussolini alla vigilia del 25 luglio, divenne direttore del "Messaggero". Votò contro l'ordine del giorno Grandi; fuggì in Germania e al rientro in Italia divenne segretario del Partito Fascista Repubblicano, ottenendo la condanna dei traditori del 25 luglio. Creò le Brigate Nere del PFR nel 1944; fu fucilato a Dongo con Mussolini.
Francesco Maria Barracu (1895 - 1945)Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nella RSI, era nato a Oristano nel 1895. Iscritto ai Fasci dal 1921, fu segretario federale di Bengasi nel 1940 e di Catanzaro nel 1943. Fu fucilato dai partigiani a Dongo.
Carlo Alberto Biggini (1895 - 1945)Ministro dell'Educazione nazionale della RSI, era nato a Sarzana nel 1902. Docente universitario e avvocato, si iscrisse ai Fasci nel 1920. Volontario nella guerra di Etiopia e nella Seconda Guerra Mondiale, era stato ministro dell'Educazione anche prima del 25 luglio 1943. Morì a Padova nel 1945.
Guido Buffarini Guidi (1895 - 1945)Ministro dell'Interno della RSI, poi sostituito da Zerbino nel 1945., era nato a Pisa nel 1895. Avvocato, interventista, volontario di guerra, aveva aderito ai Fasci nel 1920. Deputato dal 1929 al 1939, fu sindaco e poi podestà di Pisa (1923-33); sottosegretario all'Interno dal 1933 al 1943. Fu fucilato dai partigiano a Milano nel 1945.
Rodolfo Graziani (1882 - 1955)Ministro della Difesa nella Rsi, era nato a Frosinone nel 1882. Colonnello in Tripolitania nel 1922, nel 1934 fu nominato generale di corpo d'armata e l'anno dopo inviato in Somalia. Comandante del fronte meridionale durante la guerra d'Etiopia, successe a Badoglio come vicerè. Capo di Stato Maggiore dell'esercito dal 1937, comandò l'esercito di stanza in Africa durante la guerra. Nel 1948 fu condannato dalla corte d'assise di Roma e poi da un tribunale militare a 19 anni di carcere per la sua collaborazione con i tedeschi. Si iscrisse al MSI nil 1952. Morì a Roma nel 1955.
Fernando Mezzasoma (1907 - 1945)Ministro della Cultura Popolare nella RSI, era nato a Roma nel 1907. Iscritto ai Fasci nel 1921, fu segretario dei GUF di Perugia, e direttore di "Libro e Moschetto" nel 1937-39, e direttore generale della stampa italiana. Fu fucilato a Dongo dai partigiani.
Renato Ricci (1896 - 1956)Comandante della Milizia (poi Guardia Nazionale Repubblicana), era nato a carrara nel 1896. Volontario di guerra e legionario fiumano, si iscrisse ai Fasci nel 1921. Ras di Carrara, deputato dal 1924 al 1939, fu vicesegretario del PNF (1926 e 1926-29) e presidente dell'ONB (1926-37). Sottosegretario all'Educazione nazionale e alle Corporazioni, poi ministro nel 1939-43. Morì a Roma nel 1956.
Junio Valerio Borghese (1906 - 1974)Di famiglia nobile, frequenta il liceo a Londra e l'Accademia navale a Livorno. Nel 1928 è guardiamarina specializzato in armi subacquee. Della X Mas, la neocostituita flottiglia di mezzi d'assalto della Marina, è prima responsabile del settore armi subacquee, poi, dal 1° maggio 1943, comandante generale (dopo essere stato insignito della medaglia d'oro nel 1941 per l'affondamento di due corazzate inglesi nel porto di Alessandria d'Egitto). L'8 settembre 1943 offre ai suoi ufficiali la possibilità del congedo illimitato, ma sceglie di restare al suo posto. Nei 600 giorni di Salò opera, con la X Mas, alle dipendenze delle SS naziste, distinguendosi nella repressione antipartigiana. Nominato sottosegretario della Marina della RSI, manifesta un'indipendenza che irrita i vertici del partito, subendo, nel 1944, l'arresto per due settimane. Il 25 aprile 1945 si barrica nel comando della X Mas di Milano e si arrende solo l'indomani a Raffaele Cadorna, che gli tributa l'onore delle armi e lo fa condurre a Roma travestito da ufficiale americano. È processato e condannato nel 1949 a 12 anni, poi ridotti a 3, e immediatamente rilasciato. Nel dopoguerra è attivo nelle file del MSI, di cui è nominato presidente onorario nel 1951; appoggia Almirante, ma poi rompe con il partito e si avvicina alla destra extraparlamentare. Dopo aver fondato nel settembre 1968 il Fronte nazionale, nel 1971 viene accusato di un tentativo di colpo di stato, avviato e poi sospeso nella notte tra il 7 e l'8 dicembre 1970, e con la collaborazione dei vertici militari dell'epoca. Morì a Cadice (Spagna) nel 1976.
Tullio Cianetti (1899 - 1976)Primo di quattro figli, rimane orfano di padre a sei anni. Chiamato alle armi nel 1917, rimane nell'esercito col grado di tenente fino al 23 marzo 1921. È poi istruttore presso il convitto nazionale "Principe di Napoli" di Assisi. Il 10 Aprile 1921 fonda il Fascio della sua città, di cui diviene segretario l'anno seguente. Nel 1922 partecipa alla "marcia su Roma". Il 10 ottobre 1924 è segretario regionale dei sindacati fascisti. Convinto che il fascismo debba lottare contro i bolscevichi ma anche contro i capitalisti speculatori, rimarrà per questo a lungo isolato all'interno del PNF, ricoprendo comunque incarichi nel sindacato. Il 18 febbraio 1931 diventa commissario nazionale della Federazione dei Sindacati e inizia a collaborare con "Il lavoro fascista". Nel 1934 è presidente della Confederazione nazionale dei sindacati italiani; nello stesso anno entra a far parte del Gran Consiglio del fascismo. Il 21 luglio 1934 è nominato sottosegretario di Stato al ministero delle Corporazioni; nel febbraio 1943 diventa ministro. Il 25 luglio 1943 vota la mozione Grandi; una lettera di pentimento scritta il giorno successivo a Mussolini con cui ritira il suo voto gli salva la vita al processo di Verona. Dopo la Liberazione emigra in Mozambico, dove muore nel 1974.Serafino Mazzolini (1890 - 1945)Avvocato e giornalista, fonda nel 1911 la sezione nazionalista di Macerata, divenendo al contempo comandante della legione marchigiana dei "Sempre pronti" e direttore del giornale "L'Unione". Interventista, si arruola come volontario nella guerra del 1915-18. Decorato con la croce al valor militare, rientra ad Ancona dove viene nominato vicedirettore dell'"Ordine". Strenuo assertore dell'italianità dell'Adriatico, aderisce al movimento dei legionari fiumani e non esita a raggiungere D'Annunzio a Fiume, nel 1919, a bordo di un mas della Regia Marina sequestrato nel porto di Ancona. Fondatore e presidente della sezione combattenti anconetana (1918-20), consigliere comunale e provinciale ad Ancona, partecipa alla "marcia su Roma". Nel 1923 si iscrive al PNF e ricopre incarichi di prestigio: è membro del direttorio nazionale del partito (agosto 1924 - marzo 1926), collaboratore dell'ufficio di Propaganda, vicesegretario del PNF (12 febbraio - 23 giugno 1925), membro del Gran Consiglio (agosto 1924 - marzo 1926) e deputato al Parlamento (1924-29). Prosegue, nel contempo, l'attività giornalistica, divenendo direttore del "Corriere Adriatico" (1925-27). Dalla fine degli anni Venti si dedica alla carriera diplomatica: è console generale a S. Paolo del Brasile (1928-32), ministro plenipotenziario a Montevideo (1932-36), a Gerusalemme (1936-38) e al Cairo (1938-40). Nominato alto commissario per il Montenegro (maggio-settembre 1941), dall'aprile all'agosto 1943 è direttore generale dell'Ufficio Personale e Affari Generali presso il Ministero degli Affari Esteri. Dopo l'8 settembre 1943, aderisce alla RSI e viene nominato prima segretario generale agli Esteri e poi sottosegretario (ottobre 1943 - marzo 1944).
Ettore Muti (1903 - 1943)Volontario nella grande guerra, a 15 anni è tra gli arditi del Piave e poi tra i legionari di Fiume. In quei giorni incontra Mussolini, da cui resta folgorato e per il quale conserverà sempre una venerazione. È tra i fondatori delle squadre d'azione nel ravennate. Uomo d'azione, agli ambienti romani della politica preferisce le corse in automobile e le scazzottate contro i rivali. Nel 1924 è nominato console della Milizia fascista. Nel 1927 viene gravemente ferito in un attentato a Ravenna. A 34 anni entra nell'Aeronautica con il grado di tenente e si distingue in Etiopia e in Spagna. Nel 1939 Mussolini lo chiama alla segreteria nazionale del PNF per sostituire Achille Starace. La sua nomina desta stupore perché se gli sono unanimemente riconosciute doti militari e coraggio inesauribile, meno evidenti sono le sue capacità politiche. Infatti non riesce a operare quel rinnovamento del partito auspicato da Galeazzo Ciano, che lo aveva proposto per la carica, e da Mussolini, che lo aveva nominato. Nominalmente rimane segretario del PFN fino all'ottobre del 1940 (verrà sostituito da Adelchi Serena), ma dal 1° giugno rientra nell'Aeronautica per prendere parte attiva alla guerra. Anche dopo il 25 luglio 1943 e l'arresto di Mussolini, Muti continua a manifestare apertamente il suo culto del duce. Arrestato a Fregene la notte del 24 agosto, viene assassinato mentre i carabinieri lo stanno portando in carcere. Porterà il suo nome, durante i 600 giorni di Salò, una delle più famigerate squadre repubblichine.
Costanzo Ciano (1876 - 1936)Dopo aver frequentato l'Accademia navale di Livorno, nel 1896 è ufficiale di marina. Esperto di armi subacquee, combatte in Libia e nella Grande guerra, prendendo parte soprattutto alle azioni dei MAS, tra cui la celebre beffa di Buccari con D'Annunzio. Più volte decorato, al termine della guerra sceglie di essere collocato nella riserva per passare all'impiego civile, come direttore di una compagnia di navigazione di proprietà di Giovanni Agnelli. Dal 1921, eletto deputato per il Blocco nazionale, si dedica completamente alla politica. Sottosegretario alla Marina e commissario alla Marina mercantile nel primo ministero Mussolini, nel febbraio 1924 diventa ministro delle Poste e Comunicazioni e nel 1926, dopo l'attentato di Bologna attribuito a Zamboni, Mussolini lo designa suo successore. Per oltre un decennio gestisce settori cruciali e sovrintende alla privatizzazione della telefonia urbana e alla riorganizzazione dell'amministrazione ferroviaria, accumulando anche una consistente fortuna personale. Amico di Guglielmo Marconi e particolarmente attento all'organizzazione del consenso, avvia una pionieristica rete di radiocomunicazioni direttamente gestita dallo Stato, promuove lo sviluppo del dopolavoro ferroviario e, nel 1928, istituisce l'Ente Italiano Audizioni Radiofoniche (EIAR). Nello stesso anno, in onore di una sua impresa bellica della prima guerra mondiale, viene insignito del titolo di conte di Cortellazzo, che passerà al figlio Galeazzo. Dal 1934 è presidente della Camera e, per pochi mesi, anche della Camera dei fasci e delle corporazioni.
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