Fonte: il secolo d’Italia.
Dopo la scritta inneggiante a Mussolini comparsa nei giorni scorsi a San Leopoldo a Pontebba, adesso un altro episodio turba i sonni degli ex partigiani della provincia di Udine: solo che stavolta la cosa è più grave, per l’Anpi. Nel comune di Martignacco il sindaco Marco Zanor si è macchiato di una colpa incredibile, almeno secondo l’Anpi: ha nientedimeno che riportato alla luce e restaurato un antico affresco del pittore Ernesto Mitri, raffigurante due atleti, uno dei quali con saluto romano. È sacrilegio: anziché la valenza culturale e artistica dell’opera, la locale sezione dell’Anpi ha visto questo restauro conservativo – Mitri è uno dei più grandi artisti friulani, al quale tutt’oggi vengono dedicate mostre – forse come una tentata ricostituzione del disciolto partito fascista, e ha protestato vivamente: «Ipocrita, autoritario e antistorico», ha definito l’Anpi il primo cittadino. L’atteggiamento degli ex partigiani si commenta da solo: mezza Italia dovrebbe essere distrutta, dallo stadio Olimpico all’intero quartiere Eur, intere correnti pittoriche dovrebbero essere cancellate, dal futurismo al dadaismo al razionalismo, perché nate e prosperate all’ombra dell’odioso regime fascista. E bisognerebbe andare anche all’estero, per cancellare i monumenti e le opere del fascismo: dall’edificio delle Poste dell’Asmara al porto di Massaua, alle intere città sorte in Libia e in Etiopia, per non parlare di quelle italiane.
No al restauro di un affresco del pittore Mitri.
E allora? La cultura è cultura, l’arte è arte: è veramente inaccettabile che l’Anpi sia accecata dall’odio politico ogni volta che capita un episodio di questo genere. tanto più che l’affresco in questione è di notevole valore artistico, che la spesa è stata ridicola (cinquemila euro) rispetto ad altre realizzazioni dei governi di sinistra, e che come ha detto il sindaco, gesti del genere potrebbero ricondurre alla pacificazione nazionale, fin qui ancora non realizzata. E allora le Case del Fascio, presenti in quasi ogni comune italiano, diventate dopo la guerra altrettante Case del Popolo? Rappresentano sempre un esempio delle realizzazioni che quel governo fece per il popolo italiano, come gli edifici per le colonie, ancora oggi presenti sul nostro territorio e immaginate dai più grandi architetti del secolo. Insomma, l’Anpi ha fatto una meschina figura, credendo di poter cancellare, con la distruzione di un affresco fatto da un grande artista italiano, anche la memoria di un periodo della nostra nazione.
Dopo la scritta inneggiante a Mussolini comparsa nei giorni scorsi a San Leopoldo a Pontebba, adesso un altro episodio turba i sonni degli ex partigiani della provincia di Udine: solo che stavolta la cosa è più grave, per l’Anpi. Nel comune di Martignacco il sindaco Marco Zanor si è macchiato di una colpa incredibile, almeno secondo l’Anpi: ha nientedimeno che riportato alla luce e restaurato un antico affresco del pittore Ernesto Mitri, raffigurante due atleti, uno dei quali con saluto romano. È sacrilegio: anziché la valenza culturale e artistica dell’opera, la locale sezione dell’Anpi ha visto questo restauro conservativo – Mitri è uno dei più grandi artisti friulani, al quale tutt’oggi vengono dedicate mostre – forse come una tentata ricostituzione del disciolto partito fascista, e ha protestato vivamente: «Ipocrita, autoritario e antistorico», ha definito l’Anpi il primo cittadino. L’atteggiamento degli ex partigiani si commenta da solo: mezza Italia dovrebbe essere distrutta, dallo stadio Olimpico all’intero quartiere Eur, intere correnti pittoriche dovrebbero essere cancellate, dal futurismo al dadaismo al razionalismo, perché nate e prosperate all’ombra dell’odioso regime fascista. E bisognerebbe andare anche all’estero, per cancellare i monumenti e le opere del fascismo: dall’edificio delle Poste dell’Asmara al porto di Massaua, alle intere città sorte in Libia e in Etiopia, per non parlare di quelle italiane.
No al restauro di un affresco del pittore Mitri.
E allora? La cultura è cultura, l’arte è arte: è veramente inaccettabile che l’Anpi sia accecata dall’odio politico ogni volta che capita un episodio di questo genere. tanto più che l’affresco in questione è di notevole valore artistico, che la spesa è stata ridicola (cinquemila euro) rispetto ad altre realizzazioni dei governi di sinistra, e che come ha detto il sindaco, gesti del genere potrebbero ricondurre alla pacificazione nazionale, fin qui ancora non realizzata. E allora le Case del Fascio, presenti in quasi ogni comune italiano, diventate dopo la guerra altrettante Case del Popolo? Rappresentano sempre un esempio delle realizzazioni che quel governo fece per il popolo italiano, come gli edifici per le colonie, ancora oggi presenti sul nostro territorio e immaginate dai più grandi architetti del secolo. Insomma, l’Anpi ha fatto una meschina figura, credendo di poter cancellare, con la distruzione di un affresco fatto da un grande artista italiano, anche la memoria di un periodo della nostra nazione.
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