domenica 12 gennaio 2014

(non capire una) Fava, sulla legalizzazione delle droghe.


Fonte art.   (fonte www.iltalebano.com)

Claudio Boccassini.
http://ordinefuturo.net

A legger le parole dell’assessore lombardo all’agricoltura, Gianni Fava, ci si sente vecchi, vecchi bigotti. Innanzitutto perchè il signor Fava “twitta”, alla Lady Gaga; e poi perchè il buon Gianni è da oggi uno sponsor antiproibizionista, uno di quelli che è vicino ai giovani (anzi, i ggiovani), che si fanno le canne e non solo. Gianni come Pannella, radicale dentro. Anzi, di più: Gianni come J-Ax, ohi Maria, ti amo! Oh yeah.
Caspita come sono vecchio. Chi scrive né twitta né appartiene al popolo del “legalize!”, nonostante i 20 anni in meno dell’assessore Fava. Ma se fatto anagrafico non è, cosa può essere? I postumi di un viaggio natalizio in Sud America? Il fatto che non eri più abituato a passare 15 giorni di seguito a casa con tua moglie, che ti sgrida, ti costringe allo shopping e ti fa fare le pulizie, che o ti fai una canna o non le sopravvivi? oppure, una questione morale.
Avete presente la morale?! Quella cosa che ti fa pensare se una cosa è giusta o sbagliata e che ti dovrebbe far percorrere la prima strada?! Per quel che riguarda le questioni morali, spesso basta pensare, riflettere, e la strada giusta la si trova. Quel che forse Fava non ha fatto a fondo prima di twittare: “Credo valga la pena cominciare a parlarne seriamente. Il proibizionismo ha fallito”.
Senza entrare in discorsi del tipo: “ma in Olanda…” “si bloccherebbe la criminalità…” “si pagherebbero le tasse…” “ha effetti curativi per alcune malattie…” ecc., facciamone innanzitutto una questione morale.
Morale 1: La realtà. Le droghe alterano la percezione che si ha della realtà. A differenza degli alcolici che modificano il modo in cui noi ci relazioniamo, rendendoci più disinibiti, le droghe alterano il modo in cui vediamo la realtà, modificando la cognizione dello spazio, del tempo, facendoci vedere cose che non esistono o conferendo energia innaturale. Questo è sbagliato. Punto. La realtà è una ed una sola, ogni strada per rifuggire da questa alterandola è sbagliata. Se non ti piace quello che ti circonda, rimboccati le maniche e cambialo, non ti drogare.
Morale 2: Il limite. La legalizzazione delle cosiddette “droghe leggere” innalzerebbe il limite del consentito rispetto al non consentito. Se oggi legalizzassimo la cannabis ed i suoi derivati, perché fra dieci anni non potremmo legalizzare anche la cocaina? In fondo l’una fa male e l’altra pure. Ci attaccheremo al concetto di “una fa male, ma poco, l’altra tanto….” Con le conseguenti infinite discussioni dei concetti del Poco e del Tanto. Il limite non va innalzato, il limite si definisce tale perché non bisogna andare oltre, non bisogna passare la fortiera, perché una volta che si invade un territorio poi si vorranno invaderne altri. Per provare nuove emozioni e sensazioni, per essere sempre dei ribelli che vìolano ciò che è vietato.
La droga fa male, vero. Ma è innanzitutto un problema sociale. Rincretinisce, anestetizza e toglie vitalità all’individuo, che da essere attivo diviene passivo, barcollante, inerme. Proprio ciò che il sistema vuole per prendersi gioco di te. Il ricorso alla droga è sintomo di disagio e debolezza davanti al reale, per cui uno Stato che si pone a tutela del cittadino deve operare perchè rimuova questo senso di disagio, non per fornirgli la via di fuga autodistruttiva. E se ben conosciamo gli effetti dell’abuso dell’alcool (che è inverosimile proibire perchè storicamente radicato nella nostra tradizione), lungi da noi agevolare un’altra arma di distruzione. Per fortuna ci ha pensato il neosegretario della Lega Nord, Matteo Salvini, ha prendere le distanze del movimento da questa infelice esternazione, isolandola a marachella personale.
Fava: se tua moglie non la sopporti più, cambia moglie. Non i nostri costumi. E se proprio la moglie devi tenerti (c’è la questione degli alimenti, ti capiamo), facci un fischio e uno spacciatore discreto te lo troviamo. Ma goditi almeno l’ebrezza dell’illegalità.
Dunque, solidarietà a Fava e a tutti quelli che non sanno più come fare a sopportare le donne. Ma un consiglio: evitate di farvi twitter.

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