domenica 31 marzo 2013

LA 101A COMPAGNIA PARA’ DEL X ARDITI

La 101a Compagnia Paracadutisti faceva parte, assieme alla 102a Compagnia Nuotatori ed alla 103a Compagnia Camionettisti, del I Battaglione speciale Arditi costituito con la circolare dello Stato Maggiore Esercito n. 0032340/3 del 26 aprile 1942.
I militi furono incorporati, dopo un’accurata selezione, solo se reduci dai vari fronti di guerra e in possesso almeno una croce di guerra.
Come riporta il Colonnello SM Cesare Ruggeri Laderchi, ex Ardito del 10°, nelle sue memorie: "...il personale proveniva dai vari fronti d’operazioni e da tutte le Armi e Specialità dell’Esercito ed aveva già esperienza di combattimento. Una buona parte era fregiata da decorazioni al valor militare e di distintivi di ferita..."
Queste tre Compagnie furono le prime a nascere e ad addestrarsi per i compiti speciali che la guerra moderna richiedeva.Compagnie che unite alle altre 9 daranno vita e corpo al glorioso 10° Reggimento Arditi.
Unità che si formò per "la necessità di poter disporre di reparti mobili addestrati da impiegare in azioni di disturbo dietro le linee nemiche".
Tutti furono equipaggiati con il moschetto mod. 38 o il MAB -moschetto automatico Beretta mod. 38 da 40 colpi; la pistola mod. 34 cal. 9; di bombe a mano ed un pugnale. Unica differenze fra le compagnie era l’elmetto. I paracadutisti adottavano in effetti quello speciale da paracadutista con paranaso.
Il reparto era dotato di mortai da 45 con 180 colpi in dotazione, esplosivo (T4), mine anticaro e mezzi di trasmissione a breve e lunga portata.
Assieme a tutto questo, viveri ed abbigliamenti speciali fecero degli Arditi una delle più speciali e specifiche forze militari del Regio Esercito.
Dunque, il 18 luglio del 1942, la 101a Compagnia lasciò la base di S. Severa e fu trasferita alla scuola paracadutisti di Tarquinia per frequentare il duro corso di paracadutismo che inizio il 20 luglio e finì il 12 settembre del 1942.
In data 20 luglio gli arditi a Tarquinia erano 92 (10 Ufficiali, 24 Sottufficiali e 58 Militari di Truppa), più 12, non paracadutisti, in forza alla Compagnia per i vari servizi. La 101a Compagnia paracadutisti, comandata dal Capitano Baliva Mario coadiuvato dal vice comandante il Capitano Bussoli Alfredo, era la prima costituita all’interno del Reggimento e dunque la prima a sperimentare l’equipaggiamento e le nuove tattiche di lancio e d’ingaggio. Molto si aspettavano da questo corso le alte sfere dell’Esercito.
Per ottenere il brevetto di paracadutista l’aspirante doveva sostenere 6 lanci, 3 diurni e 3 notturni in pattuglia, oltre a estenuanti prove fisiche.
Inoltre, per tutti gli appartenenti al Reggimento erano previste esercitazioni di difesa personale, pugilato, combattimento con il pugnale, tiro di precisione con il mitra e la pistola, tecniche di orientamento, tecniche di sopravvivenza e di sfruttamento del terreno in ambienti ostili, studio delle carte topografiche, esercitazioni sul terreno tra le quali quelle a pattuglie contrapposte, a distanza di pochi metri, con lancio di bombe a mano e uso degli esplosivi. Particolare cura fu posta alle lezioni di difesa personale che saranno tenute da un ufficiale giapponese esperto di arti marziali fatto giungere dall’oriente e alle lezioni di topografie alle quali provvederanno ufficiali dell’Istituto Geografico Militare.
Le pattuglie, in media, erano formate da 1 comandate (Ufficiale subalterno) e 9 Arditi.
Le pattuglie al 1° agosto 1941 erano 11 rispettivamente comandate da:
i Capitani Evoli Giacomo, Turci Dario; i Tenenti Baccherini Clemente, De Totto Giovanni; i Sottotenenti Grazziani Marcello, Pizziniaco Salvatore, Graff Piero, Garau Pasquale, Zoli Leo, Sica Eugenio, Varutti Arduino. Prezioso apporto alle pattuglie e a tutti gli Arditi paracadutisti, fu dato dalle cure mediche del Tenente medico Serarcangeli Delio.
I lanci di addestramento erano effettuati sia di squadra che individuali, compiuti nelle più svariate situazioni sia meteorologiche che di equipaggiamento, compreso anche lanci notturni che furono effettuati con poca luce, con il chiarore o nella notte buia, senza luna e senza luci.
Prima dei lanci furono eseguiti anche dei voli d’ambientamento per far comprendere all’aspirante ardito paracadutista i pericoli in cui poteva incorrere.
Si riporta ora il III punto dell’allegato n° 5 al Diario storico del 10° Reggimento Arditi (Spedito dal Comandante del 10° Reggimento Arditi, Generale Gazzaniga, allo Stato Maggiore Regio Esercito in data 22/9/1942):
“....... il 21 luglio hanno avuto inizio i lanci (3 diurni - 3 notturni) che si sono svolti come appresso:
1° Lancio diurno (21/71942), individuale disarmati, quota di lancio m.250. zona di lancio: adiacente l' Aeroporto della Scuola.-
2° Lancio diurno (28/7/1942) di squadra senza armamento - accenno alle esercitazioni tattiche di pattuglia - quota di lancio m.130 - località di lancio: zona di Case Lombarde. -
3° Lancio diurno (1/8/1942), di squadra con armamento individuale ed esercitazione di pattuglia - quota di lancio m.130 - località di lancio “Pian di Mignone”.-
4° lancio notturno (26/8/42), individuale disarmati, quota di lancio m.250 - località di lancio: zona di “Casa Portaccia”.-
5° lancio notturno (28/8/42), di squadra senza armamento, con accenno alla manovra tattica di pattuglia - quota di lancio m.200 - località di lancio: zona di “Casa Portaccia”.-
6° lancio notturno (2/9/42), di squadra con armamento individuale ed esercitazione tattica di pattuglia - quota di lancio m.200 - località di lancio: “Case Lombarde”.
Durante i lanci non mancarono gli incidenti, come è riportato nel V° punto del precedente protocollo:
“Nella tabella a fondo pagina sono riportati i dati degli incidentati nei vari lanci: si tratta essenzialmente di distorsioni o lussazioni delle estremità, e di qualche lussazione alla spalla.
La percentuale degli incidenti ammonta:
- al 19,28 % se si considera il numero dei militari lanciati (83);
- al 3,84 % se si considera il numero complessivo dei lanci effettuati (419).”
Come si nota gli incidenti furono minimi se si pensa che la Compagnia era di fresca costituzione.
In tal senso il protocollo procede elogiando lo scarso numero d’incidenti dato dall’elevato grado di preparazione degli Arditi: “In particolare rilievo va messo il lievissimo numero degli incidenti avvenuti nei lanci notturni, il che prova le qualità fisiche dei militari della 101° Cp. Arditi e del grado, veramente eccellente, di addestramento raggiunto - Ciò è tanto più vero in quanto, come noto, i lanci notturni sono assai più difficili di quelli diurni. Infatti:
- la velocità di caduta è assai superiore (assenza del vento e di corrente calde ascensionali);
- per quanto di notte, con la luna, il terreno si distingue assai bene dalla quota di lancio, riesce quasi impossibile al paracadutista di apprezzare il momento dell’ atterraggio.”
Nell’appendice del V° punto viene menzionato che:
“………la 101a Cp. è il 1° reparto che abbia effettuato i lanci notturni ( individuale - di reparto - con armamento e successiva esercitazione tattica).”
E’ ricordato anche, nel VI punto, che la permanenza della Compagnia a Tarquinia fu preziosa per la collaborazione fra gli Arditi e gli altri paracadutisti presenti, al fine di risolvere il problema del lancio dello zainetto esplosivo e della stazione radio e di insegnare ai giovani allievi i metodi di ripiegamento e di conservazione del paracadute: “Durante il periodo di permanenza a Tarquinia, la preziosa cameratesca collaborazione della Scuola ha consentito di risolvere taluni problemi interessanti il lancio degli speciali materiali costituenti dotazioni del reparto, quali:
- zainetto esplosivi;
- stazione radio;
mediante paracadute supplementare.
E’ stato inoltre provveduto all’addestramento di arditi al ripiegamento e conservazione del paracadute.”
Alla fine del corso solo 22 Arditi, 6 Ufficiali e 16 tra Sottufficiali e militari di truppa, restarono a Tarquinia per ultimare i lanci.
Nel VII ed ultimo punto il Generale Gazzaniga, comandante del 10° Reggimento Arditi, scrive così allo Stato Maggiore dell’Esercito: “E’ da mettere in speciale evidenza l’elevato spirito che ha sempre animato tutti indistintamente i militari del reparto: segnalo per tutti il S.Ten. GRAFF a quale propongo sia tributato un elogio da iscrivere sulle carte personali con la seguente motivazione:
“Ufficiale di un reparto paracadutisti, nonostante avesse riportato, durante gli esercizi di preparazione fisica, la rottura di una costola, taceva tale situazione per il timore di essere escluso dai lanci. Partecipava in tale condizione e con grave suo rischio ai 3 lanci notturni effettuati dalla pattuglia ai suoi ordini e solo dopo vive insistenze del sanitario si faceva ricoverare all' Ospedale.
Questo splendido spirito di sacrificio e di dovere contribuirà a scrivere pagine d'eroismo e di ardite imprese compiute sui campi di battaglia dal 10° Reggimento Arditi.

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