venerdì 29 marzo 2013


Chiudere i Campi Nomadi e rimpatriare gli Zingari

E’ l’unica soluzione. Tutto il resto è truffa ai danni dei cittadini. E quando parliamo di “chiusura”, non significa chiudere i campi e spostare gli ospiti in tante belle casette a spese nostre, ma dare al tutto un lieto fine con il ritorno a casa dei protagonisti.
Se voi e alcuni vostri amici compraste dei camper e provaste a parcheggiarli in una parco pubblico, vi farebbero la multa. Se addirittura vi sistemaste lì con famiglie al seguito campeggiando allegramente, verreste arrestati e condotti nelle patrie galere. C’è invece qualcuno che lo fa da anni – decenni – impunemente.
Sono gli Zingari, i cittadini di serie A1 della nostra strampalata repubblica delle banane.
E non solo. Questi bizzarri individui viaggiano gratis su treni, bus e tram nei quali svolgono il loro “lavoro” di estorsione ai danni, soprattutto, di donne sole e ignari turisti.
E poi un giorno quando torni a casa, trovi la casa svaligiata. E devi considerarti fortunato, perché tua figlia e tua moglie erano fuori. Sai che i ladri vengono dal campo nomadi vicino, e lo sanno anche gli agenti ai quali fai la denuncia, che però ti dicono che “non si può fare nulla”, perché ai magistrati non piace perquisire certi posti.
Davanti a questo la Politica è divisa in due schieramenti: c’è chi li adora e li vorrebbe come vicini di casa – ovviamente degli altri, non di se stesso – e quindi propone case popolari e soldi a pioggia, chi invece li “sopporta” e si barcamena tra sgomberi e proclami. E poi ci siamo noi, che non li adoriamo e non li sopportiamo.
Non è complicata l’azione da intraprendere: i campi nomadi devono essere smantellati, i responsabili che non accettano di togliere le tende, arrestati e condannati. L’azione è fattibile in meno di due mesi.
Ci sono in Italia complessivamente 167 accampamenti, di cui 124 abusivi e 43 autorizzati: con una media di 3 sgomberi al giorno, si impiegherebbero circa 55 giorni per lo sgombero totale dei campi nomadi del nostro paese.
Tecnicamente è semplice, manca la volontà politica. E’ forte il ricatto morale – ma direi più “moralistico” – delle animebelle e dei seguaci dell’accoglienza.
I campi dove “risiedono” gli Zingari di varia etnia e provenienza sono una concentrazione di criminalità senza eguali: furti, estorsioni, pestaggi, rapine e aggressioni sono all’ordine del giorno nei quartieri che hanno la disgrazia di averne uno accanto. Non solo. Sono fonte di inquinamento attraverso il recupero e trattamento nocivo di materiali ferrosi e rame. Sono ricettacoli di infezioni a causa delle condizioni igieniche nelle quali gli ospiti vivono. Sono, in sostanza, luoghi indegni di una società cosiddetta civile.
E nessuno osi parlare di “deportazioni” o campi di concentramento, sempre non voglia rendersi ridicolo: semplicemente li si rimanda da dove sono venuti su comodi aerei militari e si bonificano le zone che hanno reso invivibili. E’ buonsenso.
Qualche leguleio protesterà che essendo in gran parte Romeni, non possiamo espellerli, perché “cittadini europei”: un buon motivo per uscire da Schengen e dalla prigione chiamata Unione Europea. Uno stato sovrano decide chi può entrare e chi no, senza questo “privilegio”, smette di essere sovrano, smette di essere stato. Diviene giungla. E’ questa una delle tragedie della Ue: la libera circolazione forzata che permette a chiunque di venire a casa tua a fare il padrone. Non ce l’ha ordinato il medico, è una decisione politica.
Una volta abbandonato il trattato di libera circolazione, il problema degli “Zingari europei” è risolto. Resta per quelli ai quali è stata concessa la cittadinanza italiana: i Sinti soprattutto. Sono circa 70.000 e sono un problema.
La soluzione identitaria sarebbe rimandarli nei luoghi di provenienza. Lo si può fare con quelli che hanno un’altra nazionalità, semplicemente revocando quella italiana. E’ cosa di pochi minuti per un governo-parlamento che pensa al bene dei propri cittadini e non, a subire i diktat delle varie organizzazioni di stampo xenofilo.
Rimarrebbero quelli senza altra nazionalità che divenendo apolidi non hanno destinazione. Questo non vuol dire debbano rimanere in Italia: basterebbe semplicemente trattarli come i veri italiani. Impedire accampamenti, fare multe, impedire i loro commerci abusivi e vedrete che, nel giro di poco tempo, sarebbero loro stessi ad andare.
Del resto non si comprende perché la nostra società debba convivere con il loro degrado. Perché chi paga le tasse e lavora onestamente debba condividere il giardino con chi occupa abusivamente terra non sua.
E allora, tre sole parole: sgomberi, rimpatri, terra bruciata. Tre azioni per risolvere un problema che attanaglia le nostre città e che rende la vita dei cittadini più deboli e non abbastanza ricchi o benestanti da potersi trasferire in un altro quartiere, un inferno.
Questa è la soluzione. Il resto è, bene che vada, “riduzione del danno”, o peggio, nella gran parte delle situazioni, razzismo ai danni degli Italiani che vengono discriminati in tema di casa, trasporti, pensioni, sovvenzioni, asili, scuole e tasse.
Tutto questo non può e non deve continuare.

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