venerdì 29 gennaio 2016

"Ucciso dai partigiani comunisti": per il Pd non si può dire

Reggio Emilia intitola una strada a Rolando Rivi, ammazzato a 14 anni, ma gli eredi del Pci fanno togliere la frase-verità

Fonte Art . http://www.ilgiornaleditalia.org 


Ucciso a 14 anni dai partigiani comunisti – come ampiamente documentato e acclarato anche dalle sentenze di condanna degli assassini in tutti e tre i gradi di giudizio – ma guai a dirlo. E soprattutto, neppure si può scrivere nella delibera di intitolazione di una strada, che la città di Reggio Emilia ha ora intenzione di dedicare al martire-bambino Rolando Rivi, perché gli eredi di quella storia (oggi Pd, ma una volta per l’appunto Pci) proprio non vogliono.
E così a Reggio Emilia la mozione per intitolare una strada o una piazza al Beato Rolando Rivi è comunque passata, ma la dizione “vittima dei partigiani comunisti nel Triangolo della morte”, è stata ‘sbianchettata’ dopo le proteste del capogruppo dem in Consiglio comunale, Andrea Capelli. Al consigliere Antonio Bellentani, esponente di una lista civica e che ha avuto comunque il merito di presentare la mozione per l’intitolazione di una strada a Rivi, non è rimasto altro da fare che ritirare quel passaggio ‘incriminato’, ma lo ha fatto solo  “per amore di Rolando”, come ha raccontato e ha riportato in una dettagliata ricostruzione di tutta la vicenda reggiana Andrea Zambrano, del quotidiano Prima Pagina Reggio e autore di una bellissima biografia su Rivi pubblicata da Imprimatur.
Alla fine, comunque, l’altra sera la mozione è stata approvata con 16 voti favorevoli (quelli di Forza Italia, Grande Reggio, Lista civica Magenta, M5S, Pd ma non tutto), 2 voti contrari (Campioli del Pd e il consigliere vendoliano di Sel) e 3 astenuti (Morelli, Scarpino, Vergalli, tutti del del Pd). Ma, come detto, nella giornata di lunedì scorso attorno a questa mozione s’era scatenato un mezzo pandemonio, con il Pd che aveva respinto l’appoggio proprio perché – orrore! - nel testo presentato da Bellentani si faceva riferimento al povero  Rolando Rivi, poi beatificato da papa Francesco ,  come vittima dei “partigiani comunisti nel Triangolo della morte”. Espressione che il capogruppo Dem Andrea Capelli non aveva digerito, arrivando addirittura ad  accusare Bellentani di “rovescismo”.
Come se quel ragazzino di 14 ani non fosse stato effettivamente ucciso dai partigiani comunisti solo perché ‘osava’ ancora indossare la talare da seminarista e, una volta catturato nei boschi attorno al paese di San Valentino e torturato in maniera indicibile, non smise mai neppure per un attimo di riconoscersi nella fede cristiana. Come se tutti i vari gradi del processo non avessero poi riconosciuto la responsabilità, in ordine a quell’omicidio, di due partigiani dichiaratamente comunisti, “un’appartenenza al Pci – scrive ancora Zambrano -  che aveva permesso loro di trovare rifugio in un caso in Cecoslovacchia e lavoro in un altro, proprio grazie al partitone rosso”.
Come se la maglietta che Rolando indossava proprio sotto la talare il giorno in cui venne torturato e poi ucciso, esposta l’altra sera per la prima volta in pubblico (a Reggio Emilia, durante la funzione per il secondo anniversario della beatificazione di Rivi), ancora  lordata di quel sangue assassino, non fosse mai esistita. (nella foto, per gentile concessione di Prima Pagina Reggio)

Igor Traboni.




 

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