domenica 31 marzo 2013



Ezra Pound
Era uno di noi! Un ammiratore di Mussolini, quindi un pazzo come noi! Come noi non amava l'America che però non volle fucilarlo come traditore! Preferì dichiararlo insano di mente; tutto come noi. Ed é per questo che questo genio immenso, questo poeta sublime ci appartiene. E non era pazzo ma solo sapeva vedere dove altri non possono o non vogliono vedere!

Fa ancora scandalo la sua ammirazione per il nazifascismo!
Ma i versi restano al di sopra di tutto.
Sono Mussolini e la Petacci i «Ben e Clara» rimpianti nelle sue liriche. Scrisse il capolavoro nel 1945 a Pisa durante la prigionia LA GRANDE POESIA Accostato a Céline per genio e ideologiaQuando gli amici che curano la serie di libri di poesia del «Corriere» mi han chiesto quale autore avrei voluto presentare, non ho esitato: «Ezra Pound», per l' amore che, fin dai banchi di scuola, mi lega ai Cantos. Non leggerete invece la mia prefazione alla nostra edizione dei Cantos Pisani. Gli eredi del poeta americano, trincerati dietro le leggi del copyright, hanno censurato quel che ho scritto, minacciando di non concedere il permesso sui versi. Abbiamo preferito non privarvi della rauca bellezza dei Cantos Pisani, anticipando parte della prefazione sul giornale. Il libro, che vi raccomando di cuore, andrà in edicola, unico, senza prefazione. Che cosa ha irritato gli eredi Pound fino alla censura? L' antica diatriba arte-politica, che ha avvelenato il secolo passato e ancora inquina il giudizio critico su grandi dell' arte, Picasso, Brecht e Neruda a sinistra, Pound, Borges e Celine, a destra. Avevo scritto che il tempo, il più raffinato dei critici letterari, ripulisce dalle polemiche i capolavori, rendendoceli nella loro energia creativa. Brecht scrisse versi stalinisti, Pound elogiò Hitler e Mussolini. Questo non garba agli eredi Pound che, da anni, perseguono un' operazione di censura con la candeggina dell' ipocrisia, provando, invano, a smacchiare il nazifascismo di Pound. È questa la vera offesa alla memoria di Ezra Pound, perpetrata in suo nome da chi si illude di rappresentarlo. Offuscare la verità, offrendo un Pound «democratico» mai esistito, montandone una versione di cartapesta, domestica e bonaria, che avrebbe disgustato il dandy dei Cantos. Poco importa: qui leggete uno stralcio della prefazione azzerata e presto apparirà anche la versione integrale. Che avrebbe detto Pound dei suoi difensori? «Vedete? Ritornano, ah, vedete i movimenti goffi e i piedi tardi, l' andatura zoppa, l' equilibro smarrito». gianni.riotta@rcsnewyork.com Il tempo, il più raffinato ed equanime critico letterario, dirime l' arte dalla politica e nel suo trascorrere l' opera dalla quotidianità che l' ha prodotta, fretta, interessi di giornata: «Usura!» avrebbe imprecato Ezra Pound, mode, tic e vanità grossolane. Sappiamo che Orazio combatté a Filippi con Bruto, contro Ottaviano, e ritenne quella sconfitta il giorno della «fracta virtus», la virtù, il coraggio, infranti. Sappiamo degli echi massoni nella composizione della Messa da Requiem di Mozart, il tentativo di esorcizzare la morte in armonia mentre l' artista più grande agonizzava, dell' odio e amore di Beethoven per Napoleone, dell' inno a Stalin di Brecht, del giallista Dashiell Hammett mandato in galera dai maccartisti americani, dello scrittore di capolavori Borges che non osteggiava il dittatore cileno Pinochet. Il poeta Auden amava Brecht, per la sua lirica non per la politica. Ma il poeta dissidente sovietico, Josif Brodskij, finito in gulag e cacciato dalla sua Leningrado, sogna Auden e si precipita a trovarlo appena libero, odiando Brecht, che assimila ai suoi aguzzini. Il filo lirico lega i tre poeti come una passione adulterina lega tre amanti; la politica del secolo più sanguinario della storia, il Ventesimo, li divide. Nessuno dei maestri del Novecento è crocifisso alla politica come Ezra Pound, il grande poeta americano finito in campo di concentramento e in manicomio criminale per la sua dissennata propaganda a favore del nazifascismo e il rabbioso antisemitismo. I suoi riferimenti nei Pisan Cantos (Canti Pisani) a Vidkun Quisling, l' odioso nazista norvegese, a Fernando Mezzasoma, ad Alessandro Pavolini, ai più squallidi ceffi della Repubblica di Salò, si mischiano alla tenera e appassionata canzone della cultura classica. Da Confucio all' Olimpo greco, dai maestri italiani, Pisanello, Duccio, Piero della Francesca, Paolo Uccello, ai romantici inglesi, a Luigi Pirandello, i fantasmi del canone sono evocati da uno spiritato Pound, detenuto presso Pisa in una gabbia di cemento e ferro, con un tavolaccio fattogli di nascosto da un compagno di prigionia, probabilmente un soldato afro-americano, che, per ringraziamento, viene eternato con la qualifica di «maschera di Baluba». L' immagine è quella di una Guantanamo del 1945, con il sole a tramontare sulla nuca del poeta come sui prigionieri islamici detenuti nella base americana a Cuba. Tra crisi di nervi e depressione, Pound riesce a comporre i Canti Pisani LXXIV-LXXXIV, la sua più grande opera e uno dei bastioni della poesia moderna. (...) Le disordinate letture sociali di Pound lo fanno incontrare con C.H. Douglas, fondatore del social credit, teoria della depressione economica come conseguenza del mancato potere d' acquisto dei poveri, dovuto alla diseguale distribuzione della ricchezza. Un anticipatore dei no global, persuaso come loro che il gioco economico sia a somma zero: se i capitalisti si arricchiscono è giocoforza che gli operai perdano ricchezza, e così individui, classi e nazioni. Nascono una serie di opuscoli in cui Pound denuncia la camarilla di governi pescecani, banche assetate di profitto e industriali parassiti: ABC of Economics (ABC dell' economia) del 1933, Social Credit (Credito Sociale) del 1935 e What is Money for? (A che cosa serve il danaro?) del 1935. Da una tale bacata premessa è inevitabile che Pound scivoli nell' antisemitismo, - prendendo una cotta - solo questo è il termine azzeccato, per Benito Mussolini. Con il dittatore fascista Pound condivide l' ammirazione per le vestigia del passato classico, elegante nel poeta, retorica nel duce, e la persuasione che l' autarchia e il corporativismo siano l' alternativa al capitalismo, mentre il comunismo e il socialismo solo una diversa incarnazione del complotto giudaico-borghese che stringe nei tentacoli America ed Europa. Il libello Jefferson and/or Mussolini del 1935 è propaganda per il Duce, messo a petto con il più illuminista dei presidenti Usa. La riforma monetaria diventa una ossessione, e il fascismo, con la sua brutalità, può realizzarla: «L' usura è il cancro del mondo e solo il bisturi del Fascismo può estirparla dalla vita delle nazioni». Charles Simic, in un saggio sulla New York Review of Books (18 dicembre 2003), invita a non stendere cerone benpensante su Pound...: «Ci sono ancora oggi ammiratori di Pound che minimizzano il suo antisemitismo. Inutile prendersi in giro. Non solo i suoi scritti sulla cristianità erano inquinati di follia antisemita, mentre predicava il ritorno a una religione europea non sporcata da influenze semitiche. La sua ossessione aveva altre, ancora più pazzesche, dimensioni. Si appassionava, per esempio, a riflettere sugli effetti della circoncisione sulla psiche degli ebrei: «Deve avere certo qualche effetto, dopo anni e anni che i nervi più sensibili del corpo si stropicciano senza sosta» (...). Tra il 1941 e il ' 43 da Radio Roma investe Washington con discorsi infiammati, difendendo l' adorato «Ben» che ha dichiarato guerra al disprezzato Roosevelt. La capacità meccanica dei versi ritorna in politica, ma gli ingredienti, eterei nella lirica, sono grevi accuse ai banchieri ebrei, predicozzi sulla moneta, geremiadi contro la macchina bellica statunitense (e il tono è quello della propaganda antiamericana in voga oggi, a destra e a sinistra). Gli amici lo abbandonano, sconvolti, mentre nel continente sono in corso una guerra terribile e un genocidio. Il 26 novembre del 1941 il fedele William Carlos Williams lo mette in guardia: «Caro Eazy, la tua brutale, e perfino stupida, referenza alla carne che giace sulla steppa è un inutile scatto di fantasia, e temo ne abbia ancora dell' altra chiusa in testa. Pensavo avessi un cervello, ora temo di no... Mi chiedi cosa sappia di dottrine che non leggo. Ma che diavolo sai tu delle dottrine che leggi? I loro possibili effetti non sembrano lasciare traccia nel tuo cranio, altrimenti non scriveresti questa sbobba triviale. Presumo che tu abbia letto tutte le sparate di quegli imbecilli dei tuoi leader, ingurgitando quello che dicono, fino agli sputacchi. Non è forse così? Forza, dimmi con chiarezza chi stai appoggiando. Hitler o Moussie ? O tutti e due? Credimi, il Circo Barnum ha perso molto a non assumerti...!». Nel luglio del 1943 è dichiarato ufficialmente traditore dal governo di Washington, e quando gli americani liberano l' Italia con in tasca un volumetto di Confucio, viene internato il 24 maggio del 1945 al Disciplinary Training Center di Pisa dove compone i Pisan Cantos. Al Disciplinary Center, retto dalla rigida Military Police, Pound dà prova di disciplina fisica e mentale, reagendo ai collassi che lo tormentano e scrivendo il suo capolavoro. Il 18 novembre è rimpatriato a forza. Non lo attende la forca, ma il manicomio criminale di Saint Elizabeth. Tra il 1946 e il 1958, Pound lavora, finché i vecchi e nuovi amici, certi che abbia scontato a sufficienza le colpe, ne chiedono la liberazione nel 1958. Pound ritorna in Italia, dove muore il 1º novembre del 1972, sepolto nel cimitero veneziano di San Michele... Quando il tempo, il più raffinato ed equanime critico letterario, dissolverà le emozioni, i lutti e le passioni del Novecento in una polvere sottile come quella che ricopre nella nostra percezione le piramidi di teschi di Tamerlano a petto di quelle erette dai khmer rossi in Cambogia, quando la memoria dei lutti infiniti causati dagli eroi improbabili di Ezra Pound si farà accademica, allora i nostri eredi godranno l' afflato dei versi, senza addolorarsi per i criminali di guerra che lo popolano. Secondo Simic, «Pound è come Céline, un mostro e al tempo stesso un grande scrittore». Il giudizio è moralistico. Da una parte l' opera artistica di Ezra Pound ha un nitore che Céline non raggiunge, il tono gaglioffo non stinge dalle bassezze politiche alla pagina scritta. Dall' altra la polemica di Pound contro la democrazia, considerata politica bottegaia, pervade tutto il Novecento, da destra a sinistra, da d' Annunzio e Marinetti al Luigi Pirandello de I vecchi e i giovani, per finire in filosofia a Heidegger, Schmitt e Jean-Paul Sartre e decantarsi nei pamphlet populisti del 2000. Il radicalismo antiborghese che anima l' avanguardia francese e russa scuote Pound; nel grido «Ez for prez» del beat Ginsberg c' è l' ideale staffetta di ostilità alla società liberale di massa, coniugata nello squadrismo fascista o nel pacifismo dei figli dei fiori. Pound non vende giornali maoisti per strada come Sartre, non fa l' autostop in autostrada come Kerouac e non teme l' assurdo come Beckett (che lo visita a Parigi nel 1965). Ha orrore del «common man», della cultura democratica cara a Eschilo e Mozart. Per reagire all' orrore del secolo assurdo deve creare un aristocratico dominio artistico che, nelle polemiche politiche, diventa incubo. Oggi, battendo il nome Ezra Pound sul motore di ricerca di Internet Google, si ottiene una sterminata biblioteca di 162.000 voci. Tra queste www.volksfront.com con la propaganda neonazista di Eric Owens che elogia la critica di Pound «alla musica americana giudaizzata» e alla «stampa giudaizzata» e spiega che Pound si ribellerebbe contro il sogno egualitario di Martin Luther King e l' uso di carte di credito, che legano i consumatori ai «banchieri giudei». Un centro sociale neonazista di Roma è a lui intitolato. La vendetta della società di massa arriva al sito www.americanpoems.com dove i Cantos sono illustrati con la bandiera a stelle e strisce e la pubblicità della Pepsi-Cola, società che - Pound ne sarebbe inorridito - ha per presidente una donna indiana. I pronipoti leggeranno Pound incuranti delle vicende politiche o vagamente curiosi come noi nel leggere della fuga dal carcere di Benvenuto Cellini. A noi la sorte ha dato di leggere, ultima generazione, i versi più belli del Novecento e trasalire quando avvertiamo la nostalgia per «Ben» o il disprezzo razzista per culture scampate a repressione e genocidio. Cogliamo la grazia caduca dei versi «Se la brina afferra la tua tenda / Renderai grazie che la notte è consumata» e sappiamo che i rimpianti «Ben e Clara» sono Mussolini e la Petacci nel crepuscolo di Salò. Come l' opera, così l' intreccio vita-arte che siamo gli ultimi a percepire, diventa a sorpresa per Pound un monumento al Novecento, secolo da cui Brecht chiese perdono, «noi non si poté essere gentili», secolo della guerra civile europea 1914- 1989, secolo delle fedi totalitarie e dei massacri, secolo di cui noi siamo stati gli ultimi figli e ora siamo gli orfani smarriti. L' INIZIATIVA LA GRANDE POESIA Da questa settimana, e per le prossime tre conclusive, l' appuntamento con l' iniziativa «La Grande Poesia» del Corriere della Sera viene fatto slittare dal lunedì al martedì. Domani in edicola con il «Corriere» si potranno trovare i «Canti Pisani» di Ezra Pound (a euro 5,90 + il prezzo del quotidiano, l' acquisto è facoltativo). Al capolavoro del poeta americano seguiranno nelle prossime settimane tre volumi dedicati alla Divina Commedia di Dante Alighieri, con prefazione di Vittorio Sermonti, che completeranno la collana. Gli ultimi volumi pubblicati sono stati quelli dedicati a Gabriele d' Annunzio, Bertolt Brecht, Dino Campana, William Shakespeare, Salvatore Quasimodo «traduttore» dei lirici greci, Dylan Thomas e Rainer Maria Rilke.




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