venerdì 29 gennaio 2016

Ruberie partigiane, Nord Italia, 1944

Documenti e testimonianze

Oltre ai numerosissimi assassinii, durante la guerra civile si registrano anche moltissimi casi di furti.

Fonte Art. http://www.ilgiornaleditalia.org
Emma Moriconi.

Ancora un breve viaggio nei documenti, quello che proponiamo oggi ai nostri lettori. Siamo sempre nel 1944 e molte, in quell'epoca carica di sangue e di odio, furono le uccisioni perpetrate da quelli che a Salò venivano chiamati "i ribelli". Si tratta di documenti di una certa importanza, perché raccontano un pezzo di storia che generalmente viene taciuta. Si, perché secondo la "vulgata" i Fascisti sono sempre quelli brutti e cattivi, e i partigiani sono sempre gli "eroi". E invece a noi la Storia interessa tutta, ecco perché ogni giorno ne raccontiamo un pezzo ai nostri lettori: come la goccia d'acqua che scava la roccia, infatti, il proposito è quello di scavare nelle coscienze, affinché si sappia la verità su quel periodo difficile che fu la guerra civile in Italia. Abbiamo già parlato di assassinii e violenze di ogni genere, oggi parleremo di ruberie. Anche se abbiamo nel cassetto molti documenti che ci raccontano altro sangue innocente versato da quelli che troppo spesso sono stati chiamati "eroi". Dunque ne riparleremo, per ora ecco qualche stralcio di nefandezze partigiane che attengono ai reati contro la proprietà: a Chieri, in provincia di Torino, per esempio, si ha notizia certa di "cinquanta ribelli, giunti a bordo di due automezzi", che "asportavano da un molino Ql. 137 di grano", a Andezeno (Torino), "due fuorilegge asportavano due bovini a un contadino". A Castelletto Cervo (Vercelli) "alcuni fuorilegge asportavano da un negozio di generi alimentari kg 3 di zucchero", a Buronzo (Vercelli) "alcuni fuorilegge asportavano da una rivendita kg 50 di sale, quattro fuorilegge asportavano ad un colono L. 30.000 e ad un altro kg 2.500 di burro e generi alimentari vari, alcuni fuorilegge asportavano un suino ad un agricoltore ". ACastelletto Cervo (Vercelli) "alcuni fuorilegge asportavano un maiale ad un contadino",  a Ghislarengo (Vercelli) "elementi ribelli asportavano ad un agricoltore Q.li 3 di segala e 2 di avena". Il documento - che proviene dal carteggio della Repubblica Sociale, conservato oggi presso l'Archivio Centrale dello Stato di Roma - continua per svariate pagine con informazioni di questo tipo, con furti di "avena, segala, bovini, suini, farina, tabacchi, vino, liquori, generi alimentari, denaro, burro, bottiglie di marsala, candele". Ad essere saccheggiati sono negozi, magazzini, cantieri, case private, persino i municipi. Asportano vestiario, scarpe, bestiame, soldi, mezzi di lavoro, cuoio, biancheria, vi sono casi pesanti di estorsione in moltissime provincie. Per esempio ad Asiago, in provincia di Vicenza, "numerosi ribelli, penetrati nel municipio, asportavano kg. 600 di pasta e 420 di frumento destinato ai poveri del comune"; a Bassano del Grappa (Vicenza) "elementi ribelli asportavano ad una ditta di generi alimentari 23 casse di verdura, 18 di surrogato di caffè, 54 di trippe in umido, 2000 scatole di molluschi, 2500 scatole di antipasto, 10 casse di estratto vegetale, 9 barattoli di conserva, 2 casse di scatolame vario e 400 barattoli di manzo brasato". In due casi pagano l'importo di ciò che prendono: accade a Vittorio Veneto per "un capo bovino ad un contadino", e a Spilimbergo, in provincia di Udine, per "kg 8 di burro".  A Imperia un caso riferisce di dieci ribelli che, " fatta irruzione nella caserma dei vigili del fuoco, asportavano armi ed una ingente quantità di oggetti di equipaggiamento". C'è poi il caso di Isola del Cantone (Genova), dove "sessanta ribelli, tra cui elementi francesi, polacchi e neozelandesi, attaccavano un distaccamento del battaglione 'G. Mameli' disarmando i militari presenti".




 

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