lunedì 6 gennaio 2014

Comitato x Mussolini

 

Comitato Verità e Giustizia x Mussolini
       
Foto di comitatovgxmussolini
In merito alla notizia apparsa sulla rivista “Patria Indipendente”, periodico d'informazione dell'ANPI, in cui si afferma l'esistenza di una lettera che indicherebbe la “prova” che il Duce intendesse espatriare in Spagna,  attraverso un lasciapassare che teneva con se nelle tasche, il Comitato Verità e Giustizia per Mussolini dichiara quanto segue:
riteniamo questa notizia priva di ogni fondamento, per il semplice fatto che abbiamo più volte dimostrato come Mussolini non avesse alcuna intenzione di fuggire in un paese straniero. Molte volte i suoi collaboratori gli hanno proposto di prendere un aereo che lo portasse appunto in Spagna, anche negli ultimissimi giorni di aprile del 1945, ma sistematicamente il Duce rifiutò, in quanto la sua unica volontà era quella di portare a compimento il piano stabilito il 14 aprile del '45, ovvero di riparare con tutte le forze militari rimaste a sua disposizione verso il ridotto valtellinese, quale ultima strenua difesa prima della capitolazione. L'intento era di poter chiudere quella guerra, non con la resa incondizionata e men che meno con la fuga, semmai con l'eroico e più dignitoso sacrificio finale. Senza dimenticare che se davvero Mussolini voleva andare in Spagna, non si sarebbe certo avventurato nelle impervie e rischiose zone del comasco (pullulanti di bande partigiane) per andare in chissà quale aeroporto, bensì avrebbe preso comodamente l'aereo a Milano, già la sera del 25 aprile, quando decise di andarsene dal capoluogo lombardo (dopo il fallimento delle trattative con il CLNAI). Le stesse parole di Mussolini, espresse nella sua ultima intervista del 23 aprile (quindi solo due giorni prima), quando sui giornali si insinuavano tentativi di fuga all'estero, appaiono chiare ed inequivocabili: “Invece sono qui al mio posto di lavoro, dove mi troveranno i vincitori! E lavorerò anche in Valtellina!
Il fatto che il professor Cova, autore dell'autopsia su Mussolini, avrebbe dichiarato (stando a quest'articolo dell'ANPI) che il Duce aveva in tasca una lettera/lasciapassare fa sorgere molti dubbi, sia perché in quei giorni è stato messo in pratica dalle forze partigiane che avevano partecipato all'omicidio di Mussolini una vera e propria opera di depistaggio (inerente alle modalità con cui fu ucciso il Duce), sia perché lo stesso professore fu messo in condizioni di non poter lavorare serenamente, come lui stesso dichiarò quando sostenne che l'autopsia si svolse in una situazione non consona ad una normale perizia medico-legale.... Infatti non può passare in secondo piano il fatto che il Duce nei giorni precedenti fu spogliato e rivestito più volte, oltre che il suo corpo vilipeso il giorno prima a Piazzale Loreto.... Non sappiamo come abbiano disposto del suo cadavere in quel periodo di tempo che va dal mattino del 28 aprile, quando fu ucciso, fino al mattino del 30 aprile quando portarono all'obitorio il corpo per l'autopsia. Quindi è anche possibile ritenere che chiunque tra i partigiani presenti possa aver messo nelle tasche degli abiti del Duce un documento fasullo, al fine di sporcare l'immagine di Mussolini o di renderla ancora più negativa, facendolo passare appunto per un fuggiasco.
Siamo perfettamente consci che l'opera di demolizione dell'avversario tanto cara al pensiero comunista (legato alla dottrina leninista in cui si insegna che il nemico va eliminato prima fisicamente e poi moralmente) è ancora oggi un punto cardine dell'idea “filosofica” di talune realtà politiche e associative di quella determinata area, ma chiediamo ai signori dell'ANPI di non cadere su questo piano, oggi più che mai fuori tempo e fuori di ogni logica. Negare la verità dei fatti e raccontare eventi privi di fondamento, solo per poter continuare a portare avanti la tesi della contrapposizione tra presunti “buoni” e presunti “cattivi”, tra presunti “eroi” e presunti “mascalzoni”, con il solo scopo di mantenere una certa legittimità morale e politica che oramai la storia ha saputo sbugiardare (grazie ad esempio all'ottimo lavoro di storici come Giampaolo Pansa, ma non solo....) ci porta a credere che le radici dell'odio sono ancora difficili da estirpare se si prosegue su questa strada. Un'attenta riflessione ed autocritica, per una più corretta e dignitosa informazione storico-culturale da offrire alle nuove generazioni, sarebbe già un passo avanti che i signori dell'ANPI dovrebbero iniziare a considerare....

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